In Friuli a Percoto cerimonia di consegna del premio internazionale, il primo dopo la morte del patriarca Benito. I riconoscimenti a Ben Little, Michael Kruger, Dominique de Villepin e Germaine Acogny
Claude Levi Strauss, l’antropologo francese morto nel 2009, 33 anni fa scrisse che “nella mia vita ho viaggiato tanto per via del mio mestiere, in Paesi molto lontani, ma devo dire che nessun viaggio mi è parso più esotico di quello che ho fatto a Percoto”. Nel cuore del Friuli, a poco più di dieci chilometri dal capoluogo, Percoto è la frazione di Pavia di Udine dove ha sede la distilleria della famiglia Nonino e dove da cinquant’anni esatti si tiene un premio di rilevanza internazionale che porta il nome della storica famiglia di distillatori friulani. Per una giornata la distilleria che a settembre accoglie le vinacce, che vengono lavorate ancora fresche e di notte, con gli alambicchi da cui escono fumi e profumi, diventa la sede di incontri di grandissimo livello che abbracciano il mondo agroalimentare, della letteratura, della musica, della danza e di tutte le espressioni delle arti.
Per la prima volta, sabato 25 gennaio, al premio mancava il patriarca Benito, l’imprenditore visionario che, con la moglie Giannola, emozionatissima sul palco, ha fondato tutto questo. Benito Nonino si è spento dopo una lunga malattia la scorsa estate. A lui è stato dedicato un documentario fatto di immagini, spezzoni di video e vecchie interviste, che ha raccolto la standing ovation dei 450 invitati alla cerimonia, trasmessa in diretta sui canali social dell’azienda.
Le origini
Per capire che cos’è il premio Nonino bisogna affidarsi a Giannola e ai ricordi di una donna visionaria che a metà degli anni Settanta lanciava assieme al marito il premio “Barbatella d’oro”, “Risit d’aur” in friulano. “Ci dicevano che eravamo matti perché volevamo dare alla grappa la stessa dignità degli altri distillati. Volevamo creare la grappa di un singolo vitigno ed era già una rivoluzione. Ma ci accorgemmo che i vitigni autoctoni del Friuli, Schioppettino, Pignolo, Tazzelenghe e poi la Ribolla gialla in purezza erano in via di estinzione perché non erano stati inseriti nel documento che normava la coltivazione delle uve”. Per stimolare, premiare e far ufficialmente riconoscere gli antichi vitigni autoctoni friulani, nel 1975 crearono il premio “Barbatella d’oro”. “Alcuni funzionari della nostra Regione ci dissero di fermarci, ci avrebbero denunciato per istigazione allo Stato. Ci tirammo giù i loro nomi e li mettemmo tutti in giuria”.
Quella prima battaglia fu vinta ma con il premio era nata qualcosa d’importante, per cui ogni anno, l’ultimo sabato di gennaio, fu assegnato un riconoscimento che valorizzasse la civiltà contadina in un decennio di grandissime trasformazioni. A partire dal 1977, venne assegnato anche un premio di letteratura, la prima giuria era composta da Mario Soldati (presidente), padre David Maria Turoldo, Gianni Brera e Luigi Veronelli. Nel 1984 venne istituito un premio internazionale, che, nel corso degli anni, ha anticipato per sei volte le scelte dell’Accademia di Svezia: sei grandissimi personaggi sono saliti prima sul palco di Percoto e poi hanno ricevuto il Nobel. Fra questi, anche il fisico Giorgio Parisi, presente sabato 25 gennaio alla cerimonia. Dagli anni Settanta a oggi sono cambiate molte cose, le città si sono trasformate e così anche la campagna friulana, ma restano vive le parole scritte nel 1992 da Claude Levi Strauss: “Mi trovavo in un paesino dove regna una vita intellettuale intensa come forse non ne esistono altri al mondo. Grazie alla famiglia Nonino si stabilisce il contatto più stretto, quello fra lo scrittore e la vita”.
I premiati
Il premio Nonino 2025 è andato a Dominique de Villepin, diplomatico e intellettuale francese, già primo ministro 20 anni fa. “Osservo con profonda preoccupazione – ha detto – la moltiplicazione delle crisi che segnano il nostro tempo: Ucraina, Medio Oriente, Sudan, Congo e molti altri luoghi. Non sono solo tragedie locali, rappresentano un profondo disordine del sistema internazionale, dovuto alla frammentazione del mondo e alla deregolamentazione della forza. In questo contesto, l’Europa deve, più che mai, rimanere fedele alla sua vocazione: difendere un modello basato sul diritto e non sulla forza, e sostenere una visione che non può essere ridotta ai soli interessi dell’Occidente. Voglio sperare che la ricostruzione di Gaza e il riconoscimento di uno Stato palestinese possano diventare il simbolo di un nuovo ordine mondiale fondato sulla pace e sulla giustizia”. Quasi a chiudere un cerchio iniziato nel 1975, il premio Nonino Risit d’Aur è andato a Ben Little e al vitigno Pignolo: irlandese di origine, il ricercatore che oggi vive a Tarcento (Udine) ha dedicato anni al vitigno che negli anni Settanta si stava estinguendo e nel 2023 ha fondato l’Associazione del Pignolo del Friuli-Venezia Giulia con 34 soci attivi, che oggi lo promuove nel mondo.
Il premio internazionale è andato allo scrittore tedesco Michael Krüger, che ha individuato il momento di svolta nella sua vita il un libro di poesie di un autore italiano, Giuseppe Ungaretti, acquistato nel 1961 a Berlino, dove si era trasferito per andare a scuola. Quei versi, molti scritti quando il poeta era soldato lungo il fronte orientale, a una ventina di chilometri da Percoto. durante la Grande Guerra, condizionarono la vita di un ragazzo nell’anno in cui venne deciso di costruire il muro che avrebbe in due la capitale tedesca e che sarebbe stato abbattuto solo nel 1989. “Immaginate – ha poi aggiunto – che la signora Giorgia Meloni legga una poesia di Eugenio Montale prima di aprire la discussione sull’immigrazione o che la signora Christine Lagarde legga, prima di annunciare la riduzione dell’aliquota di base una poesia di René Char”. Il premio “Maestro del nostro tempo” è andato a Germaine Acogny, già premiata con il Leone d’oro alla Biennale Danza di Venezia. Considerata la “madre della danza africana contemporanea”, su espresso invito di Giannola Nonino, l’artista senegalese si esibita a 80 anni, piedi nudi sul palco, in una emozionante e fortissima “danza interiore”.
Benito e la nuova generazione
La danza è stato sempre un elemento importante a casa Nonino. Come hanno ricordato le figlie Cristina, Antonella ed Elisabetta, “era anche il modo che aveva papà Benito di esprimere con noi il suo grande affetto. Così a casa si ballava sempre con papà”, che nelle occasioni pubbliche si esibiva con l’adorata moglie Giannola. In un’edizione dedicata al “padre della grappa italiana”, sono state le tre figlie a impugnare l’ascia per lo scenografico taglio del torrone, il momento che Benito aveva ritagliato per sé durante il premio Nonino.
Personaggio schivo, a suo agio dietro le quinte e mai sotto i riflettori, con le sue scelte ha rivoluzionato il mondo della grappa, diventata “da Cenerentola a regina dei distillati”. Ora il premio assieme a Giannola viene portato avanti dalle tre figlie e dalla generazione successiva, con le nipoti che si stanno ritagliando un ruolo in azienda, a cominciare da Francesca Bardelli Nonino, che sui social ha contribuito a far entrare la grappa nel mondo dei giovani.
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