Nico Blasi, intellettuale “che fa onore alla Puglia” nel club Unesco

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Di Franco Presicci:

La notizia è di quelle che ti riempiono il cuore. E io l’ho letta con grande piacere. Nico Blasi, direttore dell’interessantissima rivista “Umanesimo della Pietra” è stato nominato socio benemerito del Club dell’Unesco di Bisceglie. La cerimonia si è svolta a Napoli nella sala del tesoro di San Gennaro. Un riconoscimento non da poco anche per gli estimatori di questo intellettuale severo, che fa onore a Martina e alla Puglia.
Anni fa fu incluso come socio onorario nel Rotary Club di Merate, dove ogni volta veniva accolto come un principe; e durante una manifestazione tenne, tra altre – una dotta conferenza sulla Puglia che attirò l’attenzione e l’interesse dei partecipanti per un’ora e mezza. Ero seduto a un tavolo con l’industriale di Manduria Gildo Bandelli e un magistrato meridionale. La gentilissima Delly Giuliani Gatti, che era stata presidente della sezione femminile del prestigioso sodalizio, mi diceva: “I suoi interventi sono lezioni universitarie” . Tra l’altro Nico parlò, con semplicità e speditezza da conoscitore profondo dell’argomento, dell’uomo di Altamura (si pensa vissuto circa 180 mila anni fa), i cui resti furono scoperti nella grotta di Amalunga.

Screenshot 20250126 054322Adesso è l’Unesco ad includerlo nella sua famiglia, grazie ai tantissimi meriti che Nico Blasi ha sul suo medagliere. Io l’ho sempre seguito e ho trascorso ore con lui, quando avevo la possibilità di stare per mesi a Martina. Andavo a trovarlo nel suo ufficio nel ringo, in uno stabile signorile che sapeva di antico, e quando si trasferì in via Caracciolo, una via accucciata dietro la basilica di San Martino. Purtroppo, ho smesso quando armi e bagagli è passato in un locale del Comune in piazza Roma, dove le gambe scricchiolanti s’inceppano e non mi permettono di affrontare le scale. Peccato davvero. Gi anni avanzano.
Quando conversavo con lui avevo sempre qualcosa da imparare. Una sera amici di “Umanesimo” mi portarono ad Alberobello, dove il professor Liuzzi teneva una conferenza nel Trullo Sovrano, presentato da Nico come sempre senza retorica e parole inutili. Lui è un uomo concreto, oltre che dotto, e non ama i discorsi circolari e noiosi. Quando spiega un concetto è sempre chiaro e sintetico. I suoi discorsi sono come l’acqua della fontana dell’angolo: l’apri, riempi la bottiglia e la chiudi. L’ho ascoltato nella chiesa di San Francesco, che è quasi ai margini tra città e campagna. Su Santa Comasia. L’ho ascoltato alle presentazioni di “Umanesimo della Pietra”, sempre affollate, e l’ho ascoltato in tante altre circostanze, ianche in agosto, alla commemorazione di Elio Greco in un salone di Palazzo Ducale (Leo Pizzigallo, sempre cortese e disponibile, fedele a “Umanesimo e rispettoso di Nico, mi ha guidato fino all’ascensore). Intervento succoso, breve, lucido ed efficace.
Pubblicai sul “Giorno” la cronaca della serata da lui organizzata all’Università di Bari sul Rutilio e un’altra di un pomeriggio in piena Valle d’Itria, tra il profumo dei fiori, la vista di vigneti gravidi, di ulivi dal tronco imponente. Scrissi anche della passeggiate del plenilunio d’agosto allestita dal compianto Alfredo Aquaro, notaio a Milano e grande uomo di fede. Non potevo più cavalcare la sella e non potetti infilarmi nel corteo di pedalatori diretti ad una masseria, fulcro del lavoro contadino, dove Nico Blasi all’arrivo, descriveva con sapienza le linee architettoniche, la storia, la produzione e la sua qualità antica e recente della struttura rurale… I ciclisti lo ascoltavano a bocca aperta, felici di scoprire il fascino di luoghi a loro fino a quel momento sconosciuti.
Prima di ripartire Aquaro dava a ciascuno un regalo e una volta a Benvenuto Messia addirittura una tre ruote fiammante. Lo ricordo spesso, Alfredo Aquaro. Lo rividi l’ultima volta in coda alla processione della Madonna della Consolata in via Papa Domenico, che si allarga proprio di fronte a quella chiesa. Scioltosi il corteo liturgico, Aquaro acquistò mezzo sacchetto di arachidi e nocciole per due bimbi sfortunati che gli stavano a cuore. Ma questa è un’altra storia, sicuramente nota a Nico Blasi, amico fraterno del notaio, che aveva lo studio in Foro Bonaparte.
Una sera, con Oronzo Carbotti, collaboratore di “Umanesimo” con articoli sui mestieri di una volta e sulle tradizioni, lo seguii fino all’ospedale, dove lui doveva passare la notte per assistere il padre, ricoverato da giorni. Grazie a lui, giorni dopo, conobbi un bravissimo ebanista di cognome Brescia, che faceva sculture di alto livello ed era in grado di rispondere con garbata e singolare ironia a quella di NicoBlasi, spiritoso e divertente. Sarebbero tanti gli episodi da snocciolare.
A volte m’invitava nella tipografia in cui stava confezionando il giornale, in letizia. Di quando in quando fa le cose serie giocando, senza mai distrarsi. Peppino Montanaro, tanti anni fa solerte collaboratore del sindaco Alberico Motolese e lettore accanito di libri e quotidiani (appassionato ai racconti di Gaetano Afeltra, al quale mi fece portare un piccolo trullo di Peppino Cito), nella sua campagna mi disse: “Se Nico Blasi a Martina non ci fosse, bisognerebbe inventarlo”. Pierino Pavone, noto cappottaro di Martina con punto vendita a Cutrofiamo, nel Leccese, con la mente piena delle imprese di papa Galeazzo, durante una passeggiata serale tra le vie e viuzze della città dei trulli e del belcanto, parlandomi del suo mestiere e “du Curdunnìdde”, riferendosi a Nico disse: “Quello è geniale”. Infaticabile, un’idea dietro l’altra, grande ricercatore, conoscitore anche di masserie, grande comunicatore, quando passa per le vie della sua Martina tanti lo salutano con rispetto, altri con confidenza, altri ancora gli stringono la mano. Entra spesso dal giornalaio di piazza Roma, dove Paolo, il titolare, lo accoglie fraternamente. Giovani universitari gli chiedono suggerimenti e notizie; una ragazza lo pregò di accompagnarla con le sue amiche e colleghe in una visita a Palazzo Ducale, ricco di dipinti. E’ un personaggio.
Fu il principe di una serata dedicata a Martina allestita dal Rotary di Merate in un salone di Burago Molgora. Una serata sfavillante con il profumo del rosmarino regalato a pacchi da Dino Abbascià, imprenditore ortofrutticolo di Bisceglie con impero a Milano, e quello delle mozzarelle fatte sul posto da Fragnelli e da servire dopo le orecchiette e ogni altro cibo portato, con cuochi e c hef da Martina da Paolo Centrone del Park Hotel San Michele. E anche in quella manifestazione Nico fece il suo brillante intervento, in cui spiegò le qualità dei piatti, mentre il compianto Dino Abbascià, che lo stimava moltissimo, non smetteva di battere le mani. Serata memorabile in cui lui ebbe il posto migliore come socio onorario del club e come martinese illustre.
Nico è un uomo generoso e disponibile. Se lo citi, se scrivi di lui si affretta a chiamarti per ringraziarti. Con me lo ha fatto più volte. Anche quando nella celebrazione dei 700 anni di Martina al Circolo della Stampa di Milano, nel Palazzo Serbelloni in corso Venezia, accennai a lui e a “Umanesimo della Pietra”. In quel salone lo conoscevano tutti: la Sala Montanelli era così gremita che parte del pubblicò debordava nelle sale contigue. Fu Dely Gatti a riferirgli che io avevo accennato, presenti Franco Punzi, presidente del Festival della VaIn seguito venne al Circolo personalmente per la presentazione di un bellissimo volume di foto sulla Puglia e fu intervistato da un cronista dell’Ansa.
Non riesco a ricordare quando l’ho incontrato la prima volta, e dove. A volte il cassettone della memoria non si apre o fa fatica; poi all’improvviso, come per dispetto si spalanca. Ma questo non è elemento indispensabile nell’economia del discorso. L’importante è averlo conosciuto. Adesso non lo vedo, ma ogni tanto lo sento. A volte per salutarlo, altre volte per chiedergli una notizia. Lui sempre pronto a dare risposte adeguate. Non deve avere un buon rapporto con il telefono. In verità è un po’ burbero; ma, se la chiedi, una mano te la dà. Un giorno mi regalo un’arnia a forma piramidale, spettacolare. Non lo fece per disfarsene, perché tra l’altro ben figurava su un mobile del suo ufficio nel ringo, ma per farmi piacere: un gesto di cortesia, di amicizia. Una domenica in piazza Roma gli presentai Francesco Colucci, questore di Lecce e già capo della Squadra Mobile di Milano, e dopo una cordiale conversazione, rimasti soli davanti a una fumante pasta con i ceci indiavolata da un habanero, a casa mia, in via Alfieri, nel centro storico, Francesco commentò: “Sono contento, ho conosciuto una persona ammirevole”. Avrei voluto incontrarlo quando tanto tempo fa Nico stava a Milano con un altro grande martinese, mercamte d’arte di respiro europeo e gallerista in via Brera: il notissimo Guido Le Noci, altro suo amico. Ebbe rapporti anche con Paolo Grassi. Oggi sono lieto di sapere che è entrato a far parte dell’Unesco.

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Il direttore di “Umanesimo della Pietra”
NICO BLASI ACCOLTO NELL’UNESCO
PER I SUOI ALTI MERITI CULTURALI
La storia di Nico, le sue iniziative, la sua
profonda cultura gli hanno fatto meritare
appieno questa soddisfazione, come altre
ricevute nel tempo

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