Accordo tra prefetture e camere di commercio. In 4 anni interdittive cresciute del 1.185%
C’è una sola cosa che mette d’accordo la politica, le imprese, la gente comune, la scuola e gli enti pubblici: la lotta alla mafia non deve arrestarsi. Solo che non è mai ben chiaro che cosa si deve fare, perché il mafioso non si presenta con il gessato da gangster o con la lupara in mano. Spesso invece si presenta come un socio che vuole «salvare» un’azienda non molto florida, oppure si presenta con una pec al Registro delle imprese per fondare una nuova azienda. Sembra sempre tutto normale, fino a quando il tumore, ossia la mafia, non si espande, divorando l’intero organismo, la comunità che lo circonda. È per questo che oggi lo Stato ha uno strumento in più per combattere le infiltrazioni mafiose, ed è l’intelligenza artificiale. Ne ha parlato il 29 gennaio il prefetto di Venezia Darco Pellos all’avvio della tre giorni «Mafie in Veneto – Presenza nell’economia e nell’ambiente», organizzata dalla Sezione regionale del Veneto dell’Albo Gestori Ambientali con Unioncamere Veneto, Libera, e il Comitato Imprenditoria Femminile della Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura Venezia e Rovigo.
Scovare «stranezze» nei bilanci
«Grazie ad un accordo con Infocamere – ha spiegato Pellos – le prefetture potranno avere attraverso l’IA un accesso molto più rapido ad alcune informazioni utili per metterci in allarme nei confronti delle imprese che hanno variabili sospette, le interdittive antimafia sono senza dubbio utili e continueranno ad essere fatte secondo il metodo tradizionale, ma ci sono altre informazioni che opportunamente elaborate possono metterci in grado di controllare». In questo settore Azienda Zero, solo per fare un esempio tra le tante aziende pubbliche regionali, sta già lavorando con sistemi complessi utili di questo tipo. L’utilizzo dell’intelligenza artificiale applicato all’immensa mole di informazioni di Infocamere, potrebbe scovare le aziende che hanno passivi pesanti che superano il capitale investito, o che siano entrate in contatto con altre aziende in qualche modo collegate a soci «attenzionati», o altri indicatori di bilancio che portino a fatturazioni sospette. Tutte informazioni che potranno essere verificate con il controlli delle forze dell’ordine, ma così le prefetture, a fronte di una corposa lista di aziende che si propongono di lavorare per gli enti pubblici, potrebbero avere dei bollini rossi o verdi che indichino chi è più o meno affidabile.
Le interdittive aumentate del 1.185 per cento rispetto a 4 anni fa
«Altro elemento utile è il caschetto con chip incorporato e personalizzato che ogni operaio che entra in cantiere dovrebbe avere – spiega ancora il prefetto di Venezia – che permetterebbe di individuare subito tutta la filiera della sua azienda». Quanto al radicamento sul territorio sia Libera che il dipartimento di Economia di Ca’ Foscari hanno fornito dati e numeri che fanno drizzare i capelli. Nel biennio 2022-2023 i beni confiscati alla mafia in Veneto hanno raggiunto quota 492, nel 2014 erano «solo» 98. Nello stesso biennio le prefetture venete hanno emesso 270 interdittive antimafia, un numero sideralmente maggiore rispetto al biennio 2018 -2019 e che fa segnare un 1.185% per cento in più. Nel 2022 e nel 2023 si sono registrate 22.074 operazioni sospette (versamenti-prelievi-transazioni che indicano sospetti riciclaggi), +29% rispetto al biennio pre Covid. Ultimo numero esemplare: 55.824 denunce per «reati spia» (estorsioni, usura, riciclaggio, false fatture) tra il 2022 e il 2023, + 68% di incremento rispetto al 2018-2019, la maggior parte di questi reati (6.040) sono stati commessi a Verona.
Faro puntato sulle Olimpiadi Invernale
A giudicare dai numeri sembra quasi il coronavirus abbia messo l’acceleratore alle mafie. Ora, dice l’avvocato di Libera Marco Lombardo, gli occhi sono puntati sulle olimpiadi invernali Milano-Cortina: «Abbiamo ottenuto da Simico una link al sito che ci permetta sempre di sapere lo stato di avanzamento dei lavori, le aziende impegnate e i subappalti, è un primo passo verso la trasparenza che ci aiuta a tenere monitorata una delle opere pubbliche più importanti del nostro Paese».
Approfondito e ricco lo studio di Ca’ Foscari, vale una frase su tutte: «Dove c’è un’azienda infiltrata, tutta la società attorno si impoverisce». All’incontro di mercoledì ha partecipato anche l’ex procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi, che ha ufficializzato la sua nomina a consulente della commissione parlamentare antimafia: «Non bastano le segnalazioni sospette, serve la cultura della legalità : imprenditori e attori economici sanno chi hanno davanti».
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