Sir Richard Dearlove torna a parlare, e lo fa per mettere in guardia il Regno Unito dall’ingresso cinese nelle energie rinnovabili, principalmente nell’eolico. Lo storico direttore dell’MI6, il servizio segreto esterno di Sua Maestà, in un’intervista al The Times ha espresso preoccupazione sul fatto che la politica per lo zero netto di emissioni e la decarbonizzazione promossa dal Governo laburista di Keir Starmer, oltre che la sua distensione con la Cina, possano avere impatti chiari sulla sicurezza nazionale.
In che modo? Tramite un processo di crescente dipendenza tecnologica che si unisce a una possibile cessione del controllo sull’hardware e la gestione delle reti, potenzialmente in grado di dare alle aziende della Repubblica Popolare il controllo sull’accensione o lo spegnimento di sistemi sempre più connessi.
Dearlove pensa in particolar modo ai parchi eolici offshore in via di costruzione nei mari attorno la Gran Bretagna: in 14 su 50 la Cina è presente con consistenti investimenti, in tre casi addirittura con aziende di Stato. Con l’energia eolica il Regno Unito ha prodotto nel 2024 il 29% della sua elettricità, una quota appena inferiore a quella del gas naturale (30%) fondamentale nella corsa a un’economia decarbonizzata.
Perché l’ex capo del MI6 tuona contro eolico e solare cinesi
Dearlove ha contestato la presenza cinese nei giorni in cui la Cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves si recava nella Repubblica Popolare, dichiarandosi “certo che i cinesi siano assolutamente lieti di contribuire all’indebolimento della nostra base industriale”, facendo riferimento al fatto della presenza cinese nelle rinnovabili, con in mente l’eolico e la dipendenza del Regno Unito dal fotovoltaico di Pechino, che fornisce il 40% dei pannelli usati nel Paese.
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Per Dearlove “ci stiamo affrettando a creare un’economia a zero emissioni di carbonio dipendente dalle energie rinnovabili, il che alla fine indebolirà la nostra posizione economica”. L’ex direttore di Vauxhall Cross ritiene che le aziende cinesi possano “riprogrammare” la componentistica delle infrastrutture energetiche che si trova connessa alla rete tramite sensori che sfruttano la tecnologia dell’Internet of Things, potendo dunque controllare i flussi di produzione e, potenzialmente, minare la sicurezza energetica nazionale.
Le minacce paventate da Dearlove sono assonanti col contenuto di un importante rapporto pubblicato nel 2024 dal governo olandese sulle wind farm cinesi e la loro problematicità per la sicurezza nazionale. In quest’ultimo dominio, tutto ciò che è racchiuso nel campo delle tecnologie e del loro impatto sulle moderne società in cui viviamo appare ampiamente incluso e, in quest’ottica, le agenzie di intelligence sono chiamate a uno sforzo cognitivo maggiore per capire l’effettività di ulteriori rischi in precisi rapporti economici.
Sicurezza nazionale batte economia
Le parole di Dearlove mostrano che c’è sicuramente una componente dell’intelligence di Sua Maestà, a cui il suo ex capo con le sue parole si rivolge, che è pronta al confronto muscolare con la Cina su questi settori critici. Anche secondo Eu Today, “il dibattito sul coinvolgimento cinese nel settore energetico britannico ha messo in luce una divisione all’interno dell’establishment politico”, e si sottolinea “l’approccio di Ed Miliband”, segretario all’Energia del governo laburista, che “è stato caratterizzato da una forte attenzione al raggiungimento di emissioni nette pari a zero. Tuttavia, Dearlove e altri sostengono che questo approccio dà priorità agli obiettivi ambientali rispetto alle considerazioni sulla sicurezza nazionale”.
L’ansia da sicurezza nazionale porta a guardare come minaccioso ogni settore e ogni sfera critica dell’economia, della politica, delle connessioni che rendono possibile la vita di tutti i giorni. Dearlove segnala che negli apparati britannici c’è una componente critica di ogni appeasement con la Repubblica Popolare. E chi pensava che la distensione possa correre sulle ali del vento potrebbe esser costretto a ricredersi….
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