Contributi federali per la ricerca di opere trafugate durante nazismo e colonialismo

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Una sala della controversa Collezione Bührle al Kunstmuseun di Zurigo.


Keystone / Walter Bieri

Per i prossimi due anni l’Ufficio federale della cultura ha destinato 1,1 milioni di franchi a 14 musei per sostenere la ricerca sui beni culturali di origine coloniale e sulla possibile depredazione di beni durante il regime nazista.

Il nuovo concetto di opere d’arte frutto di spoliazioni comprende, oltre ai beni culturali confiscati in Germania tra il 1933 e il 1945 dal regime nazista, anche beni culturali etnologici ed etnografici di origine coloniale e beni culturali archeologici saccheggiati.

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Sia durante il periodo nazista che durante quello coloniale, diverse opere d’arte frutto di spoliazioni sono giunte anche in Svizzera. Si tratta di scovarli e di restituirli ai legittimi proprietari. Un’operazione che i musei elvetici stanno svolgendo da tempo.

In verità, le prime misure di risarcimento e restituzione delle opere saccheggiate o trafugate durante il periodo del nazionalsocialismo tedesco sono state intraprese in Svizzera già subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale.

Dagli anni Novanta del secolo scorso in poi, l’interesse pubblico per le opere trafugate durante il nazionalsocialismo non ha fatto che aumentare in Svizzera come all’estero.

Negli ultimi anni è pure cresciuto l’interesse per i beni culturali etnologici ed etnografici di origine coloniale a loro volta saccheggiati nel tempo.

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L’Italia, dal ragguardevole patrimonio culturale, cerca da decenni di arginare il fenomeno del traffico illecito di beni culturali.



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Successo per il bando di concorso

Il bando di concorso dell’Ufficio federale della cultura (UFC) relativo ai contributi per il periodo 2025–2026 per finanziare le ricerche sull’origine dubbia di diverse opere d’arte, ha riscosso un notevole interesse, registrando la partecipazione di 34 musei e istituzioni.

Per la prima volta, fa notare l’UFC, la maggioranza delle richieste riguardava beni archeologici o provenienti da un contesto coloniale, un’evoluzione che Berna accoglie con favore e che riflette le priorità del messaggio sulla cultura 2025–2028Collegamento esterno.

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Sono infatti otto i musei a ottenere un contributo per ricerche in questo campo. I sostegni maggiori, che ammontano a 100’000 franchi ciascuno, vanno all’Antikenmuseum Basel e Sammlung Ludwig, al Museum der Kulturen, sempre a Basilea, e al Musée Bible+Orient di Friburgo.

Fra i sei musei con progetti di ricerca sulla provenienza di beni culturali che potrebbero essere stati trafugati durante il nazismo, contributi di 100’000 franchi vanno al Kunstmuseum di Berna e al Musée historique di Losanna.

Dei 14 musei sostenuti, 8 ricevono un contributo per progetti di ricerca su beni culturali archeologici o di origine coloniale:
– Antikenmuseum Basel und Sammlung Ludwig, Basilea, 100’000 franchi;
– Museum der Kulturen di Basilea, 100’000 franchi;
– Musée Bibel+Orient di Friburgo, 100’000 franchi;
– Völkerkundemuseum dell’Università di Zurigo, 99’725 franchi;
– Musée d’art et d’histoire di Ginevra, 99’400 franchi;
– Kulturmuseum di San Gallo, 81’000 franchi;
– Archäologische Sammlung dell’Università di Zurigo, 55’000 franchi;
– Naturmuseum Winterthur, 40’624 franchi.

Sei musei ricevono un sostegno per progetti di ricerca sulla provenienza di beni culturali che potrebbero essere stati trafugati durante il nazionalsocialismo:
– Kunstmuseum di Berna, 100’000 franchi;
– Musée historique de Lausanne, 100’000 franchi;
– Kunstmuseum di Basilea, 86’500 franchi;
– Kunstmuseum di San Gallo, 85’000 franchi;
– Kunstmuseum di Lucerna, 40’000 franchi;
– Zürcher Kunstgesellschaft, 20’000 franchi.

Nella lista dei 14 musei che ricevono un contributo non è presente nessuna istituzione della Svizzera italiana.

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Sforzi elvetici

Nel biennio precedente 2023 e 2024, l’Ufficio federale della cultura ha sostenuto 28 musei con un importo pari a circa 2 milioni di franchi.

È dal 2016 che l’Ufficio federale della cultura sostiene musei di terzi, pubblici e privati, con aiuti finanziari volti ad accertare e pubblicare la provenienza di opere d’arte. I musei beneficiari devono però applicare i principi di Washington e rendere pubblici i risultati delle loro ricerche sulla provenienza.

«Lost ArtCollegamento esterno» è la banca dati ufficiale tedesca per la raccolta di documentazione riguardante opere d’arte saccheggiate o trafugate in epoca nazista. La banca dati si occupa dei beni culturali che sono stati trafugati o confiscati in particolare a proprietari ebrei a seguito delle persecuzioni durante il regime nazionalsocialista e di quelli, per i quali non è possibile escludere un simile trascorso a causa della mancanza di informazioni sulla loro provenienza.

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La banca dati è gestita dalla fondazione «Deutsches Zentrum KulturgutverlusteCollegamento esterno» a Magdeburgo.

A seguito proprio della Conferenza di WashingtonCollegamento esterno, il 26 gennaio 1999 il Consiglio federale svizzero ha istituito l’Ente opere d’arte frutto di spoliazioni presso l’Ufficio federale della cultura. L’Ente raccomanda un approccio trasparente, legale e adeguato al fine di raggiungere soluzioni giuste ed eque nelle questioni legate alle opere d’arte frutto di spoliazioni.

Il 22 novembre 2023, il Consiglio federale ha inoltre deciso di creare una commissione indipendente di esperti per il patrimonio culturale storicamente problematico e ha adottato la pertinente ordinanza Collegamento esterno(entrata in vigore il primo gennaio 2024) seguendo la richiesta formulata dalla mozioneCollegamento esterno del consigliere nazionale Jon Pult e approvata dal Parlamento.

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Dal 1. gennaio i treni delle FFS circoleranno con corrente ferroviaria proveniente al 100% da fonti rinnovabili. La maggior parte della corrente continua ad essere prodotta con l’idroelettrico, mentre il resto dell’energia rinnovabile viene acquistato sul mercato.

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polizia e ragazzi

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È una ragazza quindicenne l’autrice della sparatoria avvenuta lunedì in una scuola del Wisconsin, negli Stati Uniti. Tre persone (uno studente, un’insegnante e l’autrice della sparatoria, che si è tolta la vita) sono morte e altre sei sono rimaste ferite.



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Il Consiglio nazionale ha formalmente riconosciuto oggi come “genocidio” – con 105 voti contro 61 e 27 astenuti – l’attacco da parte dello Stato islamico contro la comunità degli yazidi in Iraq perpetrato un decennio fa.



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