“Giustizia a orologeria, si poteva aspettare e valutare meglio”

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Sulla vicenda del cittadino libico Osama al Najem, conosciuto come Almasri, c’è stata “una giustizia a orologeria, perché la decisione di iscrivere nel registro speciale degli indagati presso il Tribunale dei ministri da parte del procuratore di Roma è avvenuta il giorno prima dell’intervento in aula dei ministri Nordio e Piantedosi, che dovevano raccontare quello che è successo”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, ospite a “Dritto e rovescio” su Rete4. “Guarda caso, proprio il giorno prima arriva questa decisione da parte di un magistrato. Si poteva aspettare forse qualche giorno, valutare meglio. Perché tanta fretta nel prendere questa decisione? Insomma, a pensare male ogni tanto si fa bene”, ha affermato Tajani.

Almasri è un “personaggio pericoloso” e in quanto tale “è stato accompagnato nel suo Paese di origine, cioè la Libia, con un aereo di Stato: non si poteva caricare su un aereo di linea, data la pericolosità”, ha detto il vicepremier. “C’è da domandarsi perché la Corte penale internazionale non ha fatto richiesta di arresto quando lui era in un altro Paese europeo, ma l’ha fatto proprio mentre era in Italia. Non vorrei che ci fosse veramente un attacco politico, anche magari con il sostegno di qualcun altro all’estero. Ma non va bene così perché si fa anche un danno all’immagine del nostro Paese finendo su tutti i giornali internazionali, come se metà dei membri del governo fossero dei pericolosi criminali perché sono indagati dalla magistratura. Ma non è che chi legge il Financial Times o un altro giornale sa esattamente cosa succede”, ha affermato il ministro. “Addirittura un quotidiano ha messo pure me tra gli indagati. Il Fatto Quotidiano oggi ha messo in prima pagina i quattro indagati, io non sono indagato, però va bene, fa lo stesso”, ha aggiunto.

“Qualche giorno prima alcuni magistrati avevano protestato in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario abbandonando le aule di giustizia quando parlava il rappresentante del governo, invocando la Costituzione. Ma la Costituzione dice che il potere legislativo spetta al Parlamento. Le regole, le leggi le scrive il Parlamento, non le scrive la magistratura. Detto questo, la stragrande maggioranza dei magistrati non credo che la pensi come chi vuole travalicare il proprio potere”, ha dichiarato Tajani.

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In Italia è necessario “depoliticizzare la magistratura”, ha affermato il ministro. “È una storia antica quella di alcune parti della magistratura. Perché siamo contrari noi di Forza Italia alle correnti dentro la magistratura? Perché vogliamo la riforma della giustizia? Proprio per depoliticizzare la magistratura. Le correnti sono la dimostrazione che i magistrati si dividono in partiti politici”. Secondo il ministro degli Esteri, “un servitore dello Stato deve servire lo Stato e basta”, perché “lo Stato serve i cittadini e i cittadini devono avere sempre uno Stato giusto ed equilibrato”.

Nel nostro Paese “serve una riforma della giustizia, che è una cosa molto sentita dai cittadini”, ha ribadito il ministro. “Noi vogliamo un processo giusto, dove l’accusa e la difesa abbiano gli stessi poteri, e vogliamo esaltare la figura del giudice giudicante, cioè colui che tiene la bilancia della giustizia. Tocca al giudice giudicante, il cui ruolo va esaltato, decidere se valgono di più le prove dell’accusa o le prove della difesa”, ha affermato. “Un processo giusto e rapido aiuta anche la nostra economia perché c’è certezza del diritto. Se un investitore straniero vuole venire in Italia e pensa che come entra viene indagato, non si sa per quale motivo, poi viene assolto dopo dieci anni, perché dovrebbe investire in Italia? La lentezza della nostra giustizia civile fa un danno del 3 per cento del Prodotto interno lordo”, ha detto Tajani, sottolineando che “la questione giustizia non è un capriccio”. “Noi stiamo qui a combattere una battaglia perché è una battaglia a tutela dell’interesse di ogni cittadino italiano”, ha aggiunto.

Il magistrato Giovanni Falcone “era un fautore della separazione delle carriere”, ha ricordato il ministro. “C’è una lunga intervista dove lui diceva che era favorevole alla separazione delle carriere. E allora lui era un pericoloso nemico della magistratura? Mi pare che è uno dei magistrati più famosi, vittime della mafia, più coraggiosi. Eppure non la pensava come i magistrati che dicono che si viola la Costituzione facendo questa riforma. Allora pure Falcone era favorevole alla violazione della Costituzione.”, ha affermato Tajani. “Io vorrei portare ad esempio ai nostri giovani questi magistrati, il giudice Livatino, Rocco Chinnici, magistrati che hanno sacrificato la loro vita per difendere la giustizia, non per fare propaganda politica”, ha concluso.

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