Paolo Sandrone: «Altro che crisi dell’auto, io lascio gli Usa e faccio rinascere lo stabilimento ex Riv di Giovanni Agnelli»

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di
Christian Benna

Sandrone, ingegnere torinese, ex manager McKinsey, per 14 anni negli Usa ha posto la firma sull’operazione di acquisizione per conto del gruppo siderurgico bresciano Ori Martin

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«Quando guardo i miei 350 addetti, operai, progettisti e tecnici specializzati, io ci vedo 10 mila anni circa di competenze nell’automotive. Con tutto questo valore aggiunto in fabbrica quale crisi dovrei temere?». Martedì scorso Paolo Sandrone, ingegnere torinese, ex manager McKinsey, per 14 anni negli Usa e oggi ad di Officine Meccaniche Villar Perosa (Omvp), ha posto la firma in calce sull’operazione di acquisizione che porta la storica azienda, l’ex Riv fondata da Giovanni Agnelli nel 1906, all’interno del gruppo siderurgico bresciano Ori Martin.
   

Cuscinetti a sfera

L’azienda specializzata nella produzione di anelli per cuscinetti a sfera, mozzi ruota ed ingranaggi, dopo anni gloriosi in casa Fiat e poi in Skf, è finita in una girandola di vendite e acquisizioni tra fondi di private equity (l’ultima fu Primotecs) che hanno quasi mandato all’aria una storia lunga quasi 120 anni; poi l’anno scorso è arrivato l’affitto del ramo del ramo d’azienda da parte di Ori Martin e ora l’acquisizione definitiva. «Ho vissuto per 14 anni a Chicago lavorando nella consulenza per McKinsey e direttamente in una mid-cap, un’azienda manifatturiera nel campo delle costruzioni — spiega Sandrone —. Volevo tornare in Italia e a Torino, insieme con la mia compagnia e le nostre due figlie, con una sfida ambiziosa. L’occasione me l’ha concessa Ori Martin che vuole rilanciare questo storico sito industriale».




















































La situazione a Villar Perosa

All’inizio Sandrone si dimostra scettico. Bene la sfida ambiziosa, ma a Villar Perosa si parte davvero in salita. Il 70% dei ricavi dell’azienda, circa 60 milioni, proviene dai settori tradizionali legati a doppio filo a motore endotermico: cuscinetti a sfera per auto e ferroviario, e il resto è generato dall’elettrico e da ingranaggi di altri mezzi, come biciclette. «La riduzione dei volumi è drammatica. Vale per noi come per tutto l’indotto — continua il manager —. E anche Ovmp ha siglato un accordo con i sindacati per contratti di solidarietà dei lavoratori. Ma sono convinto che se l’Europa farà la sua parte, per la protezione di questa industria, ripartiremo più forti di prima». Paolo Sandrone insiste sul tema delle competenze dei dipendenti, tanti di lungo corso, con 25-30 anni di lavoro alle spalle. Nella fabbrica di Villar Persona c’è persino un museo pronto a ricordare il valore aggiunto prodotto da questo impianto: il Museo della meccanica e del cuscinetto. Nato per raccontare quelle sfere d’acciaio racchiuse tra due anelli che hanno segnato il percorso dell’industria del secolo scorso.
 

La crescita

Giovanni Agnelli lo costruì nel 1906 per soddisfare le richieste di cuscinetti volventi che fino ad allora provenivano da Germania e Inghilterra. «Sono tornato in Italia e a Torino perché un patrimonio del genere non si può disperdere. Io mi sento un nano sulla spalle di giganti che sono questi lavoratori— afferma Sandrone — . Sono convinto che ce la faremo». Non da soli però. Oltre alle norme dell’Ue sulla rivoluzione elettrica, che potrebbero essere riviste tra qualche settimane, almeno a livello di sanzioni sulle emissioni, Sandrone lamenta i costi dell’energia che sono esplosi negli ultimi sei mesi. «A giugno pagavamo 170 euro per megawattora a dicembre 21o. Noi siamo un’azienda altamente energivora, così è complicato competere». Tra i principali clienti di Omvp ci sono Stellantis, Skf, Thyssen. «I nostri pilastri per la crescita sono l’integrazione verticale con Ori Martin, dallo stampaggio a caldo ai trattamenti termici; digitalizzare i processi; investire nella transizione energetica; economia circolare. Torneremo in pista». 

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