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Attesi oggi da Hamas i nomi dei quattro rapiti israeliani che dovrebbero essere rilasciati domani. Da sabato gli sfollati di Gaza potranno ritornare a piedi nel nord della Striscia senza armi e senza ispezione, attraverso Rashid Street. Potranno ritornare anche con i loro veicoli nel nord di Gaza attraverso il Corridoio Netzerim, dopo che saranno stati ispezionati da una compagnia privata americana. A partire dal 21mo giorno del cessate il fuoco, gli sfollati potranno ritornare a piedi anche attraverso la strada Salah al-Din, senza ispezione, come prevede l’intesa tra Israele e Hamas.
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I negoziati per la seconda fase dell’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza inizieranno tra due settimane e ruoteranno attorno a tre punti: il completo ritiro israeliano da Gaza, un cessate il fuoco permanente e globale e un completo scambio di prigionieri. Lo ha detto Zaher Jabareen, leader di Hamas in Cisgiordania, in un’intervista all’emittente qatariota al-Araby.
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I familiari degli ostaggi israeliani sono scesi in piazza a Tel Aviv e bloccato la circolazione sulla principale autostrada di Ayalon per chiedere al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di ”riportare a casa tutti” coloro che sono ancora nella Striscia di Gaza. I manifestanti hanno quindi chiesto a Netanyahu di non soccombere alle pressioni del ministro delle Finanze Betzalel Smotrich e del parlamentare Itamar Ben-Gvir, che chiedono che la guerra venga ripresa. Le famiglie chiedono a Netanyahu di \”impegnarsi affinché Israele porti a termine l’accordo in toto e che tornino tutti\” gli ostaggi.
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\”Tornare in guerra condannerà a morte coloro che sono rimasti là. Stiamo aumentando la nostra lotta e non lasceremo che estremisti che sono lontani dalla gente e stanno lavorando contro gli interessi israeliani seppelliscano gli ostaggi nei tunnel\”, hanno dichiarato i manifestanti.
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Le sconvolgenti immagini della Moschea di Al-Hassan e della Grande Moschea di Gaza, a Gaza city, prima e dopo la guerra. GUARDA IL VIDEO
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L’Onu ha annunciato la sospensione dei suoi movimenti nelle aree dello Yemen controllate dagli Houthi dopo che gli insorti, che di fatto governano la capitale Sanàa, hanno arrestato altri membri delle Nazioni Unite ieri. \”Per garantire la sicurezza di tutto il personale, le Nazioni Unite hanno sospeso tutti i movimenti ufficiali verso e all’interno delle aree sotto il controllo delle autorità de facto. Questa misura rimarrà in vigore fino a nuovo avviso\”, ha affermato l’Ufficio delle Nazioni Unite e del Coordinatore Umanitario per lo Yemen. Nella sua dichiarazione, l’Onu ha denunciato che ieri \”le autorità de facto di Sanàa hanno arrestato altri membri del personale delle Nazioni Unite che lavorava nelle zone sotto il loro controllo\”. Ha aggiunto che i funzionari Onu nel Paese sono in \”contatto attivo\” con alti rappresentanti delle autorità de facto, chiedendo il \”rilascio immediato e incondizionato\” di tutto il personale delle Nazioni Unite detenuto e dei loro associati.
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Un operatore di Medici Senza Frontiere (Msf), Bilal Okal, è stato ucciso dalle forze israeliane a Jabalia, nel nord di Gaza, insieme a 10 membri della sua famiglia. Bilal è il nono membro di Msf ucciso a Gaza dall’inizio della guerra, fa notare l’organizzazione in una nota dicendosi sconvolta.
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Bilal e la sua famiglia, tra cui la moglie, i suoi 3 figli, la sorella e i suoi 4 bambini, e la madre sono stati uccisi da un attacco aereo israeliano a dicembre 2024. Si erano rifugiati in casa dopo essere rimasti intrappolati a Jabalia, con l’impossibilità di fuggire a causa di un violento assedio da parte delle forze israeliane, si legge in una nota. Msf ha perso ogni contatto con Bilal il primo dicembre e, nonostante tutti i tentativi di ottenere informazioni sulla sua situazione, ha ricevuto conferma della sua morte il 19 gennaio.
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Bilal, 37 anni, lavorava con Msf dal 2017 come addetto alle pulizie e ha svolto un ruolo importante per supportare i pazienti alla riapertura della clinica gestita dall’organizzazione a Gaza City nell’aprile 2024. In questo tragico momento, i pensieri dell’organizzazione sono rivolti alla famiglia, agli amici e ai suoi colleghi.
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La ricostruzione della Siria è al centro della visita del ministro degli Esteri saudita, Faisal bin Farhan, arrivato a Damasco per incontrare il nuovo leader siriano di fatto, Ahmed al-Shaara, in quella che è la sua prima visita nel Paese dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad a inizio dicembre e la presa del potere da parte di una coalizione di fazioni armate.
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Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa ufficiale Sana, bin Farhan è stato accolto al palazzo presidenziale dal leader siriano, il quale a fine dicembre, in un’intervista al canale saudita al-Arabiya, dichiarò che la monarchia del Golfo avrebbe \”sicuramente svolto un ruolo importante\” nel futuro della Siria, parlando di \”grandi opportunità di investimento\”. Il ministro degli Esteri dell’amministrazione siriana, Asaad al-Shaibani, si è recato in Arabia Saudita a inizio gennaio per la sua prima visita all’estero.
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Le nuove autorità siriane sperano nell’aiuto del regno per la ricostruzione della Siria, la cui economia e infrastrutture sono state devastate da oltre tredici anni di guerra civile, innescata dalla brutale repressione delle manifestazioni antigovernative nel 2011. L’Arabia Saudita interruppe i legami con Assad nel 2012 per poi riprenderli nel 2023, contestualmente all’impegno di far rientrare la Siria nella Lega Araba.
“,”postId”:”c2aac8eb-4c9a-48ce-ba3d-54d24dc8d684″},{“timestamp”:”2025-01-24T13:45:03.547Z”,”timestampUtcIt”:”2025-01-24T14:45:03+0100″,”altBackground”:false,”title”:”Onu, Israele usa \”metodi di guerra\” in Cisgiordania”,”content”:”
Le Nazioni Unite hanno espresso serie preoccupazioni per l’uso della forza da parte dell’esercito israeliano nel raid di questa settimana in Cisgiordania, compresi metodi \”sviluppati per combattere la guerra\”. \”Siamo profondamente preoccupati per l’uso di forza letale illegale a Jenin, nella Cisgiordania occupata. Le mortali operazioni israeliane degli ultimi giorni sollevano serie preoccupazioni per l’uso non necessario o sproporzionato della forza, compresi metodi e mezzi sviluppati per combattere la guerra, in violazione del diritto internazionale dei diritti umani, delle norme e di standard applicabili a operazioni di applicazione della legge\”, ha detto il portavoce dell’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite Thameen Al-Kheetan in una conferenza stampa a Ginevra.
“,”postId”:”3150a7c6-242e-4597-868d-6c65827cf526″},{“timestamp”:”2025-01-24T13:22:35.375Z”,”timestampUtcIt”:”2025-01-24T14:22:35+0100″,”altBackground”:false,”title”:”Media Israele, comandante Hamas a Jenin si è arreso all’Idf “,”content”:”
Fonti palestinesi riferiscono che Qays al-Saadi, il comandante a Jenin delle Brigate Az ad-Din al-Qassam, l’ala militare di Hamas, si è consegnato all’Idf nella parte orientale della città. Lo riferisce Ynet.
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La conferma arriva dopo settimane di indiscrezioni e un gabinetto di sicurezza che ieri notte ha valutato la decisione. \”Il processo di ritiro dell’IDF è condizionato allo schieramento dell’esercito libanese nel Sud del Libano e alla sua piena ed effettiva imposizione dell’accordo, mentre Hezbollah si ritira oltre il fiume Leonte\”, si legge nella nota. Dal momento che il Libano \”non ha ancora pienamente adempiuto ai suoi obblighi\” nell’ambito dell’accordo, \”il processo di ritiro graduale continuerà, in pieno coordinamento con gli Stati Uniti\”, prosegue il comunicato, ricordando che il testo dell’intesa prevede che il ritiro possa protrarsi oltre i 60 giorni previsti, che scadono il 26 gennaio.
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L’ufficio del premier Benyamin Netanyahu rende noto che il ritiro dell’Idf dal sud del Libano, che secondo l’accordo di cessate il fuoco dovrebbe avvenire entro 60 giorni, potrebbe richiedere più tempo. \”Il ritiro dipende dai tempi impiegati dall’esercito libanese per schierarsi nella parte meridionale del Libano e applicare l’accordo in modo completo ed efficace, incluso il ritiro di Hezbollah oltre il fiume Litani. Tutto questo avverrà in stretta collaborazione con gli Usa\”. La nota sottolinea che Israele non metterà a rischio i suoi cittadini (nel nord) e che l’obiettivo è dare ai residenti la sicurezza per tornare a casa.
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La tregua su Gaza descritta dalle immagini dell’accampamento di tende pronte ad accogliere le famiglie senza dimora. Centinaia di palestinesi che dovrebbero tornare nel nord della Striscia di Gaza troveranno case in rovina, distrutte dall’offensiva militare israeliana, durata 15 mesi. GUARDA IL VIDEO
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Da sabato gli sfollati di Gaza potranno ritornare a piedi nel nord della Striscia senza armi e senza ispezione, attraverso Rashid Street. Potranno ritornare anche con i loro veicoli nel nord di Gaza attraverso il Corridoio Netzerim, dopo che saranno stati ispezionati da una compagnia privata americana. A partire dal 21mo giorno del cessate il fuoco, gli sfollati potranno ritornare a piedi anche attraverso la strada Salah al-Din, senza ispezione, come prevede l’intesa tra Israele e Hamas.
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\”Il cessate il fuoco a Gaza lascia sperare: è ancora temporaneo ma noi siamo a favore dell’attuazione dell’accordo. A nostro giudizio Israele e Palestina meritano la pace. Infine siamo impegnati in colloqui sul fronte della ricostruzione e dello sviluppo di Gaza\”. Lo ha detto l’Alto rappresentante Ue, Kaja Kallas ad Ankara.
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\”Vogliamo sostenere la ripresa della Siria e l’Ue è pronta ad allentare le sanzioni\”. Lo ha detto l’Alto rappresentante Ue, Kaja Kallas ad Ankara. \”Ma il futuro della Siria passa anche dalla Turchia, dove si trovano moltissimi rifugiati: è chiaro che i rifugiati torneranno quando il Paese sarà stabile e ci saranno posti di lavoro\”, ha aggiunto. \”Proponiamo un approccio step-by-step, se vediamo che la leadership siriana procede nella giusta direzione, seguiremo con la sospensione delle sanzioni\”.
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\”Ci interessa il mantenimento di cessate il fuoco e mi auguro che si possa trovare anche un accordo con l’Autorità nazionale palestinese per impedire che ci siano infiltrazioni della Jihad in Cisgiordania\”: lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, rispondendo ai cronisti sulla crisi in Medio Oriente a margine del convegno ‘Sconfiggere l’Hiv in Africa: un obiettivo possibile’, promosso dal programma Dream della Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Il ministro ha ricordato inoltre \”alcune intemperanza dei coloni, che sono anche sanzionati dall’Ue e devono essere calmati\”, e l’arrivo delle navi italiane per gli aiuti alla popolazione civile.
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Il ministro degli Esteri saudita, il principe Faisal bin Farhan, è atterrato a Damasco, dove incontrerà Ahmed al-Sharaa, il capo dell’autorità instauratasi dopo l’insurrezione islamista che ha rovesciato Bashar al-Assad. Lo riferisce un cronista di France Presse. Si tratta della prima visita in Siria di Faisal dopo il cambio di regime. Il capo della diplomazia di Riad non si recava a Damasco dall’aprile 2023, quando incontrò lo stesso Assad in un colloquio che pose fine a dieci anni di tensioni.
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Tra i punti all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Ue Esteri del 27 gennaio c’è \”la preparazione del Consiglio di associazione Ue-Israele, che potrebbe essere sostenuta già da febbraio, e la preparazione di un dialogo subito dopo\”, nel Consiglio Esteri successivo di marzo, \”di un primo dialogo con l’autorità palestinese\”. Lo afferma una fonte diplomatica dell’Ue.
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Le Nazioni Unite hanno condannato l’uso di \”metodi di guerra\” e \”l’uso illegale della forza letale\” da parte di Israele a Jenin, in Cisgiordania. \”Le micidiali operazioni israeliane degli ultimi giorni sollevano serie preoccupazioni sull’uso non necessario o sproporzionato della forza\”, ha dichiarato Thameen Al-Kheetan, portavoce dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani a Ginevra.
“,”postId”:”cddcdacc-673f-4823-811a-71ac7631f671″},{“timestamp”:”2025-01-24T09:58:37.219Z”,”timestampUtcIt”:”2025-01-24T10:58:37+0100″,”altBackground”:false,”title”:”Fonti Ue: \”Verso un accordo per allentare sanzioni alla Siria\””,”content”:”
È quasi certo che i 27 lunedì prossimo saranno in grado di trovare un accordo e allentare il regime di sanzioni verso la Siria. \”Prima ci sarà la decisione politica, poi l’attuazione dei testi legali seguirà\”, sostiene una fonte diplomatica. \”È essenziale che sia permesso agli operatori Ue di ricostruire la Siria e che sia rimessa in piedi, anche nel contesto di quanto sta accadendo in Medio Oriente\”.
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Il gabinetto di sicurezza riunito fino a tarda notte, non è giunto a un accordo se il governo debba dare il via libera al ritiro delle Idf dal sud del Libano previsto per il 27 gennaio o premere per una proroga di 30 giorni. Come ha riferito un alto funzionario israeliano a Ynet, secondo cui è probabile che Israele mantenga le sue truppe in alcune parti del Libano meridionale anche oltre la scadenza stabilita nell’accordo di cessate il fuoco firmato a novembre. In base ai termini del cessate il fuoco, le Forze di difesa israeliane sono tenute a cedere tutte le loro posizioni nel Libano meridionale alle Forze armate libanesi entro il 26 gennaio. Tuttavia, Israele avrebbe richiesto una proroga di 30 giorni, sostenendo che l’esercito libanese si è schierato troppo lentamente nella regione, dando a Hezbollah il tempo di riorganizzarsi.
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Fonti palestinesi riferiscono che Qays al-Saadi, il comandante a Jenin delle Brigate Az ad-Din al-Qassam, l’ala militare di Hamas, si è consegnato all’Idf nella parte orientale della città. Lo riferisce Ynet.
Attesi oggi da Hamas i nomi dei quattro rapiti israeliani che dovrebbero essere rilasciati domani. Da sabato gli sfollati di Gaza potranno ritornare a piedi nel nord della Striscia senza armi e senza ispezione, attraverso Rashid Street. Potranno ritornare anche con i loro veicoli nel nord di Gaza attraverso il Corridoio Netzerim, dopo che saranno stati ispezionati da una compagnia privata americana. A partire dal 21mo giorno del cessate il fuoco, gli sfollati potranno ritornare a piedi anche attraverso la strada Salah al-Din, senza ispezione, come prevede l’intesa tra Israele e Hamas.
I negoziati per la seconda fase dell’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza inizieranno tra due settimane e ruoteranno attorno a tre punti: il completo ritiro israeliano da Gaza, un cessate il fuoco permanente e globale e un completo scambio di prigionieri. Lo ha detto Zaher Jabareen, leader di Hamas in Cisgiordania, in un’intervista all’emittente qatariota al-Araby.
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Parenti ostaggi bloccano autostrada Tel Aviv: “Netanyahu li riporti a casa tutti”
I familiari degli ostaggi israeliani sono scesi in piazza a Tel Aviv e bloccato la circolazione sulla principale autostrada di Ayalon per chiedere al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di ”riportare a casa tutti” coloro che sono ancora nella Striscia di Gaza. I manifestanti hanno quindi chiesto a Netanyahu di non soccombere alle pressioni del ministro delle Finanze Betzalel Smotrich e del parlamentare Itamar Ben-Gvir, che chiedono che la guerra venga ripresa. Le famiglie chiedono a Netanyahu di “impegnarsi affinché Israele porti a termine l’accordo in toto e che tornino tutti” gli ostaggi.
“Tornare in guerra condannerà a morte coloro che sono rimasti là. Stiamo aumentando la nostra lotta e non lasceremo che estremisti che sono lontani dalla gente e stanno lavorando contro gli interessi israeliani seppelliscano gli ostaggi nei tunnel”, hanno dichiarato i manifestanti.
Gaza, le moschee riprese dal drone prima e dopo la guerra. VIDEO
Le sconvolgenti immagini della Moschea di Al-Hassan e della Grande Moschea di Gaza, a Gaza city, prima e dopo la guerra. GUARDA IL VIDEO
Onu sospende movimenti in zone controllate da Houthi
L’Onu ha annunciato la sospensione dei suoi movimenti nelle aree dello Yemen controllate dagli Houthi dopo che gli insorti, che di fatto governano la capitale Sanàa, hanno arrestato altri membri delle Nazioni Unite ieri. “Per garantire la sicurezza di tutto il personale, le Nazioni Unite hanno sospeso tutti i movimenti ufficiali verso e all’interno delle aree sotto il controllo delle autorità de facto. Questa misura rimarrà in vigore fino a nuovo avviso”, ha affermato l’Ufficio delle Nazioni Unite e del Coordinatore Umanitario per lo Yemen. Nella sua dichiarazione, l’Onu ha denunciato che ieri “le autorità de facto di Sanàa hanno arrestato altri membri del personale delle Nazioni Unite che lavorava nelle zone sotto il loro controllo”. Ha aggiunto che i funzionari Onu nel Paese sono in “contatto attivo” con alti rappresentanti delle autorità de facto, chiedendo il “rilascio immediato e incondizionato” di tutto il personale delle Nazioni Unite detenuto e dei loro associati.
Ucciso a Gaza operatore Msf, il nono da inizio conflitto
Un operatore di Medici Senza Frontiere (Msf), Bilal Okal, è stato ucciso dalle forze israeliane a Jabalia, nel nord di Gaza, insieme a 10 membri della sua famiglia. Bilal è il nono membro di Msf ucciso a Gaza dall’inizio della guerra, fa notare l’organizzazione in una nota dicendosi sconvolta.
Bilal e la sua famiglia, tra cui la moglie, i suoi 3 figli, la sorella e i suoi 4 bambini, e la madre sono stati uccisi da un attacco aereo israeliano a dicembre 2024. Si erano rifugiati in casa dopo essere rimasti intrappolati a Jabalia, con l’impossibilità di fuggire a causa di un violento assedio da parte delle forze israeliane, si legge in una nota. Msf ha perso ogni contatto con Bilal il primo dicembre e, nonostante tutti i tentativi di ottenere informazioni sulla sua situazione, ha ricevuto conferma della sua morte il 19 gennaio.
Bilal, 37 anni, lavorava con Msf dal 2017 come addetto alle pulizie e ha svolto un ruolo importante per supportare i pazienti alla riapertura della clinica gestita dall’organizzazione a Gaza City nell’aprile 2024. In questo tragico momento, i pensieri dell’organizzazione sono rivolti alla famiglia, agli amici e ai suoi colleghi.
Ministro Esteri saudita a Damasco, focus su ricostruzione
La ricostruzione della Siria è al centro della visita del ministro degli Esteri saudita, Faisal bin Farhan, arrivato a Damasco per incontrare il nuovo leader siriano di fatto, Ahmed al-Shaara, in quella che è la sua prima visita nel Paese dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad a inizio dicembre e la presa del potere da parte di una coalizione di fazioni armate.
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa ufficiale Sana, bin Farhan è stato accolto al palazzo presidenziale dal leader siriano, il quale a fine dicembre, in un’intervista al canale saudita al-Arabiya, dichiarò che la monarchia del Golfo avrebbe “sicuramente svolto un ruolo importante” nel futuro della Siria, parlando di “grandi opportunità di investimento”. Il ministro degli Esteri dell’amministrazione siriana, Asaad al-Shaibani, si è recato in Arabia Saudita a inizio gennaio per la sua prima visita all’estero.
Le nuove autorità siriane sperano nell’aiuto del regno per la ricostruzione della Siria, la cui economia e infrastrutture sono state devastate da oltre tredici anni di guerra civile, innescata dalla brutale repressione delle manifestazioni antigovernative nel 2011. L’Arabia Saudita interruppe i legami con Assad nel 2012 per poi riprenderli nel 2023, contestualmente all’impegno di far rientrare la Siria nella Lega Araba.
Onu, Israele usa “metodi di guerra” in Cisgiordania
Le Nazioni Unite hanno espresso serie preoccupazioni per l’uso della forza da parte dell’esercito israeliano nel raid di questa settimana in Cisgiordania, compresi metodi “sviluppati per combattere la guerra”. “Siamo profondamente preoccupati per l’uso di forza letale illegale a Jenin, nella Cisgiordania occupata. Le mortali operazioni israeliane degli ultimi giorni sollevano serie preoccupazioni per l’uso non necessario o sproporzionato della forza, compresi metodi e mezzi sviluppati per combattere la guerra, in violazione del diritto internazionale dei diritti umani, delle norme e di standard applicabili a operazioni di applicazione della legge”, ha detto il portavoce dell’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite Thameen Al-Kheetan in una conferenza stampa a Ginevra.
Media Israele, comandante Hamas a Jenin si è arreso all’Idf
Fonti palestinesi riferiscono che Qays al-Saadi, il comandante a Jenin delle Brigate Az ad-Din al-Qassam, l’ala militare di Hamas, si è consegnato all’Idf nella parte orientale della città. Lo riferisce Ynet.
Israele: ritiro da Libano non sarà concluso domenica
La conferma arriva dopo settimane di indiscrezioni e un gabinetto di sicurezza che ieri notte ha valutato la decisione. “Il processo di ritiro dell’IDF è condizionato allo schieramento dell’esercito libanese nel Sud del Libano e alla sua piena ed effettiva imposizione dell’accordo, mentre Hezbollah si ritira oltre il fiume Leonte”, si legge nella nota. Dal momento che il Libano “non ha ancora pienamente adempiuto ai suoi obblighi” nell’ambito dell’accordo, “il processo di ritiro graduale continuerà, in pieno coordinamento con gli Stati Uniti”, prosegue il comunicato, ricordando che il testo dell’intesa prevede che il ritiro possa protrarsi oltre i 60 giorni previsti, che scadono il 26 gennaio.
Ufficio Netanyahu: “Serve più tempo per ritirarci dal Libano”
L’ufficio del premier Benyamin Netanyahu rende noto che il ritiro dell’Idf dal sud del Libano, che secondo l’accordo di cessate il fuoco dovrebbe avvenire entro 60 giorni, potrebbe richiedere più tempo. “Il ritiro dipende dai tempi impiegati dall’esercito libanese per schierarsi nella parte meridionale del Libano e applicare l’accordo in modo completo ed efficace, incluso il ritiro di Hezbollah oltre il fiume Litani. Tutto questo avverrà in stretta collaborazione con gli Usa”. La nota sottolinea che Israele non metterà a rischio i suoi cittadini (nel nord) e che l’obiettivo è dare ai residenti la sicurezza per tornare a casa.
Gaza, le riprese dal drone delle tendopoli in attesa del ritorno dei palestinesi sfollati
La tregua su Gaza descritta dalle immagini dell’accampamento di tende pronte ad accogliere le famiglie senza dimora. Centinaia di palestinesi che dovrebbero tornare nel nord della Striscia di Gaza troveranno case in rovina, distrutte dall’offensiva militare israeliana, durata 15 mesi. GUARDA IL VIDEO
Domani sfollati di Gaza tornano a casa, ispezioni solo alle auto
Da sabato gli sfollati di Gaza potranno ritornare a piedi nel nord della Striscia senza armi e senza ispezione, attraverso Rashid Street. Potranno ritornare anche con i loro veicoli nel nord di Gaza attraverso il Corridoio Netzerim, dopo che saranno stati ispezionati da una compagnia privata americana. A partire dal 21mo giorno del cessate il fuoco, gli sfollati potranno ritornare a piedi anche attraverso la strada Salah al-Din, senza ispezione, come prevede l’intesa tra Israele e Hamas.
Kallas ad Ankara, impegnati per la ricostruzione a Gaza
“Il cessate il fuoco a Gaza lascia sperare: è ancora temporaneo ma noi siamo a favore dell’attuazione dell’accordo. A nostro giudizio Israele e Palestina meritano la pace. Infine siamo impegnati in colloqui sul fronte della ricostruzione e dello sviluppo di Gaza”. Lo ha detto l’Alto rappresentante Ue, Kaja Kallas ad Ankara.
Kallas: “L’Ue è pronta a sospendere le sanzioni alla Siria”
“Vogliamo sostenere la ripresa della Siria e l’Ue è pronta ad allentare le sanzioni”. Lo ha detto l’Alto rappresentante Ue, Kaja Kallas ad Ankara. “Ma il futuro della Siria passa anche dalla Turchia, dove si trovano moltissimi rifugiati: è chiaro che i rifugiati torneranno quando il Paese sarà stabile e ci saranno posti di lavoro”, ha aggiunto. “Proponiamo un approccio step-by-step, se vediamo che la leadership siriana procede nella giusta direzione, seguiremo con la sospensione delle sanzioni”.
Gaza, la tendopoli degli sfollati vista dal drone. VIDEO
Tajani: “Mantenere il cessate il fuoco in Medio Oriente”
“Ci interessa il mantenimento di cessate il fuoco e mi auguro che si possa trovare anche un accordo con l’Autorità nazionale palestinese per impedire che ci siano infiltrazioni della Jihad in Cisgiordania”: lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, rispondendo ai cronisti sulla crisi in Medio Oriente a margine del convegno ‘Sconfiggere l’Hiv in Africa: un obiettivo possibile’, promosso dal programma Dream della Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Il ministro ha ricordato inoltre “alcune intemperanza dei coloni, che sono anche sanzionati dall’Ue e devono essere calmati”, e l’arrivo delle navi italiane per gli aiuti alla popolazione civile.
Siria, il ministro degli Esteri saudita in visita a Damasco
Il ministro degli Esteri saudita, il principe Faisal bin Farhan, è atterrato a Damasco, dove incontrerà Ahmed al-Sharaa, il capo dell’autorità instauratasi dopo l’insurrezione islamista che ha rovesciato Bashar al-Assad. Lo riferisce un cronista di France Presse. Si tratta della prima visita in Siria di Faisal dopo il cambio di regime. Il capo della diplomazia di Riad non si recava a Damasco dall’aprile 2023, quando incontrò lo stesso Assad in un colloquio che pose fine a dieci anni di tensioni.
Fonti: “Consiglio Ue-Israele a febbraio, dialogo con Anp a marzo”
Tra i punti all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Ue Esteri del 27 gennaio c’è “la preparazione del Consiglio di associazione Ue-Israele, che potrebbe essere sostenuta già da febbraio, e la preparazione di un dialogo subito dopo”, nel Consiglio Esteri successivo di marzo, “di un primo dialogo con l’autorità palestinese”. Lo afferma una fonte diplomatica dell’Ue.
L’Onu condanna i “metodi di guerra” israeliani in Cisgiordania
Le Nazioni Unite hanno condannato l’uso di “metodi di guerra” e “l’uso illegale della forza letale” da parte di Israele a Jenin, in Cisgiordania. “Le micidiali operazioni israeliane degli ultimi giorni sollevano serie preoccupazioni sull’uso non necessario o sproporzionato della forza”, ha dichiarato Thameen Al-Kheetan, portavoce dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani a Ginevra.
Fonti Ue: “Verso un accordo per allentare sanzioni alla Siria”
È quasi certo che i 27 lunedì prossimo saranno in grado di trovare un accordo e allentare il regime di sanzioni verso la Siria. “Prima ci sarà la decisione politica, poi l’attuazione dei testi legali seguirà”, sostiene una fonte diplomatica. “È essenziale che sia permesso agli operatori Ue di ricostruire la Siria e che sia rimessa in piedi, anche nel contesto di quanto sta accadendo in Medio Oriente”.
Media: “Ancora nessuna decisione sul ritiro dell’Idf dal Libano”
Il gabinetto di sicurezza riunito fino a tarda notte, non è giunto a un accordo se il governo debba dare il via libera al ritiro delle Idf dal sud del Libano previsto per il 27 gennaio o premere per una proroga di 30 giorni. Come ha riferito un alto funzionario israeliano a Ynet, secondo cui è probabile che Israele mantenga le sue truppe in alcune parti del Libano meridionale anche oltre la scadenza stabilita nell’accordo di cessate il fuoco firmato a novembre. In base ai termini del cessate il fuoco, le Forze di difesa israeliane sono tenute a cedere tutte le loro posizioni nel Libano meridionale alle Forze armate libanesi entro il 26 gennaio. Tuttavia, Israele avrebbe richiesto una proroga di 30 giorni, sostenendo che l’esercito libanese si è schierato troppo lentamente nella regione, dando a Hezbollah il tempo di riorganizzarsi.
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