Il QdS esplora il cambiamento del consumo di alcol tra la popolazione e le possibilità di un settore fondamentale per l’economia siciliana.
Non beviamo più vino come in passato. O meglio, diminuisce il numero di persone che lo consumano. Tradotto: chi prima beveva, ora ne ha aumentato il quantitativo personale, ma in percentuale diminuisce il numero complessivo di bevitori. Lo spiega l’Istat nell’ultimo report diffuso sul settore e che permette di tracciare una mappa del fenomeno per spiegare perché diminuisce l’uso di alcol – e in particolare di vino – tra la popolazione.
C’entrano il costo, il surriscaldamento climatico e il modo nel quale evolve anche la socialità.
Si beve meno vino, l’uso dell’alcol spiegato da Assovini
“E poi ci sono gli studi che dimostrano come i Millennials e gli appartenenti alla Gen Z preferiscano i super alcolici a un buon bicchiere di vino”, spiega ai microfoni del Quotidiano di Sicilia Assovini, l’associazione di vitivinicoltori siciliani che riunisce 100 aziende vitivinicole con l’obiettivo di promuovere il vino siciliano di qualità nel mondo.
Dagli anni ’70 a oggi, la quantità pro capite di vino bevuto si è più che dimezzata. E con il surriscaldamento climatico, i rischi si riverberano tutti sulla filiera. Non a caso proprio la Sicilia ha di recente stanziato fondi in sostegno di questo comparto d’eccellenza. Ma il futuro resta tutto da decifrare, e Assovini pensa a delle alternative per alterare il grado alcolico dei vini.
Un consumo che evolve
Il consumo di vino in Italia non è più quello di una volta. Non è solo una questione legata ai giovani, che riducono il consumo di alcol, ma un fenomeno influenzato anche dalle temperature più alte, dai cambiamenti nelle abitudini alimentari e sociali, e da altri fattori. Il vino, che un tempo era considerato un alimento imprescindibile sulle tavole degli italiani, ha oggi raggiunto una percezione legata più a un piacere edonistico, a tratti intellettuale.
“Wine experience”. “Book & Wine”. “Paint & Wine”. Sono solo alcuni dei nomi attribuiti a esperienze che in Sicilia si ricollegano con il buon bere, o almeno quello che dovrebbe essere dopo aver sborsato cifre che oscillano tra i 20 e i 70 euro a persona, in base a ciò che si desidera vivere.
Il primo capitolo, quello della wine experience, resta il più diffuso e il pacchetto in assoluto più commercializzabile. Si pensi ai turisti che visitano la Sicilia per la prima volta e da lì si approcciano a un modello ormai antico – e spesso stereotipato – di interpretazione della tavola a queste latitudini. “Tra i crocieristi – spiegano in coro ai microfoni del QdS alcuni tour operator che lavorano a stretto contatto con aziende del territorio – quella del vino e della degustazione di prodotti tipici locali, resta una delle esperienza più apprezzate e vendute”.
Esperienze che è possibile prenotare per tempo, così da consentire un’opportuna organizzazione anche alle aziende agricole di turno. “Ospitiamo sempre più turisti provenienti dalle navi da crociera – racconta un’azienda vitivinicola con sede tra Messina e Catania –. Vengono qui con un trasporto privato, assaggiano, trascorrono una giornata nel verde e poi tornano a bordo della nave dopo aver acquistato in alcuni casi intere casse di vino siciliano. È la Sicilian wine experience: ne vanno matti”.
Il vino resta associato a una esperienza: l’immedesimarsi nella vita campestre di un tempo. Il ritorno alle emozioni reali. Qualcosa di non troppo distante dagli altri due capitoli: la lettura e la pittura. Sempre più spesso, nei salotti buoni delle città siciliane, si organizzano eventi di questa tipologia, durante i quali il vino dovrebbe essere percepito come il file rouge attraverso il quale la mente si esercita e riappropria di creatività e fantasia.
E dovendo giudicare dal numero di partecipanti, il binomio sembra funzionare e bene. L’ultimo evento del genere denominato “Pittura e Vino – Un’esperienza unica dove la creatività e il vino si uniscono”, organizzato da un’associazione siculo calabrese in un locale del centro di Messina, ha fatto registrare il tutto esaurito. Un modo per socializzare e riportare gli individui intorno a un tavolo a parlare, slegati dal concetto di iper-connessione che non ci consente di slegarci più dai nostri smartphone. Nonostante questo, unito alla proliferazione di enoteche, corsi da sommelier e degustazioni, il consumo continua a diminuire. A cambiare, come detto, sono le tendenze.
Consumi di alcol e vino in calo, nuove tendenze in crescita
Dal 2019 al 2023, le vendite di vino nei supermercati italiani sono diminuite dell’8%, con un calo particolarmente marcato per i vini rossi e da tavola. Durante la pandemia, il consumo era temporaneamente aumentato, ma il trend a lungo termine racconta una storia diversa. In Francia, il calo è ancora più drastico: il consumo di vino rosso è sceso del 90% rispetto agli anni Settanta, sostituito da bianchi, rosé e bollicine, soprattutto tra i giovani. Questo fenomeno riflette un cambiamento più ampio, influenzato dal riscaldamento globale, che modifica il gusto e le abitudini sociali.
Le temperature più alte evidenziano un impatto significativo sul consumo di vino rosso, che viene percepito come più impegnativo e complesso da bere, soprattutto in periodi estivi. In questo contesto, spiega ancora Assovini, “il cambiamento climatico ha aumentato la gradazione alcolica dei vini, rendendoli meno accessibili per il consumo quotidiano”.
Cambiamenti sociali e il caso del turismo del vino in Sicilia
Le trasformazioni sociali degli ultimi anni hanno influenzato il modo di consumare vino. Le difficoltà economiche portano molte persone a ridurre le uscite al ristorante, preferendo aperitivi o serate in enoteca con cucina, dove si ordinano uno o due calici accompagnati da piatti più leggeri. In questo contesto, i bianchi e le bollicine sono preferiti ai rossi, considerati meno adatti al consumo senza cibo.
Ma pesa soprattutto il costo, che varia in base a molteplici fattori. Se le statistiche di settore indicano questo calo, in Sicilia si registra invece il boom degli agriturismi. Dal 2019 a oggi, come riportato dal QdS lo scorso luglio, il numero di aziende agrituristiche in Sicilia è cresciuto del 26,8%: il dato più alto a livello nazionale. Ad attestarlo è il rapporto BES 2023 redatto da Istat e che segnala come la Sicilia continui a crescere sotto il profilo dell’attrazione turistica. Agriturismi che si contraddistinguono non solo per le esperienze, ma anche per il buon cibo e, appunto, il buon bere in quantità.
La crisi del vino rosso e l’impatto economico
La crisi del vino rosso si riflette anche nella crescente concorrenza tra wine bar, con numerose aperture in città come Milano. Solo tra il 2023 e il maggio 2024, ne sono stati inaugurati venti nuovi, aumentando la competizione e frammentando il mercato. Un consumo rapido a fine giornate per scambiare due chiacchiere e prima di far rientro a casa.
Richiamando nell’immaginario collettivo il fast drink, è un po’ quel che accade nel lifestyle anglosassone, con città come Londra e New York, nelle quali la pinta di fine lavoro è sempre stato il modo migliore nel quale concludere la giornata per impiegati frustrati e ancora incravattati o per individui soli e alla ricerca di socialità.
Ma in Italia questo fenomeno, assieme all’aumento dei costi delle materie prime e alla necessità di risparmiare, sta riducendo la base di consumatori abituali, che si concentra sempre più in una fascia specializzata e informata, disposta anche a spendere di più per singola bottiglia. E poi c’è il mercato che tende a reinterpretare il vino ancora appannaggio dei superalcolici: i giovani.
I giovani e il consumo di vino: un rapporto complesso
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i giovani mostrano un crescente interesse per il vino, anche se il consumo è diverso rispetto al passato. Millennials e Gen Z mostrano più curiosità rispetto ai loro coetanei degli anni Ottanta e Novanta, quando il vino era percepito come “la bevanda dei nonni”. Anche qui, indimenticabili nell’immaginario collettivo le pubblicità che raffiguravano nonni o papà intenti, tra vari sorrisi della famiglia, ad aprire una buona bottiglia – spesso anche cartone – di vino per condividerla con tutti i commensali.
Molti giovani continuano a optare per lo “sballo” offerto dai superalcolici, più economici e che impattano immediatamente sull’alterazione dell’individuo. I dati italiani indicano a tal proposito un aumento della percentuale di giovani tra i 18 e i 34 anni che bevono vino, passata dal 48,7 per cento nel 2002 al 53,7 per cento nel 2022. Per avvicinare i giovani al mondo del vino, è fondamentale svecchiare la comunicazione, che passa anche attraverso gli stereotipi pubblicitari incastonati nella memoria dei più o meno giovani, rendendola più informale e accessibile.
I locali che promuovono vini naturali, con atmosfere rilassate e etichette anticonvenzionali, rappresentano un modello di successo, specie in contesti di città universitarie. Un altro settore in crescita è quello del turismo enologico, che offre esperienze immersive oltre al prodotto, e che può contare sull’interesse per la sostenibilità ambientale, molto sentita dalle nuove generazioni. Altro tema che si sposa alla perfezione con il boom degli agriturismi siciliani.
Il mercato del no/low e le nuove frontiere siciliane
Una delle risposte del settore è la produzione di vini dealcolati, legale in Italia dal dicembre 2023, e che rientra in parte nel progetto condotto proprio da Assovini e presentato a Palermo di recente. Ma procediamo con ordine spostandoci dal macro al micro della regione.
Il segmento di vini dealcolati, che include bevande con un contenuto alcolico inferiore allo 0,5%, mira soprattutto all’esportazione in mercati dove il consumo di alcol è limitato. Nel 2023, il settore del no/low ha raggiunto un valore globale di 20 miliardi di dollari, con un incremento del 100% rispetto a cinque anni fa. Anche in Italia, emergono realtà innovative come ‘Amore Liquido’, che offre bevande fermentate e naturali per soddisfare una nicchia di consumatori curiosi e attenti.
Ma cosa sta accadendo in Sicilia? L’associazione di viticoltori Assovini Sicilia ha annuncia un nuovo capitolo nella ricerca per affrontare rilevanti tematiche relative alla diversificazione della produzione e alla diversità del vitigno, concentrandosi in questo caso sul Nero d’Avola e sulla riduzione dell’alcol nel vino. Lo studio, che è stato elaborato in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e quattro aziende associate, è stato denominato “InnoNDA – Strategie enologiche per la produzione sostenibile ed innovativa del vino Nero d’Avola”.
InnonNDA, il vino che evolve per le sfide del futuro
Diversificare la produzione enologica, valutare la diversità del vitigno Nero d’Avola e ridurre il contenuto di alcol mantenendo la qualità sensoriale dei prodotti. In questi tre step è possibile riassumere un progetto complesso e pionieristico a queste latitudini come quello di InnoNDA, Progetto finanziato nell’ambito del PSR Sicilia 2014-2022 Sottomisura 16.1 che vede come Ente finanziatore l’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea. InnoNDA rientra nel sostegno per la costituzione e la gestione dei gruppi operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura.
“Il progetto è finalizzato all’indagine delle tecniche agronomiche ed enologiche che permettono di ottenere vini con una gradazione alcolica più bassa, mantenendo al contempo l’intensità aromatica e il gusto distintivo che caratterizza la varietà Nero d’Avola, il più celebre tra i vitigni autoctoni siciliani a bacca rossa”, spiega Assovini.
Tra gli obiettivi c’è quello della diversificazione della produzione mediante l’impiego di anfore di terracotta e la valutazione delle diversità del vitigno Nero d’Avola nel territorio siciliano. La ricerca, avviata nell’aprile 2024, è basata su un approccio scientifico che prevede l’utilizzo di tecnologie e strategie fermentative non applicate in precedenza per la vinificazione dell’uva Nero d’Avola.
“InnoNDA apre la strada a un futuro dove la qualità del vino è correlata alla complessità e all’espressione del terroir, nonché all’esaltazione delle caratteristiche varietali – aggiunge ancora l’associazione – L’abbassamento del tenore alcolico dei vini, il cui grado è condizionato da vari fattori tra cui il clima, è un obiettivo richiesto da un crescente numero di consumatori. Allo stesso tempo, le caratteristiche sensoriali devono rispondere delle attese. Il progetto InnoNDA contribuisce a questa esigenza permettendo di godere pienamente del piacere del vino”.
“I cambiamenti climatici e le legittime attese dei consumatori e delle autorità, stimolano le aziende di Assovini Sicilia ad approfondire le tecniche agronomiche e di produzione vinicola – afferma Lilly Fazio, vicepresidente di Assovini Sicilia – in particolare del Nero d’Avola, il vitigno a bacca rossa più diffuso dell’isola. Investire nella scienza significa credere nelle soluzioni che ancora non conosciamo, promuovendo una società più preparata per le generazioni a venire”.
Il consumo di vino in Italia sta cambiando profondamente, riflettendo trasformazioni culturali, climatiche ed economiche. Declinazioni che più ad ampio raggio impattano anche sulla Sicilia. Se da un lato il vino sta diventando un piacere più intellettuale e occasionale, dall’altro emergono nuove opportunità di crescita per il settore, come appunto il mercato dei vini dealcolati e il turismo enologico. Il modo in cui saranno affrontate queste sfide passa attraverso le innovazioni nella lavorazione, valorizzando la qualità e le esperienze legate al vino, senza dimenticare le radici di una tradizione che ha reso l’Italia – e continua a rendere la Sicilia – celebre nel mondo.
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