Liberainformazione L’impegno per la verità: i “diritti vivi” dei familiari delle vittime di mafie

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Testo dell’intervento nel corso del convegno “Diritto alla verità e vittime innocenti di mafia. Tra memoria e diritti mancati”, tenutosi a Roma presso Palazzo Giustiniani – Senato della Repubblica, in data 22 gennaio 2025.

In primo luogo, tengo molto a ringraziare la senatrice Rando per aver preso l’iniziativa che ci ha portat3 oggi in questo luogo così significativo. Ringrazio tutte le persone intervenute, che daranno un contributo su un tema così centrale nel nostro impegno e, permettetemelo, un ringraziamento particolare alle tante e tanti familiari di vittime innocenti di mafia che si sono mobilitati per essere qui.

È stato proprio l’incontro con le persone che nella loro esistenza hanno sperimentato una gravissima perdita a causa della violenza mafiosa, così come nella la mia stessa esperienza di vita, che mi ha resa consapevole, ad un certo punto del mio percorso d’impegno, che occorreva un passaggio ulteriore, legato a quanto già stavamo, con grande cura e impegno, rispetto alla costruzione di una memoria collettiva che partisse dalle singole storie delle vittime, che non ne escludesse nessuna e non fosse quindi selettiva.

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La prima urgenza è stata quindi il riconoscimento di un diritto vero e proprio al ricordo e alla memoria che appartenesse alle vittime innocenti delle mafie. Successivamente, l’ascolto delle testimonianze dei familiari di vittime, delle parole da loro utilizzate e così ricorrenti, ha determinato la consapevolezza che occorreva strutturare una vera e propria piattaforma di richieste, ben formulate, che partivano dai bisogni reali delle vittime di mafia e dalle criticità di un impianto normativo che considera le misure di sostegno alle stesse “benefici” e non diritti.

Non dimentichiamo che è la stessa direttiva europea sulle vittime che utilizza sempre e solo il termine diritti e mai “benefici”, un termine, quest’ultimo, che porta con sé un significato ambiguo, inteso quasi come una “concessione ” alla vittima. Infatti, a ben guardare, le varie misure di sostegno previste dalle leggi italiane hanno proprio questa caratteristica: lo abbiamo evidenziato nella piattaforma di cui scrivevo in precedenza, che abbiamo scelto di chiamare “DIRITTI VIVI”, perché i diritti su cui ci soffermiamo attengono alle vite stesse delle persone.

Li enuncio velocemente:

  • Il limite temporale del 1° gennaio 1961 da cui la legge italiana parte per attribuire lo status di vittima di mafia.
  • Il requisito, richiesto dalle norme vigenti in materia, per la concessione dei “benefici” – per noi diritti – dell’estraneità della vittima e dei suoi familiari fino al 4° grado di parentela con soggetti nei cui confronti siano state applicate misure previste dall’articolo 5, comma 3-bis del codice di procedura penale.
  • Le prescrizioni e decadenze a cui è soggetta la richiesta di accesso a tali misure.
  • L’equiparazione tra categorie di vittime (terrorismo, mafia e dovere)
  • I ritardi nell’applicazione delle norme stesse
  • Un’attenzione anche alle sorelle e ai fratelli della vittima, riconosciuti come soggetti titolari nella legge siciliana sul tema, ma non nelle norme di portata nazionale.

Rispetto ai punti enunziati, abbiamo proposto modifiche alle norme esistenti, nonchè interpretazioni più “giuste”, poiché in numerosi casi, davvero troppo numerosi, gli automatismi delle stesse, le interpretazioni rigide del dettato normativo che non tengono conto del contesto in cui è stato è accaduto l’evento delittuoso, portano a una forma di vittimizzazione secondaria che deve essere eliminata il prima possibile.

Di recente, rispetto al requisito dell’estraneità della vittima e dei suoi familiari fino al quarto grado, il legislatore si è attivato, prevedendo delle modifiche contenute nell’art. 5 del disegno di legge n. 1236, che prevedono l’eliminazione dell’automatismo della valutazione. In tal senso si era anche pronunciata la Corte Costituzionale, nel luglio dello scorso anno con la sentenza n. 122. Auspichiamo che per questo aspetto si giunga velocemente alla soluzione delle gravi e ingiuste criticità.

La criminalità organizzata di stampo mafioso, in tutte le forme organizzative che sussistono nel nostro territorio e oltre, è una vera e propria aggressione alla democrazia, ne mina le fondamenta rendendo incerta l’esistenza di alcuni diritti fondamentali della persona. Ecco perché la posizione della vittima di mafia è così grave e difficile, comportando moltissime difficoltà che attengono anche alla concretezza del quotidiano. È urgente riposizionare la vittima al centro di una riflessione che modifichi una cultura, anche di tipo processuale, che dia dignità alla vittima, intesa sempre come persona portatrice di diritti.

Dal complesso dei passaggi e delle questioni descritte, risulta evidente che negli ultimi trent’anni è stato tracciato un percorso, un vero e proprio cammino, in cui abbiamo avuto la possibilità di incontrare e confrontarci con numerose persone che hanno vissuto nel nostro Paese, ma anche in altri luoghi del mondo, forme di gravissime ingiustizie.

La dimensione sovrannazionale della nostra riflessione è stata determinante, ci ha res3 capac3 di riconoscere il bisogno più urgente di tantissime persone – l’80% dei familiari delle vittime stesse – ossia il bisogno di giustizia e verità, un bisogno che si configura come un diritto autonomo vero e proprio: possiamo affermare che dal riconoscimento di tale diritto è necessario partire per restituire alla vittima la dignità di persona. Siamo, in realtà, convint3 che il diritto alla verità appartenga, o dovrebbe appartenere, ad ogni persona, ecco perché chiediamo che venga scritto, come è già accaduto a livello internazionale, per ogni cittadina e cittadino.

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In questa sala sono presenti, come ho già sottolineato prima, numerosi familiari di vittime. Altri non hanno potuto esserci per motivi di legati al limite dei posti di questa bellissima sala, ma sono collegati da remoto. Risulta da ciò evidente che l’interesse per i temi dell’odierna iniziativa è estremamente avvertito da moltissime persone. Le vittime delle mafie sono tante, è come se una vera e propria guerra fosse stata combattuta nei luoghi in cui viviamo. I sopravvissuti, siano essi i feriti o le famiglie della vittima deceduta, hanno vissuto non solo con il peso del dolore ma anche con il peso enorme dell’assenza di verità processuale. Molti di noi conoscono solo una verità parziale rispetto a quanto accaduto ai nostri cari, tanti altri non possono contare neanche su questo: ci ritroviamo tutte e tutti a sbattere contro un vuoto davvero difficile da colmare, che ha una vera e propria consistenza.

Come rete associativa abbiamo reso la memoria stessa una risposta di valore a questo vuoto, una memoria che abbiamo voluto pubblica e condivisa, affinché, partendo da fonti serie e riconoscibili, fosse possibile ricostruire una verità storica, sociale e contestuale delle storie che non hanno mai avuto una risposta di giustizia e verità processuale. Eppure, è importante sottolinearlo, è proprio grazie all’impegno di valenti magistrati che nel nostro Paese, rispetto ad alcune vicende molto gravi, sono state scritte pagine di verità: provvedimenti coraggiosi, capaci di aiutarci a leggere la realtà storica e il contesto in cui la criminalità ha aggredito persone innocenti.

Nel tempo che viviamo, la riflessione sul tema di cui ci stiamo occupando è davvero fondamentale, avendo come riferimenti da un lato le tante persone che attendono da decenni di conoscere la verità, persone per le quali la verità storica è in realtà la verità delle loro stesse vite, dall’altro il bisogno collettivo, che cammina di pari passo con la nostra capacità di memoria collettiva, di conoscere, di essere informati rispetto ai fenomeni mafiosi e corruttivi che affondano nelle nostre economie e società. Un bisogno che chiede di non sottovalutare, nel presente, un fenomeno che ha spazzato via tante vite.

Il numero enorme delle vittime innocenti delle mafie, un numero che continua a crescere, è un dato di fatto, che non può essere ignorato, rispetto al quale il nostro Paese non ha fatto ancora i conti: ogni omicidio di mafia è un evento che interessa una collettività intera e, per ciò stesso, uno strappo vero e proprio al tessuto sociale che ci tiene insieme. Ecco perché il diritto alla verità ha una dimensione collettiva e sociale, legato all’obbligo dello Stato di proteggere i diritti umani, di condurre indagini efficaci e di assicurare rimedi effettivi, ma anche al diritto della società di conoscere la verità su crimini efferati, affinché tali eventi non si ripetano in futuro. A guardare con attenzione, è proprio la dimensione sociale che può garantire l’esito riparatorio dei danni subiti dalle vittime, anche rispetto a fatti delittuosi accaduti molti anni fa. La verità ha una proprietà riparatoria unica e tale circostanza va presa in considerazione in molti ambiti in cui l’assenza di verità è gravemente impattante.

Stiamo lavorando ad una proposta che possa essere materia di un disegno di legge e in questa sede chiediamo un coinvolgimento fattivo: la scrittura del diritto alla verità in Italia attiene alla volontà non certo delle sole vittime, ma di ogni persona a cui sta a cuore la tenuta democratica del nostro Paese. Sentiamoci tutte e tutti chiamati a questo impegno, soprattutto, avvertiamolo qui e ora.

* Referente nazionale della memoria – Libera


Diritto alla verità e vittime innocenti di mafia. Tra memoria e diritti mancati

Roma, Senato della Repubblica – Mercoledì 22 gennaio 2025

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Ore 14:30 Durata: 1 ora 58 min – A cura di Carmine Corvino

Intervengono: Don Luigi Ciotti (Presidente Libera), Chiara Colosimo (deputata e Presidente Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere), Giovanni Roberto Conti (Magistrato Corte Cassazione), Franca Maria Rita Imbergamo (Sostituto Procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo), Daniela Marcone (Referente nazionale Memoria per Libera), Ilaria Moroni (Coordinatrice Rete archivi Per non dimenticare), Vincenza Rando (Senatrice e Coordinatrice Comitato Cultura Legalità e Protezione Minori della Commissione Antimafia).

Convegno “Diritto alla verità e vittime innocenti di mafia. Tra memoria e diritti mancati”, registrato a Roma mercoledì 22 gennaio 2025 alle 14:30.

Fonte: Radio Radicale


I familiari delle vittime di mafie portano le loro istanze in Senato

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