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L’attuale vivacità nelle aggregazioni bancarie ha sempre la finalità di rispondere meglio alla ragion d’essere di una banca, esercitare meglio il credito e tutelare più efficacemente il risparmio? Nata sostanzialmente come non consensuale, l’operazione Unicredit versus Banco Bpm continua a presentare i classici svolgimenti oggettivamente connessi a un’offerta ostile, al di là della stessa volontà di chi la lancia. Non consensuale è anche l’opas improvvisamente lanciata, a un livello inferiore, da Banca Ifis su Illimity con un esborso di 300 milioni circa.

Il nodo della gestione del risparmio

Intanto, non appena ripreso il lavoro dopo il periodo natalizio, si registrano novità nella vicenda dell’ops Unicredit: il sostegno del patto tra fondazioni e casse previdenziali alla linea del vertice di Piazza Meda, di cui ieri è stato scritto su queste colonne, e un nuovo esposto da parte del Banco all’autorità Antitrust, dopo quello alla Consob, per segnalare la drastica riduzione della concorrenza in alcune specifiche aree che con il successo dell’ops si verificherebbe a danno appunto di Bpm, terza nella graduatoria nazionale dopo Intesa Sanpaolo e la stessa Unicredit. Con queste iniziative legali si adombrerebbe proprio la finalità di eliminare un concorrente (killer acquisition), con particolare riferimento al campo in cui si prospettano, a livello nazionale e internazionale, notevoli progressi, ossia quello della gestione del risparmio, che è l’aspetto nodale di questo caso.

L’ Unicredit sarebbe poi costretto a vendere filiali per adempiere alla normativa sulla tutela della concorrenza. Intanto non viene smentito finora che il governo sta approfondendo l’esame dell’operazione in questione alla luce della disciplina del golden power. Insomma, pendono azioni di cui è difficile prevedere il risultato, ma senz’altro si può stimare l’accentuazione di una confrontation sul piano legale che non si concluderà di certo a breve.

La situazione in Spagna

Intanto in Spagna il governo Sanchez, come reazione all’oseggiata ipotesi di aggregazione Bbva-Banco Sabadell, ha aumentato la tassazione relativa alle fusioni che si concretino nell’eliminazione della banca aggregata. Come si vede, decisioni sono assunte da un governo dell’Unione, quello spagnolo, nel corso di un’operazione di concentrazione, per non parlare dell’azione che sta svolgendo il governo tedesco nei confronti dell’operazione del medesimo Unicredit versus Commerzbank, senza che ciò susciti scandalo o reazioni da parte di Bruxelles. Essenziale è che sia erga omnes la configurazione delle misure che si adottano sul piano legislativo e su quello amministrativo e che non si ledano i principi della normativa europea e, più in particolare, di quella antitrust.

In ogni caso ancora una volta si ripropone l’esigenza di una revisione della disciplina bancaria europea in modo da conseguire una vera par condicio in termini di regole e di controlli, superando le pur esistenti difformità per giurisdizioni, e le sovrapposizioni nonché la pletoricità delle disposizioni.
Intanto non è immaginabile, visti gli esempi citati, che in Italia in una vicenda come quella commentata ci si debba limitare in nome di non si sa bene quale interesse superiore o nel rispetto di quale fonte normativa primaria europea. Anche perché sarebbe del tutto improprio parlare di dirigismo e di non rispetto del mercato, dal momento che quest’ultimo non può esistere senza regole e che l’osservanza delle stesse mette l’intervento pubblico al riparo da qualsiasi accusa di supergestione.

Dagli Usa alla Vigilanza bancaria

Detto ciò, naturalmente non ci si può attendere che la Bpm si difenda solo con le richiamate iniziative. È in ballo il rispetto del pluralismo nel sistema. Se negli Usa l’Antitrust è arrivato a sostenere che la violazione della concorrenza realizzando determinate dimensioni è opponibile anche se la nuova realtà fosse favorevole ai consumatori, ciò vorrà pur dire qualcosa, a fortiori se questo favore non si può neppure antivedere. Ciò nulla toglie al ruolo dell’ Unicredit e alle indubbie capacità del suo amministratore delegato Andrea Orcel, diffusamente riconosciute. È presumibile, come accennato, che, al di là delle azioni sul piano istituzionale, Bpm agirà sul campo con risposte all’ops facendo tutto ciò che non contrasti con la passivity rule.

Si vedranno poi i passi che compirà il Crédit Agricole, che in questa vicenda ha una posizione strategica centrale. Quanto a Ifis, la banca intenderebbe sviluppare la speciality finance, il credito alle pmi e ai privati, continuando nell’operatività sugli npl. Siamo tra aggreganti minori, ma importanti, che attestano l’importanza dell’accennato pluralismo nel settore. Anzi, è la sottovalutazione che sembra emergere dalla vicenda Unicredit proprio del pluralismo che può aver concorso a stimolare dell’iniziativa di Ifis. Bisogna verificare però come si ritiene che operino le nuove dimensioni, le sinergie e i costi e se l’aggregazione è coerente con le specializzazioni funzionali scelte dai due istituti. Soprattutto va considerata l’importanza dell’impronta impressa in Illimity dal suo fondatore, e molto stimato banchiere, Corrado Passera. Non sarà facile decidere ai diversi livelli, ma a chi osserva non può sfuggire la persistenza di un «convitato di pietra»: la Vigilanza bancaria. (riproduzione riservata)

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