L’auto elettrica e l’Occidente: cosa è andato storto (e come si può rimediare)

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Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 


Le vendite in Europa e Stati Uniti sono state inferiori rispetto alle previsioni, con le case che ora corrono ai ripari. Analisi di un flop (prevedibile?) e i possibili rimedi

Marco Bruckner

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Il passaggio all’elettrico sia negli Stati Uniti che in Europa non si sta rivelando semplice, anzi. I numeri di vendite delle auto alla spina sono inferiori alle previsioni, con tutte le conseguenze negative dal punto di vista economico che questo comporta per le case. Sia nel Vecchio Continente che dall’altra parte dell’oceano i consumatori faticano ad abbandonare le vetture con motore termico, per motivi in certi casi simili e in altri differenti. Fatto sta che il dato di vendite delle elettriche del 2024 (+24%), per quanto in crescita, rimane inferiore a quello 2023 (+33%) e a quello del 2021. Va inoltre sottolineato che questa crescita è spinta soprattutto dalla Cina: secondo BloombergNEF, nella Repubblica Popolare nel 2024 sono stati venduti quasi due terzi degli EV (electric vehicle) a livello globale. 

la situazione in europa

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L’andamento delle vendite di auto elettriche nel Vecchio Continente è strettamente legato agli incentivi messi a disposizione dai vari Stati. Il motivo è di puro carattere economico: le vetture alla spina in Europa costano mediamente il 30% delle omologhe endotermiche (dato Bloomberg). Tradotto: quando tramite un aiuto monetario si riesce a colmare o per lo meno a limare questa differenza di prezzo, il consumatore può essere prono ad acquistare un’auto elettrica, anche per via delle regolamentazioni di Bruxelles che vieteranno dal 2035 di immatricolare vetture non alla spina. Quando mancano invece questi contributi, il consumatore sceglie l’endotermico. Quest’ultimo si rivela più economico e anche più pratico: a differenza dell’elettrico non è infatti soggetto ai problemi di infrastruttura di ricarica. Gli obiettivi di vendite che si erano prefissati i produttori europei, dunque, sono lontani. Un dato che, oltre a rappresentare un problema di per sé, ne porta in dote un altro legato alle regolamentazioni europee: sono diverse le case che rischiano multe salate per un mancato rispetto degli standard di emissione europei. 

la situazione negli stati uniti

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Anche dall’altra parte dell’oceano le auto elettriche non godono di grande popolarità, nonostante il marchio più popolare in materia, Tesla, sia proprio americano. Nel 2024 la crescita di vendite per le EV è stata pari al 7%, ma con un’impennata nell’ultimo quarto: la minaccia di Trump di eliminare i crediti d’imposta per l’acquisto di questi veicoli potrebbe aver spinto diversi consumatori ad aprire il portafoglio prima dell’insediamento del nuovo presidente. Convincere il consumatore medio americano, tendenzialmente poco interessato agli elementi più tecnologici o sfarzosi di un’auto, a passare all’elettrico non è semplice. Anche per una questione pratica, ovvero le grandi distanze che mediamente gli americani coprono in auto. Questo aspetto, legato a quello dell’infrastruttura di ricarica, con la maggior parte delle colonnine distribuite sulle coste, porta le vendite di EV a crescere in maniera modesta. 

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la crisi automotive e la cina

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L’industria automobilistica ha un grosso peso sia di stampo economico che occupazionale in Europa come negli Stati Uniti. Scarsi risultati in termini di vendite, va da sé, comportano rischi dal punto di vista dei posti di lavoro e non solo. Incassare poco significa dover rivedere gli investimenti, correndo il pericolo di rimanere indietro anche dal punto di vista tecnologico. Una situazione già di per sé non semplice da affrontare per i colossi automotive europei e statunitensi, a cui va ad aggiungersi una competizione sfrenata delle case cinesi. Quest’ultime stanno ottenendo risultati migliori delle rivali occidentali per quanto riguarda le vendite di veicoli elettrici. Oltre al vastissimo mercato interno, i marchi della Repubblica Popolare stanno iniziando ad attrarre anche i consumatori occidentali grazie a modelli all’avanguardia con listini competitivi. Un problema a cui Stati Uniti ed Unione europea hanno risposto imponendo dazi (da sottolineare che l’Ue ha introdotto quest’ultimi per rispondere alla concorrenza considerata sleale delle case cinesi, che verrebbero aiutate cospicuamente dallo stato centrale). Quella delle tariffe può essere una soluzione efficace sul breve periodo, ma non risolve il problema principale, ovvero che i modelli elettrici occidentali vendono poco. 

si può rimediare?

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La fiducia dei costruttori occidentali, in particolare quelli europei, sulla reale possibilità di un passaggio totale all’elettrico realizzato nei tempi stimati sta venendo a scemare. Le case europee si mostrano sempre più preoccupate dai vincoli di Bruxelles e dalle scadenze imminenti in termini di riduzione di emissioni. Scadenze che se non rispettate, e la sensazione è che in molti non le riusciranno a rispettare, potrebbero portare a multe salatissime. Per cercare di ravvivare il mercato dell’elettrico, alcuni marchi stanno proponendo modelli a prezzi più contenuti, come ad esempio la Citroën e-C3. Prezzi più abbordabili possono sicuramente attrarre più consumatori, ma, come detto in precedenza, l’andamento del mercato delle EV nel Vecchio Continente pare direttamente correlato ai contributi statali. Che le case sperano di ritrovare nel futuro breve. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, l’insediamento di Trump lascia aperte diverse incognite. Il presidente si è detto più volte scettico nei confronti delle elettriche, ma allo stesso tempo è sostenuto da Elon Musk, amministratore delegato di Tesla. Negli scorsi mesi le case hanno chiesto il mantenimento dei crediti d’imposta per le vetture EV. Da vedere, dunque, come agirà il tycoon. Per il momento, ciò che accomuna la situazione legata all’elettrico negli Stati Uniti e in Europa è l’incertezza



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