Nel giro di un anno, nel 2024, hanno aperto molte più imprese in Bergamasca rispetto all’anno precedente.
Il dato arriva dalla Camera di Commercio di Bergamo, che ha fornito in un report oggi (giovedì 30 gennaio) le cifre al 31 dicembre scorso, quando infatti la provincia contava 90.939 sedi di imprese registrate e 82.653 imprese attive, dato in aumento di 138 unità, pari al +0,2 per cento rispetto all’anno precedente, in controtendenza rispetto alla Lombardia (-0,6 per cento) e all’Italia (-0,9 per cento).
In calo la manifattura, aumentano i servizi
Rispetto a un anno fa, quasi tutti i settori hanno registrato cali, in particolare manifattura, commercio e agricoltura, ma non i servizi che registrano un generale aumento (+1,9 per cento). Nello specifico, hanno contribuito alla crescita le attività finanziarie e assicurative, le attività professionali tecniche e scientifiche, le attività di noleggio e agenzie di viaggio, la sanità e assistenza sociale, le altre attività di servizi e, infine, l’alloggio e la ristorazione. Tra i servizi sono calati lievemente il trasporto e magazzinaggio. Le costruzioni sono invece rimaste sostanzialmente stabili.
«Nel quarto trimestre la lieve crescita delle imprese testimonia di un certo dinamismo – ha commentato la presidente della Camera di Commercio, Paola Esposito -. Nel bilancio complessivo dei dodici mesi appena conclusi, i servizi a elevato contenuto conoscitivo emergono come il settore trainante, registrando il numero maggiore di nuove iscrizioni e contribuendo a un saldo positivo tra aperture e chiusure effettive. Preoccupa tuttavia la costante flessione del manifatturiero, che prosegue un trend negativo ormai decennale».
I numeri delle imprese
Delle 5.296 imprese iscritte nell’anno le più numerose sono quelle dei servizi con 1.819 realtà, valore che rapportato al numero delle registrate dà un tasso di natalità pari a 6,1 per cento. A seguire, in ordine di rilevanza, le costruzioni, il commercio, la manifattura e l’agricoltura. Di contro, le cessazioni sono state 5.809, in calo rispetto all’anno precedente. Il saldo tra aperture e chiusure dell’anno risulta negativo, principalmente a causa delle cessazioni d’ufficio, provvedimenti della Camera di Commercio per cancellare posizioni non più operative. Il saldo tra iscrizioni e cessazioni effettive risulta invece positivo (+483).
La dinamica demografica a livello comunale evidenzia che l’8 per cento dei comuni bergamaschi, pari a venti unità, non ha registrato alcuna nuova iscrizione nell’anno appena trascorso. La quasi totalità di questi comuni si concentra nelle aree montane della provincia. Per confronto, il numero di comuni con natalità zero era 13 dieci anni fa e 11 vent’anni fa. A livello regionale, i comuni senza nuove iscrizioni nel 2024 sono stati 103.
L’andamento delle varie realtà
Come da tendenza consolidata, le società di capitali si confermano il segmento più dinamico del tessuto imprenditoriale (+2,9 per cento) e le imprese individuali continuano a calare, ma queste rappresentano sempre oltre la metà del tessuto imprenditoriale bergamasco.
Le imprese straniere attive sono ancora in forte crescita (+4,2 per cento su base annua), spinte da servizi di informazione e comunicazione (+24,8 per cento), attività finanziarie e assicurative (+13,8 per cento), attività professionali e scientifiche (+11,9 per cento), attività immobiliari (+10,9 per cento), altre attività di servizi (+7,3 per cento), costruzioni (+6,3 per cento) e alloggio e ristorazione (+5,9 per cento). Anche le imprese femminili e giovanili registrano una lieve crescita e, inoltre, un aumento dell’incidenza sulle imprese totali.
La situazione degli artigiani
Le imprese artigiane registrate al 31 dicembre 2024 sono 28.704; quelle attive sono invece 28.644 e con un calo di 182 posizioni registrano una variazione pari a -0,6 per cento rispetto all’anno scorso.
Le iscrizioni artigiane nell’anno sono state 1.928, in calo del -0,6 per cento su base annua. Le cessazioni complessive, che possono essere dovute alla chiusura dell’impresa o alla perdita dei requisiti, sono state invece 2.131, in aumento rispetto a un anno fa a fronte di maggiori cessazioni effettive. Il saldo complessivo risulta negativo con -203 unità. Tra i settori, lieve dinamismo per le altre attività di servizi, i servizi di informazione e comunicazione e le attività professionali e scientifiche.
Anche tra le imprese artigiane attive crescono i servizi (+0,8 per cento), così come l’agricoltura, seppure si tratti di un settore con consistenze molto ridotte. Calano invece la manifattura, il commercio e le costruzioni. Le società di capitali artigiane continuano a crescere (+3 per cento), così come le imprese individuali, seppure in forma lieve. Le società di persone, le cooperative e i consorzi presentano invece una variazione negativa rispetto a un anno fa.
L’incremento degli addetti
Le 107.384 localizzazioni attive, comprendenti sedi e unità locali, sono aumentate rispetto a un anno fa (+629) e impiegano 426.034 addetti (di cui 360.520 dipendenti e 65.504 indipendenti). Tutti i settori economici tranne l’agricoltura, riscontrano incrementi di addetti totali nelle localizzazioni attive.
I servizi registrano complessivamente la crescita maggiore (+4.524), ma con una situazione differenziata: trasporto e magazzinaggio hanno registrato l’incremento più ampio, seguiti da alloggio e ristorazione, altri servizi di comunicazione e informazione, istruzione, attività professionali, tecniche e scientifiche e altre attività dei servizi; calati invece nel noleggio, agenzie di viaggio e altri servizi di supporto alle imprese, oltre che nella sanità e assistenza sociale.
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