Pensione anticipata e non solo: le principali novità dalla legge di Bilancio 2025
Nella legge di Bilancio 2025 ci sono state più conferme che novità per coloro che accederanno alla pensione anticipata o di vecchiaia nell’anno in corso, come riportano anche i colleghi de Il Sole 24 Ore nella recente Guida. Costoro, infatti, potranno ancora contare su strumenti quali quota 103, opzione donna, Ape sociale, isopensione, assegno straordinario, Rita e altri ancora. Ciò però non significa che le novità siano del tutto assenti dalla manovra e quelle più degne di nota sono principalmente tre.
La prima, e forse più importante, riguarda la pensione anticipata contributiva. Come noto, oggi in Italia si va in pensione al compimento dei 67 anni (pensione di vecchiaia) o per aver versato contributi per 42 anni (41 per le donne) e 10 mesi (pensione anticipata ordinaria). Tuttavia, quei lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi a partire dal 1996 possono usufruire anche della cosiddetta pensione anticipata contributiva, alla quale, fino allo scorso anno, era possibile accedervi soddisfacendo i seguenti requisiti:
- Avere almeno 64 anni
- Aver versato almeno 20 anni di contributi effettivi
- L’importo lordo del primo assegno pensionistico mensile non deve essere inferiore a tre volte l’assegno sociale. Questo multiplo scende a 2,8 per le donne con un figlio e a 2,6 per chi ha almeno due figli.
La riforma introdotta quest’anno riguarda proprio quest’ultimo punto. Infatti, se fino al 2024 un lavoratore di almeno 64 anni poteva continuare a versare i contributi al fine di raggiungere l’importo minimo richiesto, da quest’anno sarà possibile inserire nel calcolo anche l’assegno della pensione integrativa, con l’effetto che il montante di quest’ultima sarà trattato alla stregua di un assegno di previdenza obbligatoria.
Ciò dovrebbe andare a ridurre considerevolmente il tempo che trascorrerebbe tra il compimento del 64° anno di età e il raggiungimento della soglia minima richiesta. Tuttavia, verosimilmente per evitare un numero eccessivo di uscite dal mondo del lavoro, sono stati imposti dei limiti più severi: gli anni di contributi minimi per chi sceglie la pensione contributiva anticipata sfruttando la previdenza integrativa salgono da 20 a 25 anni. Inoltre, a partire dal 2030, l’importo minimo ordinario salirà da 3 a 3,2 volte l’assegno sociale. Non si può poi escludere che queste condizioni vengano riviste e inasprite, qualora il provvedimento vada a gravare eccessivamente sul bilancio pubblico e costringa il governo a sforare il budget stanziato.
La seconda novità riguarda la cosiddetta “quota 103”. Anche per quest’anno potranno accedere alla pensione coloro che hanno compiuto 62 anni e versato 41 anni di contributi, ma, mentre per chi aveva maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2023 aveva diritto a un importo lordo mensile che non fosse superiore a cinque volte il trattamento minimo, da quest’anno il limite massimo è stato cambiato in quattro volte il trattamento minimo nel tempo che trascorrerà tra il percepimento di questo reddito e il raggiungimento dell’età pensionabile (oggi 67 anni). A seguito di tale scadenza, la pensione sarà corrisposta “a calcolo”, e questo tetto non sarà più applicato. Tuttavia, è chiaro che chi ne vorrà usufruire dovrà essere disposto a rinunciare a una parte della retribuzione maggiore rispetto allo scorso anno.
Infine, le terza e ultima novità che vale la pena accennare riguarda l’adeguamento dell’importo all’inflazione. Grazie a un indice inflazionistico che si è attestato solamente allo 0,8%, per il governo è stato possibile attuare delle modalità più generose rispetto allo scorso anno. Dall’altro, un indice così basso comporta anche che gli aumenti, qualora ve ne saranno, saranno limitati.
In conclusione, ciò che emerge dalla nuova legge di Bilancio è l’intenzione del governo di rendere maggiormente accessibile la pensione anticipata, senza però gravare eccessivamente sulle finanze pubbliche. Ciò porterà coloro che decideranno di usufruire di questa opportunità a dover sostenere rinunce relativamente maggiori rispetto agli anni passati.
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