Verona, la madre della quindicenne trovata morta per sospetta overdose: «Me l’hanno uccisa, c’è un testimone»

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di
Beatrice Branca

San Bonifacio, la ragazza aveva problemi di tossicodipendenza: indagato lo spacciatore che avrebbe ceduto la dose fatale

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«Non ce la faccio. Ho perso una figlia e nessuno mi ha aiutato a salvarla. Nessuno potrà riportarmela indietro. Chiedo giustizia». A parlare disperata con la voce rotta dal pianto è la madre della ragazza di 15 anni italo-tunisina, trovata morta lunedì dai carabinieri in un appartamento Ater abbandonato a San Bonifacio, in via Ambrosini. Con lei c’è una delle figlie più grandi che cerca di darle sostegno dicendole di non preoccuparsi, perché la verità verrà presto fuori. «Ho tre figlie e lei era la più piccola – racconta la donna in lacrime -. L’ultima volta l’ho vista domenica ma non mi aveva detto dove stava andando». 

«Lì ce l’hanno portata»

In realtà la ragazza non tornava a casa a Verona da giorni e non era la prima volta che si allontanava dalla sua abitazione anche per più di 24 ore, senza rientrare quindi nemmeno per dormire. «Sto raccogliendo le testimonianze di alcune conoscenti di mia figlia – dice la madre -. Qualcuno mi ha riferito di averla vista prendere un treno in stazione Porta Nuova con una donna brasiliana che l’avrebbe poi condotta nell’appartamento Ater dove è stata trovata morta. In quella casa oltre a loro due ci sarebbero stati anche una ragazza e tre ragazzi marocchini. Non so poi lì che cosa sia successo. Temo che l’abbiano drogata per abusarne. Ho paura che me l’abbiano uccisa. Poi i vicini hanno chiamato i carabinieri e alle 14 di lunedì ho ricevuto quell’orribile telefonata in cui mi comunicavano che mia figlia era morta».




















































C’è un indagato

Prima di andare incontro al suo tragico destino, la ragazza avrebbe scritto alle sue amiche dei messaggi, dicendo che stava andando a San Bonifacio, dove la attendeva una sorpresa. «Ho intenzione di tornare dai carabinieri – aggiunge la mamma – con un testimone che potrebbe rivelare che cosa sia veramente accaduto alla mia bambina». Intanto c’è un nome ora iscritto nel registro degli indagati. Quello di un cittadino nordafricano senza fissa dimora che, secondo gli inquirenti, avrebbe potuto vendere della droga alla 15enne, provocandone la morte. Una delle ipotesi della procura è infatti che la giovane sia deceduta per overdose. Una tesi che potrà essere eventualmente confermata solo dall’autopsia, il cui incarico verrà conferito domani alla dottoressa Federica Bortolotti, professoressa ordinaria di medicina legale all’Università di Verona. L’indagato non è ancora stato rintracciato e nei suoi confronti non è stata disposta, almeno per il momento, nessuna misura cautelare. L’inchiesta è coordinata dal sostituto procuratore Carlo Boranga che ha aperto un fascicolo di indagine per morte come conseguenza di altro delitto.

Nel tunnel della droga

«Mia figlia non andava più a scuola nell’ultimo anno scolastico perché non era nelle condizioni di farlo – dice la madre -. Ormai era caduta nel tunnel della droga. Per due anni ho allertato i servizi sociali e le forze dell’ordine ma nessuno mi ha voluto ascoltare, mi hanno lasciata sola». Già tre anni fa, quando la ragazza aveva 12 anni, era stata accolta nella Comunità di San Patrignano, centro di trattamento delle dipendenze a Coriano, in provincia di Rimini. «L’avevo allontanata – spiega la madre – perché frequentava un marocchino che la massacrava di botte dalla mattina alla sera e volevo salvarla». Poi però la ragazza era scappata, così come fuggiva spesso anche dalla sua abitazione in città tornando poi dai genitori qualche giorno dopo. Una situazione piuttosto delicata che sarebbe stata monitorata negli anni dai servizi di assistenza sociale del Comune di Verona. «Abbiamo espresso alla madre grandissimo rammarico – dice l’assessora alle politiche sociali Luisa Ceni -. Ha perso la figlia di 15 anni e comprendiamo la sua disperazione. La sua famiglia era seguita dai nostri operatori. Questa tragedia dimostra l’enorme fragilità della nostra gioventù su cui stiamo lavorando. Ci stiamo chiedendo perché spesso questi ragazzi non trovino altre risposte se non nella droga. La morte di questa ragazzina è uno choc per tutta la città».

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30 gennaio 2025 ( modifica il 30 gennaio 2025 | 07:23)

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