BRESCIA. Il tratto di ciclovia compreso tra Gardone Riviera e Limone, il terzo lotto del mega–progetto che riguarda anche le sponde veneta e trentina del Benaco, non verrà realizzato e per gli spostamenti dei cicloturisti nella zona interessata si utilizzeranno dei battelli. A confermalo sono le autorità regionali lombarde, che hanno messo sul tavolo una soluzione intermodale che prevede l’arrivo di due nuovi battelli veloci sui quali caricare le bici. Si garantirà così, da una parte, una spesa inferiore rispetto a quella prevista per la realizzazione della pista (si parla in tutto di fondi per 10 milioni di euro per l’acquisto di due battelli ibridi) e dall’altra, soprattutto, rischi molto più bassi sul fronte idrogeologico, di fatto interrompendo però il percorso ad anello inizialmente previsto intorno al maggiore lago italiano.
L’opzione intermodale, più volte proposta in passato dalle associazioni ambientaliste e condivisa dalle amministrazioni lungo la sponda bresciana e ora anche dalla Regione, piace anche alla Comunità del Garda, come spiega a il Dolomiti il vice-presidente Filippo Gavazzoni: “Già nel 2022, senza alcuna polemica – racconta – mi ero permesso di sostenere la necessità di trovare una soluzione diversa per i ciclisti, sottolineando come la navigazione al di sotto delle falesie sarebbe stata un’ipotesi contestualizzata a livello storico e in grado di garantire maggiore sicurezza. Personalmente sono molto favorevole rispetto a quanto deciso, trovo la scelta corretta”.
A livello pratico verranno quindi organizzate delle corse speciali, che permetteranno tra l’altro ai cicloturisti, dice Gavazzoni, di vedere le bellezze del lago da una prospettiva diversa: “La ciclovia, ricordiamolo, è pensata per il cicloturismo, non per i ciclisti sportivi. Dalle vie d’acqua si può godere di un panorama mozzafiato sulle pareti di roccia, una visuale completamente differente da quella che si ha dalla strada. Il tutto senza contare che i battelli aggiuntivi potranno risultare molto utili anche in caso di interruzione della viabilità per eventi franosi, eventualità che in particolare nell’ultimo anno si è verificata più volte”.
Nessuna variazione invece è stata comunicata dalle autorità trentine per le progettualità che riguardano il territorio della Provincia autonoma, dove il Coordinamento interregionale tutela Garda chiede nuovamente di ripensare il percorso: “Nell’apprezzare la scelta lungimirante della Regione Lombardia – dicono le associazioni ambientaliste – il Coordinamento chiede che Regione Veneto e Provincia autonoma di Trento la condividano, sospendendo i lavori e raccordandosi già per la stagione 2025 con Regione Lombardia per la prosecuzione della navigazione dedicata ai ciclisti in tutto l’Alto Garda”.
A livello politico, intervenendo sul tema il Consigliere provinciale di Onda Filippo Degasperi ha dichiarato: “Come da noi sempre sostenuto fin dal 2017, il tratto della cosiddetta ciclovia tra Riva del Garda e Limone, considerati i costi faraonici e i rischi doveva essere realizzato tramite l’intermodalità assicurata dai battelli. Questa proposta ha sempre ricevuto bocciature, sia dalle allora amministrazioni di centrosinistra che dalle attuali di centrodestra. Fortunatamente in Lombardia, forse più attenti al denaro pubblico e disponibili al confronto, la scelta sarà quella di utilizzare proprio i battelli per collegare Limone con Gardone e chiudere l’anello. La prova evidente che la nostra proposta era ed è valida anche per il Trentino ma che purtroppo per il presidente Fugatti, la sua sindaca Santi e il commissario buttare 80 milioni di euro per cinque chilometri di passerella non è un problema“.
Critico poi il Pd in Veneto, con la consigliera regionale Anna Maria Bigon che sottolinea: “Mentre la Lombardia mette lo stop alla ciclovia del Garda nel proprio territorio, il Veneto prosegue a testa bassa e, malgrado le parole possibiliste dell’assessore, esclude ogni alternativa o revisione del progetto a tutela della sicurezza delle persone. A conferma di questo atteggiamento è arrivata la bocciatura al mio emendamento alla Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, con il quale chiedevo, a proposito della ciclovia, di inserire nero su bianco l’impegno a garantire la preservazione dei territori e di porre la massima attenzione alle situazioni di fragilità geomorfologica, promuovendo una revisione del progetto al fine di abbattere l’impatto ambientale e paesaggistico e assicurare la massima sicurezza per gli utenti. Ma anche nella risposta ad una mia recente interrogazione – conclude Bigon – la linea della Regione si è limitata ad un vago impegno a valutare possibili alternative qualora dovesse emergere l’impossibilità di eseguire opere in sicurezza. Il punto cruciale dell’incolumità pubblica non sembra insomma preoccupare il governo regionale, a differenza della vicina Lombardia. Continuerò a tenere alta l’attenzione e a proporre revisioni progettuali“.
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