Migliaia di laghi della Groenlandia occidentale sono oltre un punto di non ritorno

Nella Groenlandia occidentale ci sono decine di migliaia di laghi che forniscono acqua potabile alla popolazione – quella che Trump vorrebbe annettere e far diventare statunitense – e sequestrano carbonio dall’atmosfera, ma lo studio “Abrupt transformation of west Greenland lakes following compound climate extremes associated with atmospheric rivers”, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) da un team di ricercatori statunitensi, britannici, olandesi e cinesi, rivela che «Dopo due mesi di caldo record e precipitazioni nell’autunno del 2022, circa 7.500 laghi sono diventati marroni, hanno iniziato a emettere carbonio e la qualità dell’acqua è diminuita».

Il team di ricercatori guidato da Jasmine Saros del Climate Change Institute dell’università del Maine ha scoperto che «La combinazione di eventi climatici estremi nell’autunno del 2022 ha causato un cambiamento ecologico che ha spinto i laghi artici oltre un punto di non ritorno» e che entro il luglio 2023, meno di un anno dopo, le proprietà fisiche, chimiche e biologiche dei laghi della Groenlandia occidentale erano state alterate: «Una trasformazione diffusa che in genere si verifica nel corso di centinaia di anni» sottolinea la Saros. I risultati dello studio sono stati condivisi con le comunità che vivono vicino ai laghi.

In autunno in Groenlandia normalmente nevica, ma l’aumento delle temperature a trasformato quelle nevicate in pioggia e il caldo ha anche causato lo scongelamento del permafrost, il terreno ghiacciato che stocca una notevole quantità di carbonio organico, rilasciando così molto carbonio, ferro, magnesio e altri elementi. All’università del Maine spiegano che «Quando la pioggia è caduta in quantità record, ha dilavato questi metalli e carbonio appena esposti dal terreno nei laghi della regione occidentale della Groenlandia, rendendoli marroni».

Lo studio è stato possibile grazie a un’ampia raccolta di dati ottenuti grazie al campionamento annuale delle acque e tramite sensori nei laghi attivi tutto l’anno e la Soros fa notare che «Il nostro studio dimostra il potere dell’osservazione a lungo termine. Lavoro in questo settore dal 2013 e ho lavorato a molti progetti qui. Ma, come base, i miei colleghi e io abbiamo cercato di mantenere un dataset di osservazioni coerente. E’ così che siamo stati in grado di catturare e quantificare gli effetti di questo evento climatico estremo. Molti studenti di dottorato sono stati e hanno avuto un ruolo fondamentale in questo lavoro».

La Saros, una biologa che insegna paleolimnologia ed ecologia lacustre, sottolinea che «La rapida alterazione dei laghi della Groenlandia occidentale contrasta con il lento imbrunimento, durato decenni, riscontrato nei laghi dell’emisfero settentrionale, compresi quelli del Maine. L’entità di questo fenomeno e la velocità del cambiamento non hanno precedenti».

Il carbonio organico disciolto e i nutrienti liberati dal permafrost che si sciogli possono favorire la crescita dei batteri e produrre un sapore e un odore sgradevoli nell’acqua, oltre ad alterarne il colore e la Saros aggiunge che «Una maggiore esposizione ai metalli rilasciati dal permafrost può causare anche problemi di salute. Identificando il tipo e la quantità di materiali organici e inorganici che entrano nei laghi a seguito di eventi climatici estremi, i residenti nelle aree circostanti possono valutare meglio come trattare la propria acqua. L’aumento di materiale organico disciolto può interagire con i processi di trattamento dell’acqua potabile producendo sottoprodotti della clorazione chiamati trialometani, che possono essere cancerogeni».

L’alterazione delle proprietà fisiche e chimiche ha reso i laghi più opachi e meno luce riesce a penetrare sotto la loro superficie. La riduzione della luce ha ridotto la biodiversità del plancton, il che ha avuto effetti a cascata sul ciclo del carbonio della regione. I ricercatori dicono di aver scoperto «Una diminuzione del fitoplancton che assorbe l’anidride carbonica dall’atmosfera tramite la fotosintesi e un aumento del plancton che si scompone e rilascia carbonio. Invece di sequestrare l’anidride carbonica in estate, i laghi ne sono diventati una fonte, con un aumento del 350% del flusso di questo gas serra proveniente da loro».

Secondo la Saros, «La spiegazione più probabile è che così tanto carbonio organico si è mobilitato dal territorio nell’acqua in superficie, e il carbonio organico è stato disponibile per essere utilizzato dagli organismi acquatici. Poiché i laghi sono diventati così marroni, si è ridotta la luce che entrava nel sistema, il che tende a favorire gli organismi che utilizzano percorsi del carbonio organico invece della fotosintesi».

I ricercatori hanno concluso che «L’aumento del calore e delle precipitazioni è stato causato da diversi fiumi atmosferici». Secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) , un fiume atmosferico è una lunga e stretta colonna di vapore acqueo che produce pioggia intensa o neve quando tocca terra. Si tratta di un fenomeno presente in gran parte del mondo e i modelli climatici prevedono che entro la fine del secolo diventeranno più frequenti del 50 – 290% in Groenlandia, America settentrionale occidentale, Asia orientale, Europa occidentale e Antartide.

La Saros conclude: «Ulteriori ricerche e monitoraggi potrebbero aiutare a determinare come questi laghi potrebbero riprendersi, fornendo una visione più approfondita delle dinamiche lacustri nella regione. Ulteriori studi possono anche aiutare gli scienziati a esaminare i laghi imbruniti nell’emisfero settentrionale, come potrebbero riprendersi e potenziali trattamenti e interventi. E’ stata una forza climatica così travolgente che ha spinto tutti i laghi a rispondere allo stesso modo. Quando si tratterà di recupero, sarà lo stesso in tutti i laghi o diverso?»