Bari, 31 gennaio 2025 – Ancora una volta, la criminalità organizzata di Bari Vecchia torna sotto i riflettori. Questa volta, a finire in manette sono due giovani membri del clan Capriati: Christian e Loreta, figli rispettivamente di Lello e Mimmo Capriati, entrambi vittime di agguati mafiosi. La loro vicenda, legata al traffico di droga e all’illegalità che imperversa nei vicoli della città vecchia, rappresenta un altro pezzo del mosaico criminale che gli inquirenti stanno cercando di ricostruire con precisione.
L’arresto dei due cugini, avvenuto in flagranza, ha messo in luce un’ulteriore evoluzione della rete di spaccio e criminalità organizzata che affligge il centro storico di Bari. Durante l’operazione, le forze dell’ordine hanno trovato a Christian una pistola carica e una considerevole quantità di droga, segno evidente che il giovane, insieme alla cugina Loreta, fosse coinvolto in un’attività criminale che va ben oltre i confini della mera sussistenza.
L’operazione è stata condotta dalle forze di polizia con un’azione mirata che ha permesso di arrestare in flagranza i due, mettendo fine a una carriera criminale che stava ormai prendendo piede tra le strade di Bari Vecchia. Loreta Capriati, 23 anni, è stata portata in carcere, mentre Christian, che proprio il giorno dell’arresto aveva compiuto 20 anni, è stato messo agli arresti domiciliari.
La genealogia del clan e la sua influenza
Christian e Loreta Capriati sono i figli di Lello e Mimmo, due figure di spicco del clan Capriati, storicamente legato alla criminalità organizzata che ha dominato Bari Vecchia per anni. Lello fu ucciso il 1° aprile 2024 a Torre a Mare, mentre Mimmo fu assassinato il 21 novembre 2018 a Japigia, entrambe le vittime di agguati mafiosi, sintomo di una faida familiare che non sembra avere fine. Entrambi i genitori erano già noti alle forze dell’ordine per le loro attività criminose, e la morte di entrambi ha lasciato un vuoto che i figli, Loreta e Christian, avrebbero cercato di colmare, almeno in parte, portando avanti l’eredità familiare nel traffico di stupefacenti e altre attività illecite.
Secondo le indagini, il clan Capriati sarebbe stato tra i principali responsabili dello spaccio di droga nei vicoli e nelle piazze di Bari Vecchia, il cuore pulsante della città. L’ipotesi alla quale stanno lavorando gli inquirenti è che Christian e Loreta, figli di due dei principali esponenti del clan, fossero gli attuali gestori della rete di spaccio che collega i vicoli del centro storico alle piazze principali, creando un sistema quasi impermeabile alla giustizia. La presenza di armi da fuoco e droga al momento dell’arresto non fa che confermare questa ipotesi, dimostrando che il clan continua a operare con metodi violenti e con un alto grado di organizzazione.
L’inchiesta della DDA e la lotta contro il crimine organizzato
La Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Bari ha seguito da vicino gli sviluppi delle indagini, cercando di fermare le nuove generazioni del clan Capriati che, con l’abbattimento dei vecchi capi, avevano trovato il modo di riorganizzarsi. La DDA è impegnata in una serie di operazioni finalizzate a smantellare la rete di spaccio che ha radici profonde nel cuore di Bari Vecchia. Secondo gli inquirenti, lo spaccio di droga nella zona sarebbe gestito da un gruppo ben strutturato, che sfrutta la rete familiare e la complicità di giovani, come Christian e Loreta, per garantire il controllo del territorio.
Il nome di Christian Capriati, in particolare, appare negli atti dell’inchiesta legata alla ricostruzione delle dinamiche dello spaccio. A coinvolgerlo ci sarebbe anche il fratello maggiore, Sabino Capriati, anch’esso noto agli inquirenti. La DDA ha messo insieme le tessere di un puzzle complesso, che descrive come il traffico di droga sia strutturato e gestito da figure giovani, spesso ignorate dalla popolazione, ma capaci di operare in modo estremamente efficace e pericoloso.
L’operazione che ha portato all’arresto di Christian e Loreta si inserisce quindi in un più ampio piano di contrasto alla criminalità organizzata, che cerca di interrompere il ciclo di violenza e illegalità che ha segnato le ultime generazioni del clan Capriati. Gli inquirenti si augurano che con il fermo dei cugini Capriati si possa finalmente arginare, almeno in parte, l’influenza del clan sul territorio, restituendo un po’ di sicurezza e tranquillità ai residenti di Bari Vecchia, che da troppo tempo sono costretti a convivere con una realtà fatta di criminalità, paura e sopraffazione.
Il futuro del clan e le implicazioni per la città
La domanda che ora si pongono gli inquirenti e la cittadinanza è se l’arresto dei due giovani esponenti del clan Capriati rappresenti davvero un punto di svolta nella lotta contro la criminalità organizzata di Bari Vecchia, o se la rete di spaccio e controllo del territorio riuscirà a rigenerarsi, come spesso accaduto in passato. L’esempio di altre città italiane, come Napoli e Palermo, insegna che la morte o l’arresto dei capi clan non è mai sufficiente a fermare le attività criminali, e che la lotta deve essere continua, coinvolgendo tutti i livelli della società, dalle istituzioni alle forze dell’ordine, passando per la comunità locale, che ha bisogno di fiducia e sicurezza.
Bari Vecchia, con la sua storia di splendore e degrado, sembra essere il luogo simbolo della lotta tra la legalità e l’illegalità, tra le tradizioni storiche e la corruzione. La speranza è che, con l’impegno delle forze dell’ordine e l’attenzione della cittadinanza, la città possa finalmente voltare pagina, spezzando il legame tra la criminalità e la vita quotidiana della sua popolazione.
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