Torna il nucleare, la Sicilia tra ipotesi e paure

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Gilberto Pichetto Fratin

Le parole di Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, sono inequivocabili: “L’Italia è pronta a rientrare nel nucleare che rappresenta una scelta cruciale che non andrà a sostituire le rinnovabili ma le completerà assicurandoci un mix energetico equilibrato e sostenibile. È una mossa che non possiamo più rimandare e ho sentito la responsabilità di dotare il Paese degli strumenti affinché l’Italia non sprechi l’occasione di giocare da protagonista una partita che nei prossimi decenni sarà fondamentale per la decarbonizzazione e la sicurezza degli approvvigionamenti”. Quasi 40 anni dopo il referendum che pose termine all’esperienza nucleare italiana il Governo prova a riprendere in mano il dossier dell’energia nucleare con uno schema di disegno di legge delega in quattro articoli, predisposto dal gruppo di lavoro coordinato dal giurista Giovanni Guzzetta, e che verrà trasmesso al Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi della presidenza del Consiglio dei Ministri che farà le sue valutazioni, a valle delle quali lo schema di Ddl arriverà sul tavolo di uno dei prossimi Consigli dei ministri.

Il testo unico prevede sostanzialmente la sistematizzazione complessiva dell’intera materia e, secondo le intenzioni del ministro Pichetto, andrà in parallelo con la definizione di un programma nazionale finalizzato allo sviluppo della produzione di energia da fonte nucleare che concorra alla strategia di raggiungimento degli obiettivi di neutralità carbonica al 2050. Un percorso a tappe che nelle previsioni del ministro dell’Ambiente arriverà a traguardo per la fine del 2027.

L’intenzione di riaprire il dossier nucleare è stata esplicitata anche nei giorni scorsi dalla premier Giorgia Meloni che, dal World Future Energy Forum di Abu Dhabi, ha parlato della necessità “di un mix energetico equilibrato, basato sulle tecnologie attualmente disponibili, su quelle in fase di sperimentazione e su quelle che devono ancora essere identificate”.

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Siamo indubbiamente ancora in una fase embrionale della ripartenza del nucleare in Italia ma è probabile, se le cose andranno per il verso giusto, che nel futuro programma nazionale per la produzione dell’energia nucleare anche la Sicilia possa trovare il suo posto. C’è da dire che nel passato la posizione siciliana nel contesto nucleare è sempre stata nebulosa: se nella prima esperienza nucleare italiana (1963-1990) le centrali sorgevano solo  in Piemonte, Emilia Romagna, Lazio e Campania nel periodo 2008-2011 quando con il governo Berlusconi si provò a riaprire il dossier nucleare con l’input di Usa e Francia l’allora ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola ipotizzò la costruzione di dieci nuovi reattori e tra i siti accreditati per la costruzione cominciò a girare il nome di Palma di Montechiaro in provincia di Agrigento. Il nome della città siciliana tornò alla ribalta nucleare nel 2022 quando in piena campagna elettorale per le elezioni politiche  il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli rese pubblica una “mappa” segreta predisposta da Calenda, Berlusconi, Salvini e Meloni che individuava 14 siti per centrali nucleari distribuiti tra Sud e Nord, tra i quali figurava appunto la città agrigentina. La cosa però venne definita da più parti superata.

Allo stato dell’arte non c’è nessun piano sulla Sicilia e si dovrà attendere probabilmente il Piano nazionale tuttavia una certezza c’è: la Sicilia è già stata individuata in via prioritaria per poter ospitare il deposito nazionale sotterraneo di scarti della filiera dell’atomo dismessa e scorie della medicina nucleare dall’industria. La decisione definitiva non c’è ancora, vista la delicatezza della scelta, ma l’Isola raccoglierebbe  il maggior interesse e sarebbe balzata in testa a tutte le altre essendo stata riconosciuta potenzialmente idonea per la presenza di miniere dismesse ad ospitare il deposito. I siti sarebbero quelli di Pasquasia, nell’ennese, e quella di Bosco palo, nel Nisseno che si trovano infatti nell’elenco della carta nazionale delle aree idonee, accanto ad altri due siti individuati nel Trapanese, Fulgatore e Segesta-Calatafimi.  

Le numerose e prevedibili levate di scudi di enti locali e associazioni ambientaliste sull’individuazione di questi possibili depositi in Sicilia non fanno comunque presagire un percorso facile per l’individuazione del deposito siciliano ma anche per l’intero nuovo programma nucleare italiano.



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