‘Il Demanio chiede il pagamento per l’utilizzo’

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Trattata in fretta e furia, come una questione di poco conto e da chiudere al più presto, Piazza del Popolo resta, invece, sotto i riflettori della città. A parlarne, questa volta, fornendo ulteriori dettagli, è il movimento La Strada che, in un post su Facebook, evidenzia come l’area non sia di proprietà comunale, ma del Demanio. Tale circostanza, secondo i rappresentanti del movimento, sarebbe alla base dei recenti sviluppi amministrativi e delle manovre che hanno portato alla “linea di confine” sancita a gennaio 2025, dopo il concertone di Capodanno.

Piazza del Popolo è di proprietà del Demanio

“Piazza del Popolo non è proprietà del Comune, ma del Demanio. Che chiede il pagamento per l’utilizzo dell’area nell’ultimo decennio. Questo succede tra settembre e dicembre 2024. Ecco il contesto in cui nasce, probabilmente, la decisione di gennaio 2025. La coincidenza temporale del concertone di Capodanno ha segnato il momento per tirare una linea, in quella situazione di abbandono in cui versava la Piazza da anni. Un costo e basta. Piazza del Popolo e il suo mercato sono stati vissuti e trattati come problemi e non come una risorsa, nel tempo, da organizzare, portare alla legalità e valorizzare”.

Nel loro intervento, gli esponenti de “La Strada” sottolineano l’assenza di un reale progetto di riqualificazione: mancano fondi stanziati e persino un progetto preliminare per rilanciare la piazza. La decisione di chiudere il mercato storico, o comunque di sospenderne le attività, appare dunque slegata da una visione di lungo periodo e più vicina a esigenze di contenimento dei costi di utilizzo verso il Demanio.

“Sarebbe stato molto più corretto indicare i problemi reali e cercare insieme una soluzione”.

“Serve una scelta politica chiara”

Il movimento punta il dito sulla necessità di una scelta politica chiara: mantenere Piazza del Popolo viva e funzionale, rispettando le norme di legalità, oppure lasciarla a un utilizzo sporadico, fatto di pochi eventi, sacrificandone la vocazione storica. “La Strada” richiama inoltre l’attenzione sul diritto al lavoro e sulle funzioni sociali che il mercato ha sempre rappresentato per la città.

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“Qui bisogna affrontare con serietà e senza facile ricerca di like una decisione politica: l’Amministrazione vuole o no fare di Piazza del Popolo una piazza viva nel cuore della città, vuole tenere insieme i contenuti di legalità e sicurezza insieme alle sue storiche e documentate funzioni sociali, insieme al diritto al lavoro?

Farne uno spiazzo che si occupa sporadicamente con attività culturali abbasserebbe probabilmente i costi di utilizzo verso il demanio per il futuro. Ma si può ragionare così di uno spazio pubblico che rappresenta la vita della città?

Noi crediamo che il quadro vada visto nel suo insieme. e che cultura sia anche la dimensione popolare che la Piazza ha avuto fin dall’immediato dopoguerra. Con il commercio, con la libera attività sportiva, con gli eventi culturali”.

La lotta all’abusivismo

Nel post, si evidenzia come l’onere economico richiesto dal Demanio per l’uso della piazza non sia affatto proibitivo, soprattutto se considerato nell’ottica di un investimento stabile per un luogo “vivo”, in grado di generare economia, socialità e cultura. Parallelamente, viene messo in luce anche il tema dell’abusivismo, che non può però diventare l’unico argomento di discussione: molte altre attività, anche di maggiori dimensioni, avrebbero in passato accumulato debiti ingenti verso il Comune, senza che ciò sia stato risolto con la stessa solerzia.

Gli abusivi. Sì, ci sono. Ma mettere la discussione semplicemente sugli abusivi e su ciò che devono al Comune, impone di fare lo stesso con tutti quei grossi o medi esercizi commerciali che stanno in edifici di proprietà comunale e che devono decine se non centinaia di migliaia di euro al Comune. Denari cospicui che mancano alle casse pubbliche e che sarebbero essenziali per migliorare i servizi alla cittadinanza. Se dobbiamo capire le ragioni di chi ha, dovremmo ancora di più capire le ragioni di chi ha poco o niente. Un fatto di uguaglianza”.

Per “La Strada”, si tratta di individuare le soluzioni che tengano insieme tutte le esigenze, dall’ordine pubblico al diritto al lavoro, dalla tutela del decoro urbano fino alla valorizzazione del territorio. Il messaggio finale è un invito alla politica affinché recuperi il proprio ruolo di guida e si assuma la responsabilità di scelte chiare e coraggiose.

“Per cui, stiamo sui problemi reali. Adesso e solo adesso abbiamo il quadro completo: ragioniamo per tenere insieme, nelle norme, tutte le esigenze. È essenzialmente una scelta di indirizzo politico, non è un fatto burocratico. Si tratta di scegliere. Per cui restituiamo alla Politica il suo significato di costruzione di bene collettivo a partire dai più deboli”.



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