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L’articolo di un giornale olandese su presunti pagamenti sottobanco ha scatenato anche in Italia un’ondata di attacchi strumentali alle associazioni ambientaliste.
di Sandro Angiolini
27 gennaio 2025
Tra le tante notizie su temi ambientali che sono arrivate questa settimana dall’estero (incluso il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sulla lotta al cambiamento climatico) ce ne sono due che provengono dall’Olanda; comincio da quella di cui hanno parlato con grande clamore tutti i media, europei e italiani.
Un noto quotidiano olandese ha infatti denunciato di essere venuto in possesso di documenti che attesterebbero pagamenti “sotto banco” (sembra 700.000 euro) da parte dell’ex-vicepresidente della UE Franz Timmermans ad associazioni ambientaliste per influenzare il dibattito politico, soprattutto nel mondo agricolo, a favore dei programmi favorevoli alla transizione ecologica (il cosiddetto “Green Deal”). Tra gli esempi riportati nell’inchiesta ci sarebbe una campagna a favore della contestata Nature Restoration Law, (la legge sul ripristino della natura degradata) che secondo il quotidiano sarebbe stata “promossa da un’organizzazione coordinata di 185 associazioni ambientaliste”.
Le reazioni in Italia, specialmente da parte di una nota e molto influente organizzazione di categoria agricola, sono state feroci: si è parlato anche della conferma di un “imbroglio verde” ai danni dell’intero settore. Molti media di orientamento conservatore hanno preso spunto da questo notizia per accusare gli ambientalisti e le loro associazioni di varie colpe, chiedendo di sospendere immediatamente qualsiasi finanziamento europeo a loro favore.
Viviamo in un mondo in cui tutto è possibile, tuttavia queste invettive mi lasciano molto perplesso, per i seguenti motivi:
– nonostante la notizia sia del 22 gennaio scorso (e Timmermans abbia subito dichiarato di attendere serenamente il corso dell’inchiesta) non è apparso più nulla dall’Olanda. Se davvero le prove del giornale erano così fondate un media di solito ci lavora sopra un bel po’, e a lungo: perché niente altro è stato pubblicato e/o ripreso?
– per chi non lo sapesse, in virtù di un regolamento UE sono almeno 25 anni che la Commissione eroga (modesti) finanziamenti sia ad associazioni ambientaliste che agricole per attività di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica su diversi temi (dall’educazione alimentare ai rischi per la salute derivanti dall’inquinamento), comprese quelle che “coprono anche la comunicazione istituzionale sulle priorità politiche dell’Unione”, il tutto secondo norme e controlli precisi. Non vorrei che il quotidiano olandese avesse confuso una normale campagna informativa, regolarmente selezionata e approvata, per un tentativo di manipolazione;
– ma ciò che più preoccupa è l’uso strumentale e francamente demagogico che alcuni cercano di fare di questa notizia (ammesso che sia poi confermata). Sprecare fondi pubblici è senz’altro un reato (e noi Italiani purtroppo lo sappiamo bene, visto che spesso scopriamo casi di vere e proprie truffe ai danni di vari finanziamenti di origine europea), ma fare di tutta l’erba un fascio non mi sembra giusto. Parlare addirittura di “imbroglio verde” è fantascienza pura, tenuto conto di quanto possono spendere (e spendono – circa 1,5/1,9 miliardi di euro all’anno – a seconda delle fonti) le lobby delle grandi industrie dell’energia fossile, della chimica, della farmaceutica e dell’agroalimentare sui tavoli e sugli uffici di Bruxelles.
E qui vengo alla seconda notizia che è arrivata in questi giorni dall’Olanda: il tribunale della capitale di quel Paese ha infatti dato ragione all’associazione Greenpeace che denunciava il governo per non aver fatto abbastanza contro l’elevato inquinamento del suolo e delle acque causato dalle deiezioni degli allevamenti intensivi di bestiame, di cui l’Olanda tiene il primato in Europa; ora dovranno essere perciò prese misure più concrete per limitarlo entro il 2030.
Concludendo: in periodi difficili fa sempre comodo, ed è sempre più facile, cercare un capro espiatorio per nascondere la nostra incapacità di trovare soluzioni intelligenti ai problemi ambientali (e non solo) che realmente ci colpiscono, e soprattutto di metterle in pratica con trasparenza ed efficacia. Il vero imbroglio mi sembra quello di scaricare le colpe della crisi complessiva che viviamo su chi si impegna per proteggere l’ambiente.
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
È di recente uscito il suo libro “Comunicare meglio-istruzioni per l’uso”, un manuale divulgativo sulle tecniche di comunicazione rivolto ai non addetti ai lavori.
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