Attiviste fatte spogliare in Questura a Brescia, l’avvocato attacca: «Perquisizioni simili solo al G8 a Genova»

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di
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Richieste di chiarezza, al ministro Piantedosi, anche da parte della sindaca Castelletti, su quanto denunciato dall’attivista Val dopo i fatti di lunedì. L’avvocato Pagani: «Erano inoffensive, stiamo pensando di denunciare».

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Interrogazioni parlamentari, richieste di chiarimenti, comunicati ed anche una nuova iniziativa di protesta sabato davanti alla Questura di Brescia. E le parole del legale delle attiviste, Gilberto Pagani, faranno discutere: «L’unica volta in cui ho sentito di perquisizioni del genere, facendo spogliare le ragazze che hanno poi dovuto eseguire degli squat, era stata a Genova durante il G8 – ha detto a Il Giorno – ma la cosa che più ci turba è che le persone non erano in stato di arresto, erano accusate di fatti lievi. Non si capisce perché siano state trattate come pericolose criminali, erano inoffensive. Stiamo pensando di denunciare, ancora non è stata presa una decisione».
  
Monta sempre di più il caso delle attiviste costrette a spogliarsi dopo il fermo di polizia avvenuto lunedì a seguito dell’azione non violenta agli ingressi della fabbrica d’ami Leonardo in città, in via Lunga. Un trattamento definito un «abuso» dalle attiviste che avevano partecipato all’azione pacifista davanti alla azienda giudicata «complice di vendere armi che contribuiscono al genocidio del popolo palestinese» ed anche discriminatorio perché «la richiesta di spogliarsi è giunta solo alle persone identificate come donne, mentre ai maschi non è stato chiesto» come ha dichiarato non appena uscita dalla Questura Val, attivista 25enne, milanese, in un video diventato subito virale. 

La notizia ha avuto una eco di carattere nazionale che ha indotto anche la stessa Questura ad ammettere le perquisizioni, precisando che «è sempre stata tutelata la dignità delle persone e le procedure sono state rispettate» e che queste «sono state svolte da personale femminile per le donne ed è stato chiesto di effettuare piegamenti sulle gambe al fine di rinvenire eventuali oggetti pericolosi». Non è stato specificato se lo stesso trattamento sia stato o meno riservato agli uomini fermati, ma nel comunicato si aggiunge che le operazioni «hanno tenuto conto delle azioni poste in essere dai manifestanti e per salvaguardare l’incolumità degli operatori di Polizia».
La nota diffusa da via Botticelli non è bastata a sedare le polemiche, anche perché i reati contestati agli attivisti (manifestazione non autorizzata, adunata sediziosa e accensioni pericolose) non erano particolarmente gravi, e così le reazioni sono proseguite anche nella giornata di ieri dopo che martedì erano state già annunciate interrogazioni parlamentari al Ministro dell’Interno da parte di Avs, M5s e Pd, che chiedono a Matteo Piantedosi di riferire in aula su quanto accaduto. Si unisce all’attesa di una risposta dal Viminale anche la Sindaca di Brescia Laura Castelletti che definisce «fondamentali» le interrogazioni presentate dai parlamentari e attende di «sentire le risposte che giungeranno dal Ministro». 




















































A prendere posizione ieri sono state anche la Cgil, il Pd e l’Anpi bresciana: la Camera del Lavoro chiede che si chiariscano «i fatti e le procedure» adottati durante i fermi, mentre l’Anpi che parla di «racconti degli attivisti che destano sconcerto» e che necessitato «di approfondimenti e chiarimenti da condurre nelle sedi competenti» e il Pd «vuole sicurezza non repressione del dissenso». Rilanciano invece per un appuntamento di protesta il CSA Magazzino 47, il collettivo Onda studentesca, l’associazione «Diritti per tutti» che promuovono sabato prossimo una manifestazione davanti alla Questura di Brescia alle 15.30. Un presidio «di denuncia contro gli abusi della polizia e insolidarietà a tutti gli attivisti di XR che hanno subito un trattamento intollerabile per aver manifestato in maniera pacifica in solidarietà con la Palestina e contro i crimini di Israele», spiegano in una nota, nella quale parlano di «clima securitario e repressivo alimentato dal governo Meloni che minaccia il diritto di manifestare soffocando ogni forma di dissenso e di lotta solidale e collettiva contro le ingiustizie sociali e che vediamo proposto sempre più anche nella nostra città» aggiungendo infine di non poter «tollerare che queste politiche securitarie passino sotto silenzio».

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16 gennaio 2025 ( modifica il 16 gennaio 2025 | 09:58)

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