“Cibo e vini, i nostri tesori. Così può decollare il turismo”

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“DOBBIAMO valorizzare di più il patrimonio enogastronomico e artistico che abbiamo. Le Marche devono essere pubblicizzate maggiormente e meglio”. Sandro Assenti è il presidente di Confesercenti Marche dal 2021. Ha iniziato il mandato nel periodo post Covid tra incertezze economiche e sociali. Oggi invece, a distanza di quattro anni, le imprese e i negozi affrontano il salasso delle bollette. Nel mentre è successo di tutto: carenze di materie prime, conflitti alle porte dell’Europa e inflazione alle stelle sono soltanto alcuni degli esempi a livello globale. Ecco, sono situazioni che si riflettono anche sulle Marche, dove il settore industriale ha continuato a vivere una crisi finanziaria.

Presidente Assenti, qual è la situazione?

“È evidente che la pandemia abbia condizionato lo sviluppo. E oggi il rimbalzo post Covid ha ridotto il potere d’acquisto, aumentato i costi in maniera esponenziale, specie quello dell’energia, ma anche l’inflazione è salita in questi anni. E poi abbiamo visto l’influenza delle tensioni internazionali. Tutto ciò ha ridotto, di conseguenza, la redditività di molte aziende marchigiane, che da sempre vivono della produzione manifatturiera. Questo settore, da noi molto forte e invasivo, è entrato in crisi negli ultimi mesi. Abbiamo visto i casi di Beko e di Fedrigoni e il boom delle richieste di cassa integrazione per fare fronte alle problematiche finanziarie. E poi ci sono le difficoltà del comparto della moda, che sta vivendo uno dei periodi più complessi degli ultimi anni. Lo stesso vale per il comparto calzaturiero, un altro settore importante delle Marche, che ha subito una flessione intorno al 10-15%, con un conseguente calo del fatturato, del numero delle imprese e quindi degli addetti”.

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E sul fronte del turismo?

“Il turismo ha retto. I dati testimoniano i benefici che ha portato alla nostra regione. Soprattutto, negli ultimi anni, è cresciuto quello straniero (arrivi +8,9%, presenze +14,3% dal 2023 al 2024). Abbiamo visto crescere le presenze nei nostri borghi, ma in generale il periodo di permanenza nelle stagione estiva si è un po’ abbassato. Sono percentuali interessanti, ma il turismo marchigiano ha necessità di oliare i meccanismi. Bisogna forzare un po’ certe logiche che ancora resistono, come quelle dei campanilismi che non fanno decollare il rapporto speciale che c’è tra costa e borghi. Abbiamo luoghi meravigliosi e bisognerebbe puntare maggiormente sul turismo esperienziale. Per fare ciò occorrono maggiore sinergia e un marketing che sia più invasivo e strategico. Un altro problema del nostro turismo sono i collegamenti. Nelle Marche non è semplice spostarsi. L’aeroporto di Falconara non funziona al meglio, i collegamenti portuali sono ridotti e l’alta velocità ha poche fermate. E poi è difficile lo spostamento tra ovest ed est. Il turismo si fa anche con i collegamenti facili. Infine c’è l’elemento della sicurezza: il nostro è un territorio sicuro e ciò nelle scelte dei turisti pesa”. Quanti associati avete a livello regionale e quali sono le priorità che vi pongono?

“Abbiamo necessità di più eventi, di maggiori sinergie e di puntare sull’enogastronomia, che è ancora molto sottovalutata: un patrimonio che non stiamo sfruttando a dovere. Inoltre, dobbiamo valorizzare le bellezze locali che abbiamo, concentrandoci sull’arte e sulla sacralità in città come Urbino e Loreto. Ma bisogna ragionare per step regionali, e non solo locali, creando un brand unico e meno frastagliato. Le Marche devono essere più individuabili, per essere pubblicizzate al meglio. Noi di Confesercenti contiamo su migliaia di associati, soprattutto nel terziario. Nel settore dei balneari siamo molto forti. Ecco, la Bolkestein, ora rimandata al 2027, limita i grandi investimenti, perché gli imprenditori sanno che magari tra tre anni non saranno più i concessionari di stabilimenti”. Nei primi sei mesi del 2025 si prevedono ancora difficoltà per il mercato manifatturiero, poi dovrebbe esserci una ripresa. Che cosa si aspetta nel medio-lungo periodo?

“Nel 2025 è evidente che il potere d’acquisto sarà molto ridotto per le famiglie italiane. Saranno un anno con il freno a mano e dobbiamo capire che abbiamo una forte concorrenza nelle destinazioni turistiche, ad esempio della Macedonia del nord e dell’Albania, dove funziona l’aspetto economico: le vacanze sono meno care. Per l’Italia, invece, fare la qualità in un contesto del genere è complicato, ma i nostri associati non ci vogliono rinunciare. Dobbiamo essere sempre più uniti: la politica e le associazioni devono avere un fronte comune. Le risorse ci sono, ma bisogna saperle gestire”. Cosa può fare di più la politica?

“Il più grande investimento che c’è da fare sono i collegamenti, è fondamentale. E poi, oltre che puntare su testimonial come Mancini o Tamberi, bisogna investire sul marketing online, mostrando in maniera aggressiva e strategica ciò che siamo e ciò che facciamo. Ormai basta un click per il turismo. E poi bisogna fare sì che ci siano bandi per la formazione, un ramo fondamentale per imprenditori e collaboratori. Noi di Confesercenti nasciamo per questo, per creare una ragnatela commerciale e associativa. Bisogna espandere l’enogastronomia con gli eventi e stare vicini ai negozi di prossimità: bisogna dare manforte a tutti gli imprenditori, che possono fare e dare artigianalità a una regione che su questo ha sempre puntato”.



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