“Atto clamoroso e non dovuto. Acceleriamo le riforme, qualcuno sta giocando sporco”

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Pietro Pittalis, avvocato, è deputato di Forza Italia e responsabile del dipartimento Giustizia degli azzurri. Quando lo raggiungiamo sta uscendo dalla Commissione giustizia, convocata in vista dell’incardinamento nei lavori dell’Aula delle riforme del sistema giudiziario. La maggioranza è decisa a non farsi intimidire dalla sventagliata di avvisi di garanzia piovuti ieri in prime time. Interviene anche Barbara Berlusconi: «Non può sfuggire la coincidenza dell’avviso di garanzia alla premier mentre si discute la separazione delle carriere. Il pensiero va all’avviso di garanzia che ricevette mio padre alla vigilia del G7 di Napoli. Non so se si tratti di giustizia a orologeria ma il pensiero va lì».

Pittalis, c’è chi vuole tornare al clima del 1994? Si tenta di riformare il sistema Giustizia e arrivano, puntuali, gli avvisi di garanzia.
«Qualcuno sembra voler ripercorrere, nel metodo, quello che accadde nel 1994. Senza comprendere che la politica ha preso finalmente coscienza del proprio ruolo, non è più disposta a subire la supplenza da parte della magistratura. E dunque la politica continuerà a fare le riforme sul fronte della giustizia, che piaccia o no a quei settori, pur minoritaria, della magistratura requirente politicizzata».

La maggioranza, dunque, va avanti lungo il percorso delle riforme previste, la separazione delle carriere, il nuovo Csm, la riforma della prescrizione?
«Con ancora maggiore convinzione e determinazione. Perché questa degli avvisi di garanzia è la reazione certificata di chi probabilmente ha vissuto nel corso di questi anni pensando di poter dettare le regole e perfino di scrivere le leggi. I fatti sono chiari».

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L’uso del volo di Stato, tra i velivoli preposti ai rimpatri, non appare congruente con l’accusa di peculato. Si può discutere sull’opportunità del rimpatrio ma non sulla modalità…
«Peculato e favoreggiamento sono reati fuori scala. È chiaro che è il tentativo di delegittimare chi non è ricattabile, chi non ha scheletri nell’armadio. Hanno voluto colpire in maniera strumentale, clamorosa, rumorosa la Presidente del Consiglio, che non aveva mai ricevuto avvisi di garanzia, il Ministro della Giustizia, che è un magistrato, il Sottosegretario Alfredo Mantovano, anch’egli ex magistrato, e il Prefetto Piantedosi, oggi Ministro degli Interni. Personalità legate tra loro da una profonda conoscenza del diritto e una puntuale osservanza delle leggi e delle regole».

Fuori scala nel senso che non era un atto dovuto?
«Ma quale atto dovuto? Al contrario. Per la qualità delle personalità istituzionali interessate e per la natura delle accuse, tutto avrebbe suggerito una maggiore cautela. Chiunque può fare un esposto alla Procura, certo, ma le Procure devono fare gli accertamenti del caso prima di far partire un atto giudiziario. La Procura di Roma è stata imprudente: a fronte di un esposto del genere si apre un fascicolo art.415, contro ignoti. Non si crea questa sorta di discredito delle istituzioni. Marketing giudiziario allo stato puro, quella degli avvisi di garanzia alla premier. Diametralmente opposta ad un riserbo istruttorio, che in simili circostanze sarebbe doveroso. Guarda caso, invece, lo si fa proprio nelle giornate in cui maggioranza e governo sono impegnate nel riequilibrio di certi strapoteri: proprio domani (oggi per chi legge, ndr.) viene incardinata al Senato la separazione delle carriere».

Come definirebbe l’iniziativa della Procura di Roma?
«Viene difficile anche trovare l’aggettivo giusto: stampalata, bizzarra, esorbitante. Scelga lei. Tesa a fermare la riforma della giustizia, in ogni caso».

Quando sono campate per aria, le querele di parte si archiviano.
«Le querele vanno esaminate, qui l’auspicio è che venga archiviato un procedimento che non ha alcuna base. L’iscrizione nel registro degli indagati indica come si sia voluto dare un segnale e come la magistratura si sia indirizzata verso una parte politica in particolare. Qui qualcuno sta giocando sporco».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.

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