di Fiorenzo Dosso
Da quando questa rubrica è stata ideata – per volontà del massimo docente di ‘Storia del Monza’ che è Adriano Galliani – abbiamo narrato indimenticabili partite e raccontato leggendari personaggi biancorossi. Tra i mille riscontri positivi, la gran quantità di like e i numerosi commenti pieni di brividi e di suggestioni, spunta – ogni tanto – pure qualcuno che ci chiede di focalizzarci anche su figure meno amate e più discusse. Perché, constatazione ineccepibile, in un periodo così lungo non può sempre essere stato tutto rose e fiori. Indipendentemente dalla categoria e dai risultati.
La visita del Verona arriva a proposito per ammettere, con onestà e schiettezza, che – relativamente ai miei trentennali rapporti con gli allenatori del Monza – si sono effettivamente verificate alcune situazioni, diciamo così, di reciproca… disistima.
La visita del Verona capita, però, (anche) a fagiolo per celebrare la partita più iconica dell’unica stagione biancorossa di un grandissimo centravanti, arrivato nel mercato di novembre e fondamentale (14 gol in 23 gare) per la conquista di una salvezza che, a un certo punto, sembrava terribilmente complicata.
E – credetemi – i clamorosi meriti di Mimmo Francioso sovrastano nettamente le profonde divisioni (mie e di parecchi colleghi) che si instaurarono con Mister Bolchi, alias Maciste.
Il corrispondente-tifoso che ero partiva da una sorta di romantico pregiudizio per estendersi ad (almeno) un paio di inoppugnabili verità. Riconosco, quindi, il mio peccato originale nel fatto che le colpe per l’esonero del mitico Gigi Radice (al quale Bolchi subentrò) dovevano essere imputate interamente alla società. Mentre l’accantonamento di un’altra ‘nostra’ leggenda come Fulvio Saini e l’essere ostinatamente ancorato a un calcio ormai superato erano responsabilità ascrivibili in toto al tecnico milanese.
Da un paio di stagioni erano stati introdotti i 3 punti a vittoria, una autentica rivoluzione copernicana, che aveva spazzato via il motto (un mantra soprattutto in Serie B) dei “pareggi che muovono la classifica”. Pensare di salvarsi con una sfilza di ‘x’ rappresentava pericoloso retaggio di un passato ormai morto e sepolto. Il Monza di Bolchi partì con ben 6 pareggi consecutivi, ovvero 6 punti. Alla lapalissiana constatazione di un collega che “3 vittorie e 3 sconfitte ne avrebbero portati 9” ci beccammo una indimenticabile intemerata che sancì, di fatto, l’inizio di rapporti conflittuali tra la ‘prensa’ monzese e il tecnico.
A cavallo tra la fine del girone d’andata (sconfitta 3-2 a Perugia con gli umbri avanti di tre gol dopo un’ora di gioco) e l’inizio di quello di ritorno (2-2 al Pescara con i padroni di casa a rimontare in appena 3’ il doppio vantaggio di Campolonghi) anche la pazienza di Giambelli – sfiancato da 11 pareggi in 15 partite (con 2 successi e 2 ko) – è ormai al culmine.
La stampa, nazionale e locale, presenta la gara al Brianteo datata 8 febbraio 1998 come l’ultima spiaggia per due allenatori in evidente crisi di gioco e di risultati. Perché, dato a Bolchi ciò che era di Bolchi, pure Gigi Cagni a Verona se la stava passando tutt’altro che bene.
Ed è a questo punto che irrompe prepotentemente sulla scena il vero protagonista – positivo e indimenticabile – di questo racconto: Mimmo Francioso.
Amici e colleghi giovani lo indicano come il più grande centravanti puro della storia del Monza.
Noi – con i capelli bianchi in testa e tanto Sada nel cuore – abbiamo avuto la fortuna di vedere all’opera gente del calibro di Braida, Silva, Pradella, Casiraghi e di entusiasmarci per i racconti di chi visse l’epopea di Milani (unico giocatore del Monza a vincere la classifica cannonieri in B).
Noi – con qualche ruga in più sul viso e molto biancorosso negli occhi – non osiamo addentrarci nel giochetto di classifiche complicate e soggettive. Personalmente, tuttavia, non ho nessuna difficoltà ad ammettere che, da trentanni a questa parte, nessun numero 9 mi ha entusiasmato tanto come il bomber di Brindisi.
Che quel pomeriggio sciorinò la gamma completa dell’infinito repertorio di un bomber di classe assoluta: prima rete con spettacolare tuffo di testa, seconda con ciclonico destro all’incrocio dei pali, terza con rapinosa scivolata mancina ad anticipare di un soffio l’avversario diretto.
Per chi volesse gustarseli, i gol sono perennemente disponibili in rapida sequenza su YouTube.
Per chi si nutre di suggestioni consiglio, invece, uno sguardo al tabellino qui sotto: un grande ex (Marco Baroni, che quel giorno ebbe la sfortuna di dover marcare l’incontenibile Francioso) e un futuro magnifico capitano e ora ottimo dirigente (Vincenzo Iacopino, al quale Cagni concesse solo un quarto d’ora a partita ormai compromessa).
Per il corrispondente-tifoso che ero, due romantici risvolti: espulso a Perugia, Maciste aveva beccato due turni di squalifica e in panca c’è il cuore biancorosso di Romano Cazzaniga. Che, subito dopo il gol del Verona che riapre la partita, decide (mi piace pensare in piena autonomia) di togliere una punta (Roberts) per affidarsi all’esperienza e alla classe di Saini. Tempo una decina di minuti e proprio dai piedi del capitano partirà il tracciante che innescherà la seconda gemma di Mimmo. Quella che, in pratica, chiuderà la gara.
Monza-Verona datata 8 febbraio 1998: quando le prodezze di un grande centravanti sovrastano i differenti punti di vista tra un giornalista e un allenatore. Perché è fisiologico che non si può piacere a tutti. E non tutti possono piacere a noi.
Domenica 8 febbraio 1998. Monza, Stadio Brianteo:
MONZA-VERONA 5-1 (2-0)
MARCATORI: Francioso (M) al 14’ pt – Zappella (M) al 43’ pt – Ghirardello (V) al 13’ st – Francioso (M) al 25’ st – Francioso (M) al 40’ st – Crovari (M) al 45’ st.
MONZA (4-4-2): Abbiati; Galtier, Moro, Sadotti, Zappella (30’ st Modica); Crovari, Cavallo (25’ pt Cretaz), D’Aversa, Erba; Francioso, Roberts (15’ st Saini). A disposizione: Radaelli, Gallo, Antonelli. Allenatore: Bolchi (squalificato, in panchina Cazzaniga)
VERONA (4-3-3): Battistini; Lucci, Baroni, Vanoli, Siviglia (1’ st Ghirardello); Giandebiaggi, Corini, Colucci (9’ st Binotto); Esposito, De Vitis, Aglietti (30’ st Iacopino). A disposizione: Iezzo, Caverzan, Giunta, Manetti. Allenatore: Cagni
ARBITRO: Lana di Torino.
NOTE: Espulso D’Aversa al 18’ st per somma di ammonizioni. Ammoniti: Galtier, Zappella, Abbiati, Colucci e Vanoli. Spettatori (paganti + abbonati) 2.107; Incasso totale Lire 36.368.000
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