nel 2040 più robot che esseri umani

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Nel 2040 ci saranno più robot che esseri umani. Non è una visione distopica ma una previsione: semplicemente non ne potremo fare a meno, e il loro numero crescerà fino a superarci. Lo sostiene Elon Musk, che oltre al suo ruolo politico, a quello di attivista a favore dell’estrema destra e a quello di super-consigliere di Trump, è anche un imprenditore in vari campi, tra cui quello dei robot umanoidi.

La sua dunque è una previsione un po’ di parte, ma proprio per questo non campata in aria: lo scorso ottobre durante l’evento We Robot il controverso patron di Tesla ha presentato il nuovissimo robot umanoide ‘Optimus’. “Può fare tutto quello che volete”, ha specificato il magnate: servire a tavola, pulire la cucina, tagliare l’erba, portare il cane a spasso, e anche “essere maestro o amico dei vostri figli“.

Di conseguenza, ha spiegato, lo vorremo tutti, forse anzi ce ne serviranno anche due, e alla fine sarà indispensabile come lo è lo smartphone oggi.

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‘Optimus’ ci piegherà i vestiti e ci servirà la cena

A vederlo, Optimus è abbastanza impressionante. Alto circa 1,77 m e pesante circa 57 kg, è in grado di svolgere compiti di precisione come infilare un filo in un ago, maneggiare un uovo senza romperlo, piegare i vestiti e così via, con un uso delle mani – una delle parti del nostro corpo più complesse da riprodurre – davvero notevole.

Il costo? Musk ha fatto sapere che sarà compreso tra i 20mila e i 30mila dollari, il che è sempre meglio dei 100mila e passa degli altri umanoidi attualmente esistenti, ma non è certamente per la massa. Tuttavia, nel tempo, sottolinea l’imprenditore, il prezzo calerà. Tesla intende dunque avviare una produzione limitata nel 2025, testando il robot innanzitutto nelle proprie fabbriche, per arrivare a realizzare 100mila Optimus entro il 2026, quando saranno disponibili per il grande (e benestante) pubblico.

Una visione fuori dalla realtà? Consideriamo che il miliardario non è solo un ‘sognatore’, ma anche uno che può tradurre in pratica le proprie idee, sia attraverso le proprie aziende (Tesla appunto, ma anche X e SpaceX) sia grazie alla sua fresca posizione di altissimo vertice nella nuova amministrazione Usa.

Goldman Sachs: entro il 2035 mercato da 38 mld di dollari

Una ricerca del 2024 di Goldman Sachs, intitolata ‘Humanoid Robot: The AI Accelerant’, dà ragione alla visione di Musk, prevedendo che entro il 2035 il mercato dei robot umanoidi raggiungerà i 38 miliardi di dollari, molto più di quanto previsto da un precedente studio. Il merito va all’accelerazione dei progressi nell’intelligenza artificiale, alla crescita degli investimenti nel settore più rapida del previsto e alla riduzione dei costi dei materiali.

Quanto all’ultimo aspetto, la ricerca evidenzia un calo dai 50milla-250mila dollari per unità (rispettivamente per i modelli di fascia bassa e per quelli all’avanguardia) dell’anno scorso a un intervallo compreso tra i 30mila e i 150mila dollari attuali. La diminuzione è dovuta principalmente al fatto che ora sono disponibili componenti più economici, ci sono più opzioni per la catena di approvvigionamento e sono migliorati il design e le tecniche di produzione.

Quanto ai progressi significativi nell’intelligenza artificiale end-to-end, basti pensare che i modelli possono addestrarsi da soli, eliminando la necessità per un ingegnere umano di codificare tutto a mano.

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Lo scenario di base dei ricercatori di Goldman Sachs prevede più di 250mila spedizioni di robot umanoidi nel 2030, quasi tutte per uso industriale e un rapido aumento delle vendite di robot di consumo nel prossimo decennio, superando il milione di unità all’anno in poco più di un decennio.

Gli umanoidi sono particolarmente attraenti per compiti “pericolosi, sporchi e noiosi”, scrive Goldman Sachs Research. Potrebbero dunque essere molto richiesti nell’industria mineraria, nel soccorso in caso di calamità, nella manutenzione dei reattori nucleari e nella produzione di sostanze chimiche. Ma potrebbero essere ambiti anche in quei settori che non hanno abbastanza lavoratori, ad esempio nelle fabbriche. Inoltre, aiuterebbero anche con l’assistenza agli anziani.

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In uno scenario “blue-sky”, in cui l’innovazione si sviluppa rapidamente e la domanda sale, secondo i ricercatori i robot umanoidi diventeranno il prossimo dispositivo “must-have”.

Ma ci sono problemi etici e legali

Niente più lavori noiosi o pericolosi, aiuto in casa, compagnia. Sembra tutto molto bello, e Musk lo dipinge in questo modo. Ma è proprio tutto così rose e fiori?

In realtà, mentre potremmo chiederci se gli Optimus e i loro consimili saranno programmati per rispettare le tre Leggi della Robotica di Isaac Asimov, ci sono sicuramente molti temi etici e sociali che l’avvento degli umanoidi di massa porta con sé, e che Musk pare ignorare del tutto:

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  1. Sostituzione del lavoro umano
    disoccupazione tecnologica: l’automazione potrebbe sostituire lavoratori umani in settori come assistenza sanitaria, vendita, educazione e logistica. Questo porterebbe alla perdita di posti di lavoro e a disuguaglianze economiche;
    trasformazione delle competenze: la necessità di nuove competenze per interagire o lavorare con i robot potrebbe ampliare il divario digitale tra diverse fasce della popolazione.
  2. Impatti psicologici e sociali
    erosione delle relazioni umane: la presenza di robot umanoidi in contesti sociali potrebbe ridurre le interazioni umane dirette, causando isolamento e alienazione;
    confusione sull’identità: l’aspetto umanoide potrebbe generare confusione tra ciò che è umano e ciò che non lo è, alimentando la cosiddetta “uncanny valley” (valle perturbante), cioè la reazione di disagio verso robot che sembrano quasi umani ma non del tutto (ad esempio, chi scrive trova molto inquietante la mancanza di un viso negli umanoidi, ma se ce ne fosse uno sarebbe davvero meglio?);
    ruoli sociali e fiducia: la delega di ruoli di assistenza o educazione ai robot solleva dubbi su quanto possiamo fidarci delle loro capacità e delle intenzioni programmate.
  3. Problemi legati ai diritti e alla responsabilità
    responsabilità legale: in caso di errori o malfunzionamenti, chi è responsabile? Il produttore, il proprietario o il robot stesso?
    diritti degli utenti: è essenziale garantire che l’uso dei robot non violi la privacy o i diritti umani, specialmente quando raccolgono dati personali sensibili;
    diritti dei robot: alcuni filosofi hanno discusso se i robot, in quanto entità autonome, potrebbero un giorno avere diritti, specialmente se sviluppassero una sorta di autocoscienza.
  4. Impatti culturali ed etici
    disuguaglianze globali: l’accesso alla tecnologia dei robot umanoidi potrebbe essere limitato ai Paesi sviluppati, ampliando il divario economico e tecnologico tra Nord e Sud del mondo.
    rinforzo dei pregiudizi: i robot progettati con algoritmi imperfetti possono perpetuare o amplificare pregiudizi razziali, di genere o culturali.
    sfruttamento emotivo: i robot umanoidi potrebbero essere programmati per manipolare emozionalmente gli esseri umani (ad esempio, in contesti di marketing o assistenza), portando a dilemmi etici sull’onestà delle interazioni.

Il trattamento etico dei robot

C’è poi anche il tema del trattamento etico dei robot, ovvero il modo in cui le società interagiscono con queste tecnologie avanzate, rispettando principi morali e normativi che proteggano sia gli esseri umani sia i robot stessi. Un aspetto che comprende diversi ambiti:

  1. Rispetto per la dignità umana
    • i robot devono essere progettati per rispettare i diritti e la dignità degli esseri umani, evitando comportamenti che possano manipolare, ingannare o sfruttare gli individui.
  2. Limitazione della sofferenza artificiale
    • Se i robot sviluppassero una qualche forma di coscienza o sensazione (anche simulata), sarebbe eticamente corretto evitare di infliggere loro sofferenza. Inoltre, anche se non provano emozioni, incoraggiare comportamenti abusivi verso di essi potrebbe desensibilizzare gli esseri umani alla violenza o portare a comportamenti immorali.
  3. Equità e inclusività
    • i robot devono essere progettati per rappresentare un insieme diversificato di culture e prospettive, evitando stereotipi o discriminazioni incorporati nei loro algoritmi.

Queste questioni non sono solo teoria: l’adozione diffusa dei robot umanoidi dipenderà anche dall’accettazione da parte del pubblico, che può essere influenzata dalle preoccupazioni etiche, culturali e psicologiche appena viste. C’è poi ovviamente anche l’aspetto tecnologico: nonostante i progressi, permangono ostacoli nello sviluppo dell’IA e del software necessari per compiti complessi. Vale lo stesso per le questioni legali, che sono agli albori e che non hanno precedenti su cui basarsi, anzi devono e dovranno fondarsi su un dibattito filosofico oltre che giuridico.

E se il mondo dei robot è appena iniziato, come Musk e GS ci dicono, riusciremo ad adattarci? Ai posteri, in carne e ossa o metallo e chip, l’ardua sentenza.



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