Nuovo documento Onu contro il ddl Sicurezza italiano: una lezione di diritti umani al governo

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Dopo che lo scorso 19 dicembre 2024 il disegno di legge Sicurezza era stato osservato criticamente da 6 Relatori dell’Onu sui diritti civili e politici, con particolare riguardo ai migranti, giunge oggi 23 gennaio 2025 un altro documento Onu, dei Relatori al diritto alla casa e alla povertà estrema (qui la traduzione in italiano), che mettono sotto la loro lente di ingrandimento l’articolo 10 dell’Atto Senato 1236, meglio noto appunto come disegno di legge Sicurezza.

Il documento dei Relatori Onu alla casa e alla povertà estrema è di fatto un vero j’accuse e una lezione di diritti umani al governo italiano.

Così l’Onu, a pochi giorni dall’altro documento, torna ad ammonire il governo italiano sul ddl Sicurezza: c’è da notare come, almeno a mia memoria, mai un Paese del G7 aveva subìto tante critiche addirittura a partire da un disegno di legge in itinere e non a leggi vigenti. Basta questo per capire quali e quante siano le preoccupazioni da parte dell’Onu su tale disegno di legge.

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Ma andiamo nel particolare. Balakrishnan Rajagopal, Relatore speciale sull’alloggio adeguato, insieme a Olivier De Schutter, Relatore speciale sulla povertà estrema, esprimono forti critiche e preoccupazioni in merito all’articolo 10 del testo, come del resto avevano già fatto, su sollecitazione di Unione Inquilini e Alleanza Internazionale degli Abitanti, alla proposta di legge Bisa, che era stata l’anticipo dell’articolo 10 del ddl sicurezza.

Giova ricordare che in merito alla pdl Bisa, il governo aveva risposto al relatore Onu sul diritto alla casa mentendo in merito al contributo affitto e morosità incolpevole, con i quali il governo dichiarava di affrontare la piaga degli sfratti, mentre in realtà da tre anni di suo governo li ha azzerati.

Quindi con arroganza, già all’epoca della pdl Bisa, il governo rispondeva mentendo all’Onu. Oggi, in relazione all’articolo 10 del ddl Sicurezza, i Relatori sull’alloggio adeguato e alla povertà estrema scrivono al governo: “Desideriamo ricordare al Parlamento e al governo italiano i loro obblighi derivanti dall’Icescr e dall’Iccpr, entrambi ratificati dall’Italia nel 1978, e dalla Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti (Cat), ratificata dall’Italia nel 1989. In larga misura, le leggi che criminalizzano la povertà o la mancanza di dimora derivano dall’incapacità degli Stati di garantire il diritto a un livello di vita adeguato, sancito dall’articolo 11 dell’Icescr, a chiunque sia presente sul loro territorio. Come abbiamo sottolineato nel nostro recente studio congiunto, sottoporre a sanzioni le attività associate alla povertà o alla mancanza di una casa, come l’occupazione abusiva, viola il diritto a uno standard di vita adeguato quando le persone non hanno alternative per garantirsi la sopravvivenza con altri mezzi (A/HRC/56/61/Add.3).

Nello studio, abbiamo ribadito l’invito agli Stati a prendere tutte le misure necessarie per eliminare la legislazione che criminalizza la condizione di senzatetto. A nostro avviso, sarebbe chiaramente sproporzionato sottoporre una persona o una famiglia che occupa un immobile perché non è in grado di accedere a un alloggio adeguato alternativo, o che rimane nell’alloggio dopo aver ricevuto un ordine di sfratto, a una sanzione penale che comporta l’incarcerazione. Ciò significherebbe che uno Stato che non riesce a garantire il diritto a un alloggio adeguato sancito dall’articolo 11 dell’Icescr imporrebbe in aggiunta una sanzione penale, determinando una seconda violazione dei diritti umani, ovvero la privazione arbitraria della libertà della persona interessata. Infatti, l’imposizione di sanzioni penali che prevedono pene detentive da 2 a 7 anni viola il diritto umano alla libertà e alla sicurezza della persona sancito dall’articolo 9 dell’Iccpr”.

Ciò detto, i Relatori Onu chiedono al governo di fornire risposte chiare ed esaustive a 4 quesiti, questi:
1) l’impatto potenziale che la legge proposta potrebbe avere sulle persone in situazioni di vulnerabilità, come le persone senza fissa dimora o in condizioni di estrema povertà, i migranti o le minoranze come le comunità rom;
2) le misure adottate o previste per garantire l’accesso a un alloggio alternativo adeguato, in particolare per le persone che vivono in immobili o su terreni privi di titolo giuridico formale;
3) le misure adottate o previste per prevenire gli sfratti causati dall’incapacità di coprire i costi dell’alloggio per le persone e le famiglie in difficoltà economica e per fornire loro un sostegno abitativo;
4) le misure previste per garantire l’accesso a un alloggio adeguato e a prezzi accessibili a tutti coloro che sono presenti sul territorio italiano, comprese quelle volte a fornire un sostegno alla locazione.

Si pone, ora, una questione delicata e cruciale: la compatibilità del ddl Sicurezza con l’adesione dell’Italia ai trattati e alle convenzioni internazionali ratificati in materia di diritti umani e sociali. Si pone una questione ineludibile: l’Italia ora rischia di essere posto ai margini, se non fuori, dal contesto internazionale dei Paesi che garantiscono i diritti umani e sociali vigilati da Organismi internazionali di garanzia, come le Nazioni Unite.

Ora sarebbe necessario che il Parlamento sospendesse l’esame del testo, in attesa delle risposte formali del governo italiano alle richieste di chiarimento dei relatori Onu. Se al contrario il governo proseguisse nella volontà di approvare il ddl Sicurezza, allora sarebbe coerente che l’Italia, un Paese del G7, ritirasse la firma dai Trattati sui diritti umani e sociali.



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