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La classifica sulla qualità della vita stilata dal Sole 24 ore nel 2024 colloca Bologna al diciottesimo posto nella sezione “ricchezza e consumi”, registrando un calo di quindici gradini rispetto all’anno precedente. Se è vero che – come ha affermato il sindaco Matteo Lepore – i parametri posti quest’anno hanno penalizzato tutte le città metropolitane (tra le quali Bologna rimane comunque prima nella classifica generale), la questione abitativa ha avuto un impatto significativo su questo risultato.
Alberto Zanni, presidente nazionale di Confabitare, evidenzia le preoccupazioni dei cittadini riguardo a questa problematica: “Avevamo previsto molte delle difficoltà che oggi sono sotto gli occhi di tutti – spiega –. Le abitazioni vengono spesso acquistate o affittate a prezzi insostenibili da un ceto medio ormai stremato. La capacità di reagire a questa situazione sembra mancare, ostacolata sia dal conformismo sociale (rilevato attraverso un sondaggio commissionato da Confabitare a Demetra) sia dall’esasperazione della popolazione bolognese, costretta a impiegare tutte le proprie energie nella mera sopravvivenza quotidiana, senza risorse per immaginare o costruire un futuro diverso”.
Zanni sottolinea inoltre la necessità di sviluppare politiche abitative adeguate, criticando l’Amministrazione per non averle ancora implementate: “Le promesse fatte, specialmente in ambito abitativo, si sono dimostrate inefficaci o non realizzate – sottolinea il presidente di Confabitare –. L’annuncio di 10.000 nuovi alloggi e il recupero di 11.000 immobili sfitti, ad esempio, rimangono parole prive di riscontro tangibile. Iniziative come l’Agenzia sociale per l’affitto sono state insabbiate e sostituite da progetti nebulosi come la Fondazione dell’Abitare, che ad oggi non è ancora operativa. Nel frattempo, le fasce più vulnerabili della popolazione: studenti, giovani, famiglie a basso reddito e lavoratori precari, continuano a pagare il prezzo di questa inazione, trovandosi esclusi dal mercato immobiliare. Anche chi ha risorse economiche sufficienti lamenta difficoltà crescenti nell’accedere a soluzioni abitative adeguate, mentre il Comune non sembra offrire risposte concrete ai proprietari immobiliari”.
I dati della classifica del Sole 24 Ore pongono Bologna al novantanovesimo posto per la mensilità necessaria a comprare casa e al novantunesimo per il canone medio di locazione. Sebbene questo parametro sia sceso del 28,5% rispetto all’anno precedente, rimane comunque il doppio della media nazionale (gli euro spesi ogni mese per appartamenti nuovi di 100 metri quadrati in zona semicentrale sono 880, contro una media italiana di 470).
“Questo trend di calo potrebbe continuare nel tempo – afferma Zanni –. Bologna ha ormai raggiunto livelli altissimi di canone medio di locazione, quindi è inevitabile che ci sia una flessione. Tuttavia, ciò che serve sono politiche abitative mirate, che riequilibrino i valori del mercato immobiliare. A Bologna, quasi 5.000 appartamenti sono attualmente destinati agli affitti turistici, un dato che richiede un riequilibrio. La città ha svolto un ottimo lavoro nel promuovere la propria immagine e una parte delle abitazioni deve essere riservata ai turisti, ma è fondamentale che un’altra parte torni a disposizione di famiglie e studenti”.
Per questo, secondo Zanni, “sono necessarie politiche abitative mirate, come l’introduzione di agevolazioni fiscali e incentivi per i proprietari che scelgono di passare dagli affitti turistici a quelli tradizionali. È altresì necessario lavorare per rimettere sul mercato i numerosi appartamenti attualmente sfitti, offrendo adeguate garanzie ai proprietari”.
Insomma, le politiche abitative “devono sbloccare un mercato immobiliare ingessato: aumentando l’offerta di case in affitto, si riequilibrano le dinamiche di mercato, con una conseguente riduzione dei canoni di locazione. Alla fine, è il mercato stesso a determinare il prezzo, e creare le condizioni per una maggiore disponibilità di alloggi è la chiave per rendere gli affitti più accessibili”.
Secondo Zanni, la sfida è quella di restituire a Bologna un’identità urbana che rispecchi i bisogni reali della sua comunità: “Il silenzio più assordante è quello dell’Amministrazione – conclude il presidente di Confabitare – che sembra non accorgersi di tutto ciò e non fa nulla per affrontare queste pesanti problematiche, né ne parla mai. Urge un cambio di direzione che metta al centro le persone, le imprese e il loro diritto a una vita dignitosa”.
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