Magistrati in protesta contro riforma: l’anno giudiziario 2025
Anno giudiziario 2025: proteste contro la riforma della giustizia e il dissenso dei magistrati
Il 25 gennaio 2025, in diverse città italiane, si è aperto l’anno giudiziario tra tensioni e manifestazioni di dissenso da parte dei magistrati, segnando una giornata simbolica per la giustizia italiana. Le cerimonie, solitamente caratterizzate da un’atmosfera solenne, sono state invece interrotte da una protesta di vasta portata contro la riforma della giustizia proposta dal governo, che prevede, tra le altre cose, la separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti.
La protesta di Napoli
A Napoli, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha aperto la cerimonia presso il Salone dei Busti di Castel Capuano, ma l’intervento è stato segnato da un gesto clamoroso dei magistrati. Vestiti con la toga e con una coccarda tricolore appuntata, molti di loro si sono alzati e hanno abbandonato la sala, portando con sé un pieghevole con i principi fondamentali della Costituzione. Questo atto simbolico è stato un chiaro segnale di disapprovazione nei confronti della riforma che, secondo i critici, rischia di stravolgere l’assetto della magistratura e di compromettere l’equilibrio dei poteri sancito dalla Carta costituzionale.
Bologna: un dissenso ordinato ma eloquente
Anche a Bologna, la protesta ha assunto toni civili ma significativi. Durante l’intervento di Davide Galli, rappresentante del Ministero della Giustizia, i magistrati hanno lasciato l’aula per poi rientrare alla fine del discorso, sottolineando il loro dissenso senza boicottare l’intera cerimonia. Fuori dall’aula, un presidio di colleghi ha accolto gli usciti con un lungo applauso, dimostrando solidarietà e unità.
Milano e le voci storiche della giustizia
A Milano, i magistrati hanno scelto un approccio più visibile all’esterno del Palazzo di Giustizia. Tra cartelli con citazioni di Piero Calamandrei e copie della Costituzione strette tra le mani, si sono radunati in presidio per esprimere il loro dissenso. Tra loro era presente anche Gherardo Colombo, ex magistrato del pool di Mani Pulite, che ha definito la riforma “molto dannosa per i cittadini e per l’organizzazione dello Stato”. Le sue parole hanno riecheggiato un allarme diffuso, sottolineando l’impatto negativo che queste modifiche potrebbero avere sull’indipendenza della magistratura.
Torino, Genova, Catania e oltre: un fronte comune
A Torino, i giudici e i pubblici ministeri hanno abbandonato l’Aula Magna del Palazzo di Giustizia quando è intervenuta Maria Isabella Gandini, rappresentante del ministero. Proteste simili si sono verificate a Genova, Catanzaro, Trento e Catania, città in cui i magistrati hanno ribadito la loro opposizione alla riforma indossando coccarde tricolori e tenendo in mano la Costituzione. A Catania, in particolare, i magistrati hanno esibito striscioni di protesta e intonato l’Inno di Mameli insieme agli artisti dell’Orchestra Sinfonica del Conservatorio “Vincenzo Bellini”.
La solidarietà del procuratore di Firenze
A Firenze, Ettore Squillace Greco, procuratore generale presso la Corte d’Appello, ha espresso apertamente il suo sostegno ai colleghi che hanno lasciato l’aula durante l’intervento del rappresentante ministeriale. Nel suo discorso, ha sottolineato l’importanza delle ragioni alla base della protesta, definendole un segnale d’allarme da non sottovalutare.
Le ragioni della protesta
Le proteste sono incentrate su una serie di punti critici. Primo fra tutti, la separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti, considerata da molti un attacco all’indipendenza della magistratura. Questo cambiamento, secondo i magistrati, potrebbe minare l’equilibrio tra le diverse funzioni, rendendo i giudici più vulnerabili a pressioni esterne.
Inoltre, i magistrati hanno denunciato come la riforma non affronti problemi strutturali fondamentali, come la carenza di organico e la mancata digitalizzazione della giustizia. Entrambe le problematiche rappresentano ostacoli significativi per un sistema giudiziario efficiente e moderno.
Un segnale per il futuro
Le proteste odierne rappresentano un monito per il governo, evidenziando il malcontento di una categoria fondamentale per il funzionamento dello Stato di diritto. La magistratura italiana, unita nella sua diversità, ha lanciato un messaggio chiaro: le riforme non possono essere calate dall’alto senza un confronto aperto e rispettoso con chi opera quotidianamente nel sistema giudiziario.
Conclusione
Questa giornata sarà ricordata come un momento di forte presa di posizione da parte della magistratura italiana, in difesa dei principi costituzionali e dell’autonomia del potere giudiziario. L’anno giudiziario 2025 si apre quindi sotto il segno del dissenso e della riflessione, con l’auspicio che si possa avviare un dialogo costruttivo tra istituzioni per superare le attuali criticità.
Magistrati in protesta contro riforma: l’anno giudiziario 2025
Tre libri che affrontano il tema della giustizia, dei suoi dilemmi e dell’indipendenza, scritti da autori di rilievo, disponibili in italiano:
- “Il processo” di Franz Kafka
- Un classico della letteratura mondiale, questo romanzo esplora il senso di smarrimento e impotenza di un uomo accusato di un crimine mai spiegato, offrendo una profonda riflessione sull’opacità del sistema giudiziario e sui pericoli della burocrazia.
- “Una giustizia fragile. Il diritto in una società disgregata” di Gustavo Zagrebelsky
- Scritto da uno dei più importanti giuristi italiani contemporanei, il libro analizza i conflitti tra diritto e giustizia, indagando i limiti del sistema legale in un mondo complesso e frammentato.
- “La giustizia è una cosa seria” di Michael J. Sandel
- Questo libro del filosofo statunitense, tradotto in italiano, affronta i dilemmi etici legati alla giustizia, esplorando casi reali e questioni teoriche per mostrare come il concetto di giustizia sia centrale nella società e nella politica.
Questi libri offrono prospettive diverse, tra narrativa, filosofia e diritto, sul complesso tema della giustizia.
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