Venezia, stretta del Comune: «Nei negozi solo vetro di Murano o l’attività chiude. Basta rovinare la città pur di fare soldi»

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di
Vera Mantengoli

L’assessore al Commercio presenta la nuova delibera dedicata alle botteghe del vetro: «Solo oggetti certificati». L’annuncio: più controlli, verifiche a campione sulla conformità dei prodotti

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O si vende il vetro di Murano o si chiude il negozio. Non usa mezzi termini l’assessore al Commercio del Comune di Venezia, Sebastiano Costalonga, quando spiega in cosa consisterà la proposta che presenterà il 5 febbraio alle categorie. Nonostante il provvedimento sull’anti-paccottiglia abbia dato e continui a dare risultati, allo scadere dei tre anni di sperimentazione Costalonga chiederà che entri nel Regolamento comunale, ma con un’aggiunta specifica. «Ci sono dei professionisti veneziani che, pur di fare soldi, si prestano a rovinare la città nella quale loro stessi vivono — dice l’assessore nella speranza che le sue parole arrivino ai diretti interessati —. In una decina di casi sono stati infatti presentati dei negozi che avrebbero dovuto vendere prodotti in vetro di Murano, ma che poi all’apertura si sono rivelati botteghe di paccottiglia».

L’appello: «Non pensate soltanto ai soldi»

L’assessorato si è sentito preso in giro e, nella futura proposta, si stringeranno le maglie a chi vuole vendere vetro. «La delibera che proporremmo sarà molto restrittiva — prosegue Costalonga —. Introdurremo una serie di indicazioni dove chi vorrà aprire negozi di vetro potrà farlo solo e soltanto se è di Promovetro o di maestri artigiani riconosciuti dalla Regione Veneto dopo un iter specifico».
La delusione brucia, ma per dare un messaggio che Ca’ Farsetti non si fa prendere in giro, il Comune ha chiesto alla polizia locale di effettuare verifiche a campione per vedere se i prodotti esposti sono quelli presentati nel progetto. Se non corrispondono saranno chiusi. «Faccio un appello agli ordini di avvocati e commercialisti e in generale a quei veneziani che aiutano ad aprire queste tipologie di negozi chiedendo loro di non pensare soltanto ai soldi, ma anche alle conseguenze che ricadono sulla città».




















































Le «aperture-lampo» per non pagare tasse e multe

Tra le altre aggiunte Costalonga chiederà di inserire alla mappa attuale dell’anti-paccottiglia altre calli che, riaggiornando i percorso dei flussi turistici, risultano essere molto frequentate. Per la legge Bersani sul libero mercato il Comune non può applicare la norma in tutta la città, ma solo in un’area che l’assessorato ha indicato nei percorsi turistici ad alto flusso. Prima di questo provvedimento, il negozio di paccottiglia veniva aperto con regime forfettario e chiuso prima della scadenza dei tre anni per fallimento, per poi essere riaperto con un altro nome in un altro posto. «Questo trucco faceva sì che non solo non si pagassero le tasse che si dovrebbero pagare dopo tre anni e nemmeno le eventuali sanzioni, ma anche che questi negozi continuassero ad aprire. Ora che ci sono dei codici specifici i negozi che vendevano paccottiglia continuano a diminuire perché una volta chiusi non possono più riaprire».

I negozi

Dal 2022, anno in cui è entrata in vigore la sperimentazione, hanno aperto più di 200 attività che rispettano il codice e che quindi rientrano in gallerie d’arte, librerie, arredamento e design, artigianato artistico e restauro. Tra le maggiori richieste ci sono quelle di negozi di abbigliamento di alta gamma, seguite da artigianato artistico e oggetti di arte. Il 5 febbraio l’incontro con le categorie servirà a fare il punto e a discutere della nuova proposta che, se verrà approvata, potrebbe diventare definitiva nel Regolamento comunale.

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