Bandecchi chiude tv Unicusano: «250 lavoratori vanno a fare gli agricoltori» perché «l’inchiesta della magistratura fa schifo»

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di
Natalia Distefano

Il sindaco di Terni e patron dell’università telematica «Nicolo Cusano» si sfoga in un video: «L’indagine non risponde alla realtà: lo  hanno sostenuto gli stessi consulenti del magistrato. Comunque, per 4 mesi Unicusano pagherà lo stipendio a chi ha perso il lavoro»

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Natale amaro per i 250 professionisti dipendenti di Cusano Italia Tv e Cusano News 7, emittenti televisive che fanno capo a Stefano Bandecchi: ex paracadutista della Folgore oggi sindaco di Terni, dirigente sportivo con il pallino del calcio, fondatore e amministratore delegato dell’Università telematica «Niccolò Cusano» con sede a Roma. I due canali – legati all’attività di Unicusano – hanno infatti chiuso i battenti lo scorso 6 dicembre, quando alle 14 in punto il palinsesto è stato bruscamente interrotto dopo 5 anni dalla prima messa in onda. «Ora questi 250 lavoratori vanno a fare gli agricoltori», è stato il primo commento al vetriolo di Bandecchi.

Lo sfogo sui social

E ieri, in un video pubblicato sul suo profilo Instagram, Bandecchi ci è andato giù pesante: «Il mio lavoro lo faccio bene e, da bravissima persona quale sono, le persone che hanno perso il lavoro per quattro mesi saranno ancora pagati dall’università Nicolo Cusano. Io sono il responsabile di questa cosa e quindi so bene cosa vuol dire essere senza un lavoro. Credo che magistratura e guarda di finanza hanno portato avanti un’indagine che per me, secondo me, fa totalmente schifo, è fatta male, e non risponde alla realtà al punto che gli stessi consulenti del magistrato hanno sostenuto che l’indagine fa schifo. Comunque, per quattro mesi noi pagheremo lo stipendio, quindi non piangete tutti. Nessun altro fa quello che faccio io, proprio per questo mi chiamo Stefano Bandecchi: io il mio lo faccio, gli altri no».




















































Le ragioni della chiusura

La decisione di fermare la programmazione, si legge in una nota diffusa dall’ateneo telematico, è arrivata a causa delle «vicende che hanno coinvolto l’Università Niccolò Cusano e che hanno fatto passare le emittenti televisive come attività commerciali non attinenti allo scopo istituzionale della terza missione universitaria». Si riferisce all’azione della magistratura, secondo cui Unicusano avrebbe progressivamente dismesso le finalità formative e sociali in favore delle esigenze di profitto. Contestata la regolarità dei conti della Unicusano (beneficiaria del regime fiscale agevolato destinato alle università), a gennaio 2023 i magistrati hanno infatti disposto un sequestro preventivo di 20 milioni di euro e, con l’accusa di evasione fiscale, indagato Bandecchi insieme a Fabio Stefanelli, Giovanni Puoti e il presidente del Cda Stefano Ranucci. Infine lo scorso novembre la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per Bandecchi: secondo i pm, tra il 2018 e il 2022 avrebbe sottratto al fisco quasi 14 milioni di euro (13 milioni 884 mila per esattezza) come amministratore «di fatto» della Unicusano.

Bandecchi attacca la magistratura

Così Bandecchi decide di chiudere Cusano Italia Tv e Cusano News 7 e cogliere l’occasione per dire la sua: «Avremmo dovuto per forza portare le televisioni dell’Università Niccolò Cusano al di fuori delle attività universitarie e, per questo, abbiamo iniziato a fare ciò che va fatto: intanto 250 persone vanno a fare gli agricoltori. Evidentemente la magistratura è convinta delle sue carte e lo vedremo. Questi sono i primi 250 e quando l’operazione sarà finita, spariranno parecchie professionalità. Giusto giovedì Unicusano ha risolto un problema giudiziario analogo emerso nel 2009, e sono passati quindici anni. Se questo è il modo in cui vanno le cose in questo Paese… siamo messi bene».

Accordo saltato con Agenzie delle Entrate

Ma c’è di più dietro la rabbia di Bandecchi, che punta ancora una volta il dito contro la magistratura e guardia di finanza, senza troppi giri di parole e svela di un accordo saltato: «Dopo otto mesi avevamo trovato una accordo, per un ammontare di 12,5 milioni di euro, con l’Agenzia delle Entrate del Lazio. Accordo definitivo che avrebbe risolto i problemi e riportato le cose in un alveo di normalità. Ma la magistratura e la guardia di finanza hanno maturato, evidentemente, un’idea diversa e l’Agenzia delle Entrate non se l’è sentita di dare seguito a quell’intesa che, secondo la magistratura, non andava bene».

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8 dicembre 2024 ( modifica il 8 dicembre 2024 | 13:36)

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