Tra 25 anni gli over 80 saranno il doppio: «E l’emergenza Case di riposo scoppierà»

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La crisi dei servizi d’assistenza agli anziani

Volpe, presidente di Uripa, lancia l’allarme: «La politica non investe sulla vecchiaia con grave impatto socio-economico»

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«Se la politica non comincia subito ad occuparsi degli anziani investendo su servizi e strutture per la loro assistenza, tra 25 anni la situazione sarà drammatica». Perché tra 25 anni, cioè nel 2050, gli attuali 67.945 veronesi over 80, molti dei quali non autosufficienti e soli (39.469 sono vedovi, divorziati o mai coniugati) diventeranno 117.545.

Quasi il doppio. Senza possibilità di essere accuditi a domicilio per i costi insostenibili e senza strutture sufficienti per accoglierli tutti. Si investisse anche in nuove Rsa, non ci sarebbe comunque la possibilità, già oggi difficilissima, di garantirne il funzionamento vista la carenza di personale.

I numeri

«Attualmente in Veneto mancano tremila Oss e non meno di millecinquecento infermieri», lancia l’allarme Roberto Volpe, presidente di Uripa, l’Unione Regionale degli Istituti per Anziani del Veneto, che raccoglie 347 strutture pubbliche e private per un totale di 32.983 posti letto accreditati per non autosufficienti.

«Che si aspetta ad occuparsi di questa emergenza sociale che sta mettendo in ginocchio il Paese? La politica deve affrontare concretamente, con lungimiranza, il problema, cosa che invece non fa perchè la “vecchiaia“ non produce consensi. Non è popolare».

E attacca: «Perchè il nostro presidente Zaia da ultimo si è occupato tanto di Pedemontana e non delle Rsa, ad esempio? O, quanto meno, perchè non ha fatto entrambe le cose destinando parte degli introiti dei pedaggi in servizi per i vecchi? Perchè nel dibattito sulla finanziaria dello Stato si è parlato di tutto tranne che di non autosufficienti? Da qualche parte bisogna pur cominciare: se non si fa in fretta, e sarebbe forse già tardi, la prospettiva nel giro di qualche decennio è di avere città abitate dal doppio degli ultraottantenni di oggi. Con un impatto demografico disastroso. La situazione è drammatica, esplosiva».

L’appello

«L’età media di un ospite nei nostri istituti», ripete, «è di 85 anni, con pluripatologie. Nel 2050, con numeri doppi degli attuali, le ricadute saranno devastanti dal punto di vista sociale, sanitario ed economico: siamo in ritardo di 30 anni sulla programmazione», prosegue Volpe, «e nonostante l’Italia sia il secondo paese più anziano al mondo dopo il Giappone, ricordo che nel Pnrr non è stato riservato neanche un centesimo in strutture residenziali. Gli anziani sono completamente dimenticati».

I costi

Uripa gestisce 347 case di riposo per non autosufficienti in tutto il Veneto per un totale di circa 33mila posti letto accreditati. L’Ulss 9 Scaligera è quella che ne ha più delle altre province: 5.577 distribuiti su 73 rsa. È anche quella che per il 2024 ha ricevuto il fondo più alto della Regione per la residenzialità dei non autosufficienti: 95milioni di euro su un totale di 600 per tutto il Veneto.

«Ma non basta già oggi», ribadisce il presidente, «tanto che il rincaro delle rette giornaliere fino a 3 euro, visto come una vergogna, in realtà altro non è che un adeguamento necessario per far fronte al rinnovo dei contratti dei lavoratori oltre che l’effetto dell’impennata del costo della vita, a cominciare dall’energia: noi siamo grandi consumatori di acqua calda e di condizionamento. Gli industriali», si inalbera Volpe, «chiedono interventi dello Stato per pagare le bollette della corrente e noi invece che garantiamo un servizio assistenziale h24 così indispensabile siamo dimenticati proprio da chi ci governa, che non mette 1 euro sulle rette. È miopia istituzionale non investire sulla vecchiaia, ci costerà molto caro scegliere di farlo solo sui campi da Padel o sulle nuove superstrade venete».

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Liste d’attesa

Il presidente di Uripa termina con altri numeri drammatici. «Ci sono 10mila non autosufficienti veneti in attesa di un posto nelle Rsa», dice, «di cui 1.800 solo nel Veronese. Anche si trovassero questi letti, rimane il grande problema dell’organico di funzionamento: per assistere i 10mila in lista servirebbero 8 mila oepratori, è già oggi siamo sotto di 3mila. I conti non tornano. E i conti sono figli di 20-30 anni di non politica per gl ianziani».





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