a cura di Stefano E. Rossi
Con questo articolo si inaugura “Settimana finanziaria”, rubrica di nuovo conio, che naviga tra notizie e commenti a cura di Stefano E. Rossi, disponibile sulle pagine del sito ogni venerdì, dopo la chiusura della Borsa valori di Milano.
Il Risiko bancario italiano torna sugli scudi. Interrompe tutte le trasmissioni, distraendoci dai temi di finanza internazionale dominanti e dalle sbirciatine alle chiacchiere della vetrina economica di Davos. Era già notte, ieri, giovedì 23 gennaio, quando MPS ha deliberato in Consiglio di Amministrazione l’offerta pubblica di scambio che sta sconvolgendo i mercati. Nel mirino c’è il controllo di Mediobanca, che ha immediatamente dichiarato di prepararsi ad adottare le contromosse. L’operazione vale 13,3 miliardi di euro e i tempi di realizzazione, del closing, sono di circa un semestre. Il titolo di MPS crolla in un solo giorno di circa il 6,91 % per i timori di sovraccarico finanziario; quello della finanziaria di piazzetta Cuccia invece corre, con un + 7,72 %, sui vantaggi agli azionisti per il prezzo di scambio e dei più che probabili rilanci.
Dietro, in sala regia, ci sono la famiglia Del Vecchio (Luxottica) e Francesco Gaetano Caltagirone (editoria e costruzioni). L’accoppiata è marcatamente presente nell’azionariato di entrambe le società e anche in Generali. Proprio la compagnia triestina, controllata di fatto da Mediobanca, sarebbe all’origine dell’accelerazione di MPS. In particolare, a causa dei suoi recenti propositi di legarsi al gruppo francese di gestione del risparmio Naxitis.
Crescono le operazioni ostili
La notizia dell’Ops cozza con il tentativo di far chiarezza su altre operazioni ostili, come quella di UniCredit su BPM, e con la prudenza auspicabile dopo il naufragio dell’aggressione di BPM proprio ai danni di MPS.
Nell’incertezza dilagante, siamo sempre più pronti alle anomalie e ai colpi di scena. Però, nonostante questo, pochi potevano aspettarsi che una banca data per fallita, con tanto di perdite consolidate degli azionisti, adesso ancora in mani pubbliche con lo Stato nel capitale sociale all’11 %, si rialzasse come un vecchio leone ferito per cercare di riprendersi e dominare il suo gruppo. Fa ancor più specie se guardiamo all’ambizione, cioè quella di posizionarsi al terzo posto tra i colossi bancari italiani, dopo Intesa Sanpaolo e UniCredit.
Un alert. Saremo presto chiamati a riprendere i temi di finanza internazionale oggi trascurati, perché non sono una cosa banale. Infatti, tutto il mondo finanziario è concentrato sui suoi possibili nuovi segnali anticipatori, per ri-allocare, prima degli altri e strategicamente, tutti gli asset gestiti.
I vantaggi competitivi dei Gestori delle più importanti case di gestione del risparmio deriveranno proprio dall’intuizione odierna sui trend economici di medio lungo periodo. Sintetizziamo l’oggetto delle attenzioni dei market players: 1) le tendenze che la cura Trump imprimerà sui mercati per le politiche fiscali, del commercio estero e dei movimenti finanziari e patrimoniali globali; 2) gli equilibri tra le valute, principalmente il rapporto Euro-Dollaro, oltre al possibile ruolo cannibalizzante e disruptive (destabilizzante) che potrebbero assumere le monete virtuali, favorite dal nuovo corso tecnocratico Usa; 3) l’attuale movimento dei corsi obbligazionari e, più di tutti, i tassi dei T-bond, i titoli di Stato a 10 anni.
Se questi segnali verranno bene o male interpretati, creeranno o distruggeranno consistenti masse di risparmio. Alcuni effetti, si sa, saranno visibili nel breve termine e, per qualcuno nella City, è già tema da non dormirci la notte.
È stata contrassegnata dal ribasso degli energetici, causati da forward looking (prospettive) negativi, e dalle alterne vicende dei finanziari, dovute al risiko bancario. Le preview positive di alcuni industriali, invece, stanno spingendo al rialzo i rispettivi target price.
Ecco i migliori e i peggiori titoli azionari di Piazza Affari.
Gli Orsi: Banca MPS – 7,97 % a ruota ENEL – 7,03 %
Indice FTSE MIB – 0,01 % (36.19
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