“Promuove la riduzione alla fonte”

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 


Il Tribunale amministrativo regionale dell’Umbria ha respinto il ricorso presentato da Europa Verde – Verdi, Federazione Regionale dell’Umbria di Europa Verde – Verdi, Partito Animalista Italiano, difesi dall’avvocato Valerio Impellizzeri, contro la Regione Umbria, difesa dagli avvocati Luca Benci, Anna Rita Gobbo, Luciano Ricci, l’Autorità Umbra Rifiuti e Idrico, difesa dall’avvocato Velia Maria Leone e dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, rappresentato dall’Avvocatura dello Stato, per la deliberazione dell’Assemblea Legislativa della Regione Umbria del 14 novembre 2023 con la quale è stato approvato definitivamente il Piano regionale di gestione integrata rifiuti dell’Umbria.

Secondo i ricorrenti la passata amministrazione regionale “avrebbe sostanzialmente ‘abbandonato’ la promozione della raccolta differenziata, favorendo invece il conferimento in discarica (in violazione dei principi europei in tema di gerarchia dei rifiuti, tanto che i quantitativi limite di smaltimento in discarica da abbattersi entro il 2035 sarebbero stati disattesi) tanto è vero che entro il 2028 è prevista la realizzazione di un nuovo termovalorizzatore che recuperi i rifiuti come combustibile” (ipotesi tramontata con la nuova giunta regionale, ndr). Contestato anche il mancato riscontro “alle osservazioni proposte dai Comuni e dalla Province”, quest’ultime esautorate “dal loro fondamentale ruolo di individuazione delle zone idonee per la localizzazione dei nuovi impianti di trattamento e di smaltimento”.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Nel ricorso si contesta anche “lo strumento del project financing scelto per la realizzazione e successiva gestione in concessione del termovalorizzatore sarebbe rischioso sul piano finanziario e non adatto al settore dei rifiuti, oltre al fatto che l’avviso sarebbe generico ed indeterminato anche quanto alla durata della successiva concessione”.

Il Collegio giudicante ha ritenuto “di poter prescindere dall’esame dell’eccezione preliminare di difetto di legittimazione attiva, perché il ricorso è infondato nel merito”. Le “censure” evidenziate nel ricorso “non reggono al confronto con gli effettivi contenuti” del piano regionale dei rifiuti “che sia quanto ad obiettivi programmatici, che quanto a misure concretamente adottate appare coerente con i principi nazionali ed eurounitari che presiedono ad una efficace gestione dei rifiuti, partendo da uno scenario impiantistico regionale caratterizzato da 5 discariche, di cui solo 3 ancora in esercizio, e una decina di impianti tra trattamento meccanico e digestione anaerobica”.

Per i giudici il piano “promuove prioritariamente la riduzione alla fonte della quantità e pericolosità dei rifiuti (attività di prevenzione, preparazione al riutilizzo, modelli di consumo sostenibili, innovazione tecnologica delle imprese), il riciclo, la realizzazione di un sistema impiantistico di trattamento e smaltimento dei rifiuti volto a minimizzare lo smaltimento in discarica e massimizzare il recupero di materia ed energia, che non comportino costi eccessivi e che consentano il contenimento degli impatti al minimo livello conseguibile”.

Il Tar concorda sugli obiettivi previsti nel piano, cioè di “una riduzione sulla produzione totale di rifiuti di circa 6.000 tonnellate all’anno – con riguardo a tetrapak e imballaggi in plastica e in alluminio – con l’installazione di 20 eco-compattatori; inoltre verranno installati centri di riuso e di riparazione di rifiuti ingombranti, grandi e piccoli elettrodomestici, al fine di raggiungere l’obiettivo del 75% della raccolta differenziata entro il 2035. Infine l’obiettivo di riduzione entro la medesima data del quantitativo di rifiuto da conferire in discarica al di sotto del 10% verrà raggiunto con 5 anni di anticipo, allorché si giungerà al conferimento in discarica del solo 7% dei rifiuti residui, anche grazie alla realizzazione entro il 2028 del termovalorizzatore (che consentirà di recuperare parte dei rifiuti che altrimenti sarebbero stati indirizzati in discarica)”.

Infondata appare “sia la censura di violazione della gerarchia dei rifiuti, oltre che quella di mancato rispetto dell’economia circolare” e nell’ambito “delle operazioni di recupero, che si trovano in ordine di preferenza immediatamente dopo il riciclo, è sicuramente ammissibile l’utilizzo dei rifiuti per la produzione di energia, attraverso impianti di incenerimento e termovalorizzatori”. Scelta strategica appare sicuramente compatibile con il principio dell’economia circolare laddove l’incenerimento per produrre energia sia comunque accompagnato, come nel caso di specie, da contemporanee misure per l’incentivazione della raccolta differenziata.

Impraticabile “nel settore della gestione dei rifiuti” la sociddetta opzione “zero”, in quanto “allo stato non vi sono soluzioni alternative tali da poter eliminare le discariche e gli impianti di combustione/trattamento”.

I fabbisogni impiantistici sono stati “individuati dalla Regione a partire dai flussi attesi di produzione dei rifiuti, i quali, a partire dai flussi registrati negli anni immediatamente precedenti alla redazione del Piano, tengono conto (sia nella fase di transizione prima dell’entrata a regime dell’inceneritore che dopo) per ogni sub- ambito della diminuzione dei rifiuti indifferenziati (circa il 4,4%) derivanti dal decremento della popolazione e dall’incremento della raccolta differenziata” tanto che nel piano regionale dei rifiuti “si prevede una diminuzione graduale dei rifiuti prodotti a partire dalle 154.148 tonnellate dell’anno 2019 fino a giungere alle 105.623 dell’anno 2035, per complessive circa 48.000 tonnellate in meno”.

L’interlocuzione, inoltre, è stata ampia “con gli enti locali territoriali (tra i quali i Comuni di Assisi, Foligno, Terni, Narni, Perugia e le due Province)” e con il “Parco dei Monti Sibillini, dall’AFOR, dall’USL Umbria, dall’ARPA Umbria, ed infine anche dalla Soprintendenza”. Quanto poi all’individuazione delle aree ove realizzare “i nuovi impianti di conferimento e trattamento dei rifiuti, c’è una specifica parte del piano in cui sono contenuti tutti una serie di criteri inerenti la tutela della qualità dell’aria e dell’acqua, la protezione delle persone dalle molestie, gli usi del suolo, i caratteri fisici del territorio e gli aspetti strategici e funzionali, i quali in riferimento ai differenti tipi di impianti (discarica, inceneritore, mero impianto di trattamento) possono avere carattere escludente, penalizzante”.

Microcredito

per le aziende

 

Destituita di fondamento è la censura di “illegittimità del Piano per l’intervenuto richiamo alla metodologia tariffaria adottata da Arera perché nell’individuare tra gli impianti di chiusura del ciclo rifiuti quelli ‘minimi’ – ai quali veniva riservata una tariffazione di ingresso speciale – l’Autorità aveva indirizzato il potere programmatorio delle Regioni con un potere di direttiva spettante allo Stato”, ma dopo l’annullamento della delibera in questione “gli identici contenuti regolatori sono stati ripresi nel Piano adottato nel 2022, che li ha dunque elevati al livello di pianificazione statale (quindi precettiva anche nei confronti delle Regioni)”.

Per il Tribunale Amministrativo Regionale per l’Umbria, quindi, il piano regionale dei rifiuti non aveva falle e non presentava criticità di sorta.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura