Il vino italiano più esportato al mondo è il Prosecco

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L’Italia continua a essere il punto di riferimento globale per l’export vinicolo, con il Prosecco che emerge come il protagonista indiscusso della scena internazionale.

Il rapporto Situazione congiunturale del settore vino in Italia nel 2024 ed esigenze rispetto alle traiettorie future, realizzato da Ismea nell’ambito della Rete Rurale Nazionale (RRN) e pubblicato a gennaio 2025, evidenzia come il nostro paese abbia consolidato la sua posizione di leader nell’export di vino, superando la Spagna in termini di volume e mantenendo il secondo posto dietro la Francia in valore.

Tuttavia, nonostante il contesto economico e geopolitico globale incerto, i numeri positivi relativi sembrano confermare la capacità del settore di reagire anche in tempi di difficoltà.

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La leadership globale e la crescente domanda di Prosecco

Secondo i dati raccolti da Ismea, il 2023 ha confermato il primato dell’Italia nell’export vinicolo per volume, con una crescita che ha visto il Prosecco spiccare tra i protagonisti, con il miglior andamento, grazie alla costante domanda internazionale, soprattutto nei mercati anglosassoni e nordamericani.

Il settore vitivinicolo italiano è di fondamentale importanza per l’economia nazionale, non solo per la sua tradizione e cultura, ma anche per il suo impatto economico. L’Italia, infatti, è il primo Paese produttore di vino al mondo, con una media di 47 milioni di ettolitri annui, e al contempo si conferma come il principale esportatore mondiale in volume, con oltre 22 milioni di ettolitri esportati.

Il successo del Prosecco è, infatti, simbolo non solo della qualità ma anche di una risposta alle nuove tendenze nei consumi degli italiani, che preferiscono spumanti freschi e dal profilo aromatico versatile rispetto ai vini rossi tradizionali e che sono in grado di trainare l’economia di un intero comparto se intercettati.

Questo fenomeno è il risultato di un ampio processo di adattamento del settore vinicolo italiano alle nuove esigenze del mercato globale, tra cui un crescente interesse per i vini a bassa gradazione alcolica e per quelli biologici e sostenibili.

A questo si aggiunge l’incremento delle superfici vitate ristrutturate, con circa 330 mila ettari di vigneti che sono stati rinnovati grazie agli incentivi pubblici, migliorando la qualità e la competitività dei vini italiani.

La sfida della sostenibilità e l’evoluzione dei consumi

L’evoluzione del settore vitivinicolo italiano non si limita alla crescita dell’export, ma si interseca con cambiamenti profondi nei consumi. Il rapporto ISMEA evidenzia infatti un cambiamento nelle preferenze dei consumatori, con un declino nella domanda di vini rossi e un aumento dell’interesse per spumanti e vini a bassa gradazione alcolica, segno di una maggiore attenzione agli aspetti salutistici e di sostenibilità.

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Le nuove generazioni, in particolare, sono sempre più attente all’origine e all’impatto ambientale dei prodotti che consumano, un fattore che spinge le aziende a rinnovarsi per rispondere ai cambiamenti nell’enoturismo.

In questo contesto, quindi, è chiaro che le politiche agricole comuni dell’Unione Europea, attraverso strumenti di supporto finanziario, sono essenziali per favorire una crescita equilibrata e sostenibile, sia a livello nazionale che europeo.

Il settore vitivinicolo, infatti, si trova di fronte a sfide importanti che richiedono un adeguamento alle mutevoli dinamiche di mercato e un rinnovamento delle strategie di comunicazione per coinvolgere il pubblico più giovane, sempre più sensibile a temi come la sostenibilità ambientale e la responsabilità sociale.

L’analisi di queste tendenze è oggi importante soprattutto se si considera che il commercio globale del vino ha subito un calo in volume e valore nel 2023 a causa della riduzione dei redditi reali, dell’eccesso di scorte post-pandemia e del cambiamento delle preferenze dei consumatori.

Più in dettaglio, le esportazioni mondiali in volume sono scese sotto la soglia dei 100 milioni di ettolitri, il 6% in meno rispetto al 2022 e ben al di sotto del livello massimo che era stato raggiunto nel 2021, pari a 110 milioni di ettolitri. Le esportazioni in valore si sono poi attestate a 36 miliardi di euro, il 4,7% in meno rispetto al 2022.

Analizzare i nuovi trend, di fatto, aiuta a orientare le strategie di adattamento del settore vitivinicolo alle sfide globali, ottimizzando le opportunità e rispondendo in modo proattivo ai cambiamenti economici e sociali che stanno influenzando il mercato del vino.

Prospettive future: continuità o cambiamento?

Nonostante le difficoltà economiche globali e la moderazione dei consumi, le prospettive per il settore vinicolo italiano non sono necessariamente negative. Se da un lato le incertezze geopolitiche e la recessione economica potrebbero frenare la crescita, dall’altro il settore mostra segni di resilienza grazie alla sua capacità di adattamento e innovazione.

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La qualità, il rispetto delle tradizioni e l’impegno e la ricerca sulla sostenibilità sono i fattori che le imprese italiane dovranno valorizzare per continuare a dominare il mercato globale.

Le sfide future saranno quindi legate alla capacità di rinnovare l’offerta, di orientare la produzione verso vini più leggeri e salutari e di rafforzare la comunicazione in modo da attrarre le nuove generazioni.

In questo contesto, il Prosecco rappresenta il modello di successo da replicare, ma con una visione rivolta alle esigenze emergenti, che richiederanno un equilibrio tra tradizione e innovazione.





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