Non è un partito, non è un movimento, non ha sede né organi di stampa. Il “Gruppo dei venticinque”, presentato questa mattina da Carlo Castellano, Giovanni Pittaluga, Roberto Sinigaglia e Carlo Rognoni a Genova, nella saletta “Pertini” del bar Mangini (la scelta del locale è un richiamo ai valori impersonati dal ligure presidente della Repubblica), è una struttura liquida, composta da 25 persone che da tempo si incontrano per discutere di politica, di economia. di scienza, di cultura e hanno deciso di presentare un documento con le loro proposte per lo sviluppo della città. Altri documenti seguiranno, il 28 marzo sarà presentata una illustrazione del potenziale scientifico, tecnologico, sociale ed economico di un ospedale computazionale agli Erzelli.
Le proposte del Gruppo dei venticinque sono rivolte alla città, all’opinione pubblica e alle istituzioni, senza la pretesa di interferire con il loro operato ma con la speranza di fornire spunti di riflessione e stimoli ad agire.
Il documento presentato oggi si intitola “Genova: un futuro possibile”. Parte dalla constatazione che “Genova detiene il primato di città con la popolazione più anziana d’Europa”. Per contrastare questa realtà “È fondamentale porre il ponte generazionale al centro delle nostre priorità, investendo sui giovani, partendo dalle scuole e dall’Università anche per tracciare possibilità occupazionali di qualità nell’arco dei prossimi 10 anni. Spetta quindi a noi, alle attuali generazioni, rompere questo soffocante paradigma”.
E non potranno essere soltanto le attività marittimo-portuali e il turismo, pur importanti, a invertire la tendenza.
“Le attività marittimo-portuali – si legge nel documento – compreso il decisivo ruolo dei cantieri navali di costruzioni e di riparazioni, costituiscono e continueranno a costituire la spina dorsale dell’economia e della cultura genovese. A questo va aggiunto un turismo in forte crescita. Per contro, negli ultimi decenni, abbiamo assistito a drammatici processi di de-industrializzazione. La decadenza che Genova sta ancora registrando, in termini di imprenditorialità e creazione di nuove imprese, è anche frutto di una chiusura a una cultura innovativa e aperta alle sfide non soltanto del mercato ma anche di una società dinamica . Occorre quindi puntare prima di tutto sui giovani. La loro cultura è oggi segnata da visioni, progetti e strumenti del tutto nuovi rispetto al passato: basti pensare all’”identità digitale” che ognuno di loro esprime. A queste esigenze dei giovani occorre corrisponda un’offerta educativa e culturale aggiornata”.
Ma una più consistente offerta di professionalità nei giovani “Deve associarsi a un’accresciuta capacità di un suo assorbimento da parte di un rinnovato tessuto economico della città. Tale capacità può derivare solo da una diffusa adozione delle più avanzate tecnologie nei diversi rami di attività economica, a cominciare dal settore manifatturiero, da nuove imprese high-tech e dalla logistica. In uno scenario, per Genova, così complesso e segnato da grandi contrasti e difficoltà, va tuttavia segnalato l’emergere di realtà totalmente innovative e che non sono state sufficientemente comprese dai genovesi per la loro valenza strategica”.
È questo il caso dell’Istituto Italiano di Tecnologia, del Parco Scientifico e Tecnologico degli Erzelli, le cui potenzialità sono rilevanti con l’avvio della Scuola Politecnica e di un Ospedale tecnologico con un Centro Medico Computazionale. Erzelli deve diventare un vero e proprio Campus della ricerca, della formazione e dell’innovazione tecnologica. Va inoltre considerato il progetto del Liceo Statale Tecnologico Sperimentale in Val Polcevera. Nell’area Facchini, già storica fabbrica delle Ferrovie dello Stato, sorgerà il Distretto Educativo Dell’Innovazione (D.E.D.I.), un nuovo Campus “aperto” dedicato alla formazione e all’innovazione. Il primo in Italia, come è stato dichiarato dallo stesso Ministro dell’Istruzione e del Merito.
Da segnalare il Festival della Scienza, e il progetto Raise (Robotica e Intelligenza Artificiale) del 2021 e attualmente in fase di completamento. Raise è finanziato con 109 milioni di euro dei fondi Pnrr, concepito da Università di Genova, Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e Istituto Italiano di Tecnologia, con il coinvolgimento di 25 aziende tecnologiche della Regione Liguria.
A queste realtà si potrebbe aggiungerne altre, per esempio “L’attivazione di un corso biennale di Ingegneria Gestionale in lingua inglese, aperto ogni anno a cinquanta laureati triennali stranieri meritevoli, provenienti da Paesi selezionati a cui lo Stato garantirebbe un visto prima di studio e poi di lavoro; in parte lo Stato e in parte le aziende coinvolte (e perché no lo stesso Iit) coprirebbero i costi per i due anni di studio. Al raggiungimento della laurea ogni studente ripagherebbe le spese sostenute impegnandosi a lavorare per almeno cinque anni in Italia, con una piccola trattenuta sullo stipendio (stile americano)”.
In sostanza, “Dobbiamo puntare sul futuro. L’adozione di tecnologie d’avanguardia e lo sviluppo di una cultura ad essa corrispondente deve riguardare anche il settore manifatturiero, i servizi e le public utilities. Nell’ambito delle public utilities, un ruolo cruciale riveste la transizione energetica. Negli anni 70 venne avviato a Genova, a Sant’Ilario, il primo impianto in Italia per la produzione di energia solare. E non è un caso che proprio a Genova un grande produttore petrolifero del passato – il Gruppo Erg – sia diventato leader nelle fonti energetiche rinnovabili. Genova ha capacità industriali e finanziarie per la realizzazione diretta sia a terra sia sul mare di nuovi impianti solari ed eolici marini. La creazione di Comunità Energetiche contribuirebbe a rendere la città elettricamente autonoma Ad esempio, il Liceo Tecnologico della Val Polcevera sarà totalmente alimentato da un sistema fotovoltaico, che fornirà energia non solo al Distretto Educativo Dell’Innovazione (D.E.D.I.), ma anche a cinque comunità energetiche del quartiere di Certosa, per un totale di oltre cinquemila famiglie”.
Nell’ambito dei servizi l’uso di tecnologie avanzate è urgente in diversi comparti:
lo sviluppo della cyber security e le sue applicazioni (si pensi al porto), costituisce una rilevante opportunità per Genova, anche dal momento che si può contare sulla strategica presenza alla Fiumara del Gruppo Leonardo;
l’applicazione di tecnologie digitali alla logistica e ai trasporti integrati porterebbe importanti benefici non solo alla manifattura, ma anche ai porti e alle aziende liguri che operano nei trasporti internazionali;
nella Sanità si rende necessario dare impulso fattivo alla medicina digitale. La realizzazione del nuovo Ospedale agli Erzelli e l’innovativo centro di Medicina Computazionale ad esso associato, oltre a favorire un deciso miglioramento delle prestazioni sanitarie, potrà collocare la città, e tendenzialmente la regione, sulla più elevata frontiera tecnologica della sanità;
nel turismo e nelle attività portuali l’adozione di tecnologie avanzate porterà miglioramenti nella produttività delle imprese”.
Il focus sull’adozione, anche per effetti di spillover, di tecnologie avanzate, dunque, “Non significa l’abbandono di una struttura plurisettoriale dell’economia di Genova. Ne costituisce il presupposto per una potenziale crescita”.
Rimane la necessità di ridurre l’isolamento” in cui si trova la città, data l’arretratezza dei suoi collegamenti ferroviari e stradali e quindi di accelerare la realizzazione delle grandi infrastrutture (Terzo Valico, Gronda e tracciamento ferroviario) e disciplinare il sistema delle cessioni portuali coinvolgendo gli operatori del settore, per favorire lo sviluppo del sistema. L’abbattimento dei costi di trasporto è condizione essenziale per favorire insediamenti di imprese da altre regioni o Paesi.
“Abbiamo quindi necessità di avviare una nuova visione di Genova centrata sui giovani, sulla scienza e sulle nuove tecnologie. Genova in questo modo – conclude il documento – riprenderebbe il ruolo da protagonista nella crescita del Paese, che in passato, dall’unità d’Italia in poi, ha già dimostrato di saper svolgere”.
«Il manifesto del Gruppo dei venticinque – ha spiegato Carlo Castellano – ha lo scopo di dare un segnale, dare una scossa a questa città che ha bisogno di non pensare che è già tutto segnato. No, possiamo farcela e si deve fare un salto di qualità. E il salto di qualità va fatto come? Puntando sui giovani. La città più vecchia d’Italia, anzi d’Europa, deve avere il coraggio di dire: rivoltiamo il paradigma e puntiamo sui giovani. Cosa vuol dire puntare sui giovani? Vuol dire partire dalla scuola, dalle università e così via e dalla creazione di possibilità, di opportunità sulle nuove tecnologie. I giovani hanno già ognuno di loro un’identità digitale. Noi dobbiamo valorizzare questo e portarlo avanti. È un momento straordinariamente importante per Genova. La città, negli anni 60, era in Italia il punto dove si sono sviluppate l’automazione e l’elettronica industriale. Il digitale è nella cultura di Genova, per non parlare del fatto che qui nel 1853, è stato fatto fatto l’Ansaldo. Ecco, è la tecnologia per Genova la chiave del futuro. è una tecnologia che evidentemente serve per fare delle macchine. in parte nella manifattura, ma applicata anche nei servizi, nelle altre realtà, nelle infrastrutture e così via. Dobbiamo puntare sulla tecnologia, questo salto va fatto rapidamente. Basta col pessimismo in questa città, ma anche basta con l’ipotesi che si risolvano i problemi con il turismo. Genova non è né Firenze né Venezia, la chiave del futuro non è il turismo, è la tecnologia, l’industria high tech, come è spiegato nel documento».
A chi è rivolto questo appello? «Soprattutto ai giovani, ma a tutta la città, evidentemente anche alla classe politica. Noi non siamo a favore né di una parte né dell’altra. Siamo apartitici, sostanzialmente. Facciamo politica nel senso di avanzare delle proposte, ma non entriamo negli schieramenti. Vogliamo essere fuori dalla contesa politica, assolutamente. Andiamo sui contenuti. Noi vogliamo che si apra una seria discussione sul futuro di questa città. Qual è la visione che abbiamo di questa città? In questo momento non si capisce, mentre invece secondo noi c’è un’opportunità strategica. In qualche modo bisogna mettere in moto un meccanismo nuovo. Questa nostra è una provocazione, però in qualche modo supportata da riferimenti concreti e pensiamo che si possa lavorare in questa direzione».
«Vorrei anche aggiungere una cosa che non abbiamo messo in questo documento – ha concluso Castellano –. È in fase di ultimazione il progetto Raise, che vorrebbe dire robotica, intelligenza artificiale e poi territorio e così via. Questo progetto è stato portato avanti dalla Cnr, dall’Università di Genova, insieme a Itt. L’investimento è di poco più di cento milioni. C’è da ridere. Stiamo scherzando? La nostra proposta è questa, che io aggiungo personalmente: se il Paese parteciperà ai nuovi progetti Pnrr, perché è probabile che in Europa faremo un nuovo Pnrr, bisognerà investire almeno un miliardo in questo campo. Evidentemente non sarà interessata soltanto Genova, ma la scala di come affrontiamo i problemi deve essere totalmente diversa, non scherziamo. In questo momento i due grandi paesi, la Cina e gli Stati Uniti, si confrontano sull’intelligenza artificiale con delle cose incredibili. Non si tratta di fare miracoli ma di allargare la presenza che hanno già l’Iit il Cnr, l’Università, il gruppo Leonardo e altri. Non voglio mettere in discussione quello che è stato fatto, ma su temi di questo genere non si investono 100 milioni: per esempio agli Erzelli siamo a 350 milioni investiti. Bisogna ragionare in modo diverso, bisogna sprovincializzarsi, in questa città, non possiamo continuare a lavorare con i vecchi paradigmi, bisogna metterci su una scala nuova».
Giovanni Pittaluga ha sottolineato che «è chiaro che partiamo da una città che è in declino. Un indicatore è il prezzo degli immobili: in dieci anni Genova ha perso il 50% del valore dei suoi immobili, c’è stata una distruzione di ricchezza straordinaria. Il rilancio economico di questa città può passare solo attraverso l’alta tecnologia, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Solo attraverso questi strumenti si possono superare i limiti attuali. Genova ha già delle economie di scala in questo settore. Pensate cosa possa significare lo sviluppo dell’ospedale computazionale degli Erzelli, una ricchezza unica a livello nazionale. La Regione ha deciso di fare l’ospedale computazionale e su quella scelta bisogna insistere. Bisogna farlo agli Etrzelli. Sarebbe il primo ospedale computazionale del nostro paese, Cosa vuol dire ospedale computazionale? Vuol dire dare una svolta importantissima nella diagnosi e nella terapia delle malattie. sostanzialmente si tratta di fare una banca dati relativa ad ogni cittadino della regione Liguria con tutti i suoi dati clinici possibili. E’ chiaro che le terapie anche su malattie importanti in questo modo possono variare da individuo a individuo perché non è che la stessa terapia abbia la stessa efficacia su ogni individuo. E quindi è molto importante nel processo di anamnesi e di terapia avere un ospedale di questo tipo. E le ricadute in termini tecnologici sono straordinarie. Non avrebbe nessun senso fare un ospedale tradizionale agli Erzelli. Ha senso fare un ospedale altamente tecnologico collegato all’Iit e ai centri di ricerca, a Liguria digitale, che si trovano appunto collegati agli Erzelli. E’ per questo che il primo punto su cui noi intendiamo insistere e interloquire con le autorità politiche è l’ospedale computazionale. L’Italia è un paese arretrato sotto il profilo tecnologico, negli ultimi vent’anni gli Usa, che hanno fatto progressi tecnologici spaventosi, hanno aumentato il proprio reddito rispetto all’Europa del 40%. Nell’ambito di un progetto nazionale volto allo sviluppo della tecnologia la città di Genova può avere quel ruolo determinante che ha avuto dopo la seconda guerra e mondiale e che ha perso negli ultimi venti-trenta anni»
Secondo Roberto Sinigaglia «Il problema è di proporre ai governanti, che siano di qualsiasi posizione politica, di prendere come riferimento i nostri progetti e di portarli avanti. Per questo è nato il Gruppo dei venticinque. Genova può vincere la sua scommessa però deve avere la forza e il coraggio di ripensarsi. Noi diamo il nostro contributo».
Carlo Rognoni ha precisato che «Noi ci presentiamo come una voce esterna alla politica, ma questo è il documento più politico che si possa leggere, è una sfida che viene lanciata. Partiti come Fratelli d’Italia, perno del centrodestra, e Pd, perno del centro-sinistra, devono mettere nel loro programma questo testo se vogliono essere credibili, questo è un testo che deve implementare un impegno politico per tutte le forze, sia di destra che di sinistra. È una sfida all’intelligenza politica di tutti. Dobbiamo guardare al futuro e qui si parla di giovani, si parla di realtà tecnologiche, si parla di temi che non possono essere contraddetti da nessuna forza politica che si consideri responsabile. La politica è importantissima, perché devo scegliere, però guardando avanti, se si limita alle questioni quotidiane finisce a nell’indifferenza generale. E la nostra è una risposta all’indifferenza».
I firmatari del documento:
Dario Beruto, Marco Bisagno, Giulia Bottero, Enrico Castanini, Carlo Castellano, Beppe Costa, Nicola Costa, Augusto Cosulich, Gianaurelio Cuniberti, Giorgio Cuttica, Giovanni Facco, Carlo Ferdeghini, Alessandro Garrone, Alessandro Lombardo, Beppe Manzitti, Eugenio Pallestrini, Giovanni Pittaluga, Roberto Pozzar, Alessandra Puri, Carlo Rognoni, Carla Scarsi, Giorgia Serrati Teglio, Roberto Sinigaglia, Elena Tramelli, Antonio Uccelli, Maria Vaccatello, Carla Teresa Valaperta, IgnazioVenzano, Stefano Zara.
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