Una lettera firmata da 19 assessori di 10 comuni italiani – Bergamo, Roma, Milano, Bologna, Napoli, Torino, Firenze, Bari, Perugia e Vicenza – inviata al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, per manifestare preoccupazione per la decisione del Governo di non proseguire nel finanziamento al Fondo per il contrasto della povertà educativa. Tra i firmatari Marcella Messina, assessora alle politiche sociali, e Marzia Marchesi, assessora ai servizi per l’infanzia, educativi e scolastici.
Il testo della lettera
«Al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara
Egregio signor Ministro,
con la presente intendiamo rappresentare una forte preoccupazione per la decisione del Governo di non rifinanziare il Fondo per il contrasto alla povertà educativa. Il Fondo è stato, fin dalla sua creazione, uno strumento prezioso per il contrasto alle disuguaglianze e alla povertà educativa, una realtà allarmante e spesso sottovalutata, che segna destini di deprivazione e fragilità. Ad oggi migliaia di bambini e bambine, ragazzi e ragazze, da nord a sud, sono esclusi da opportunità fondamentali per la loro crescita e il loro apprendimento.
I dati Istat mostrano una situazione assai critica per la quale il 70% dei giovani tra i 3 e i 19 anni non ha mai visitato una biblioteca, quasi il 40% non pratica sport e molti non hanno mai avuto accesso a esperienze culturali come il teatro, il cinema o i musei. In questo quadro il Fondo per il contrasto alla povertà educativa ha consentito negli anni di realizzare centinaia di progetti, di raggiungere 500 mila persone e di permettere la creazione di percorsi di supporto e opportunità per i più vulnerabili. Interventi che hanno interessato tutta Italia, dal mezzogiorno al nord, consentendo un’attivazione delle migliori energie dei territori in connessione con gli enti locali e le scuole. Una sinergia che ha consentito di tessere reti solidali e sedimentare un apprendimento diffuso sul contrasto alla povertà educativa, un patrimonio prezioso per agire in profondità nella rigenerazione dei contesti territoriali. Non programmi calati dall’alto, ma un lavoro bottom up, che ha pazientemente accompagnato i territori nel cambiamento e dischiuso opportunità di emancipazione a bambini e ragazzi.
Chiediamo perciò con forza un ripensamento urgente e il ripristino del Fondo. Non è infatti sostenibile la cancellazione di una misura che ha dato un contributo imprescindibile nel delicato compito di tenuta sociale e di contrasto alle diseguaglianze. Al contrario, proprio l’esperienza maturata in questi anni grazie al Fondo dovrebbe suggerire di trasformare in senso strutturale azioni come quelle sperimentate. Non servono le cattedrali nel deserto, azioni sensazionalistiche o interventi episodici. Occorre al contrario generalizzare, rendere strutturali e coltivare metodo e strategie nate intorno al Fondo per il contrasto alla povertà educativa. E serve rispondere con determinazione e urgenza alle fratture che attraversano i nostri e le nostre giovani, risposte fatte di opportunità culturali ed educative, percorsi di crescita ed emancipazione sociale».
Messina: «Il Fondo grande opportunità»
Marcella Messina ne spiega le motivazioni: «Il Fondo è stato importante in questi anni su due fronti, quello operativo e quello metodologico. Ricordo, ad esempio, a realizzazione sul nostro territorio di progettualità molto concrete come TenerAmente, capofila Cesvi, rivolto sia al potenziamento dei servizi socio-educativi a sostegno di famiglie con bambini 0-6 anni in condizione di vulnerabilità, sia all’attivazione di percorsi di accompagnamento per la prevenzione dei fattori di rischio del maltrattamento. Oppure DigiEducati, promosso dalla Fondazione della Comunità Bergamasca, finalizzato all’alfabetizzazione digitale di bambini e ragazzi della fascia 6-13 anni».
«Per quanto riguarda il secondo aspetto – prosegue Messina – sottolineo come il Fondo sia stato un’opportunità importante a livello locale per tessere, consolidare, rendere quasi strutturale la capacità di realizzare partnership tra enti e soggetti del terzo settore impegnati a vario titolo in questi ambiti di intervento. Ma non solo: in questi anni abbiamo messo a frutto la nostra capacità di fare rete ponendola in dialogo con altri comuni italiani grazie proprio al fatto che spesso i progetti finanziati con il Fondo, come TenerAmente appena citato, hanno avuto una valenza nazionale. Un capitale di esperienze, attività e competenze che rischia di disperdersi con questa scelta a cui speriamo il Ministro possa porre rimedio».
Marchesi: «Scelta poco comprensibile»
«Se le famiglie, e quindi le giovani generazioni, sono una priorità, allora scelte come questa sono davvero poco comprensibili», dice Marzia Marchesi. «Come abbiamo sottolineato nella lettera, tutta l’Italia, da nord a sud, è attraversata da disuguaglianze sociali ed economiche che incidono profondamente sulla possibilità di bambini e ragazzi di vivere in un contesto familiare sereno, di accedere ai luoghi della cultura, dell’educazione o della pratica sportiva, di crescere e formarsi nel modo migliore. Se questi obiettivi sono condivisi, allora dobbiamo essere capaci di mettere in campo in tutti i contesti le risorse necessarie perché tutto questo si verifichi e, lì dove emergono criticità, realizzare progettualità ad hoc rivolte a colmare eventuali mancanze, prevenire possibili disagi, offrire percorsi di accompagnamento familiari e individuali».
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