Zaia è il presidente più longevo della storia del Veneto. Battuto Galan (e non è finita)

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di
Silvia Madiotto

Il trevigiano batte nettamente il padovano: 5.399 giorni a palazzo Balbi per Galan con Forza Italia, 5.413 giorni per Zaia e la Lega

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Luca Zaia sembra averci preso gusto a demolire record uno dopo l’altro. Il più giovane fra i presidenti di Provincia quando fu eletto a Treviso nel 1998, a soli trent’anni. Il più votato fra i presidenti di Regione quando, candidato per la terza volta nel 2020, ha vinto con il 76,8% dei voti. E da due settimane è il presidente di Regione più longevo, battendo il suo predecessore Giancarlo Galan. Solo che Galan i suoi tre mandati li ha finiti da un pezzo, mentre Zaia ha ancora almeno sei mesi davanti, essendo andato a rinnovo in autunno con un posticipo dovuto alla pandemia nel 2020. Sempre che il Veneto non ottenga una (difficile) proroga dal Governo e allora ci sarebbe un altro anno, perfino di più, e quel record già battuto verrebbe schiantato. Chiaro che il calcolo, fatto in mandati, mette sullo stesso piano i due Dogi del Veneto moderno, quelli dell’elezione diretta dei presidenti. Ma lo stesso calcolo dettagliato in giorni mostra che il trevigiano batte nettamente il padovano: 5.399 giorni a palazzo Balbi per Galan con Forza Italia, 5.413 giorni per Zaia e la Lega (che era Nord e non lo è più). 

I predecessori ormai sbiaditi

Per ripensare a chi c’era prima di loro bisogna far sforzo di memoria: sono passati trent’anni, la gente invecchia e i ricordi si offuscano col tempo. Oltretutto non c’era l’elezione diretta, il presidente veniva eletto dal consiglio. E quindi, a ritroso nel tempo si trovano Aldo Bottin (PPI, 1994-95), Giuseppe Pupillo (PDS 1993-94), Franco Frigo (DC 1992-93), Gianfranco Cremonese (DC 1989-1992). Subito prima ci fu Carlo Bernini, forse il più famoso dei primi governatori (DC 1980-1989), che con nove anni neanche si avvicina ai quindici di Galan e Zaia, e negli anni Settanta Angelo Tolmelleri e Piero Feltrin (entrambi DC). 




















































Eterni e alterni, anche al ministero dell’Agricoltura 

Il conto sta tutto qui: dal 1970 al 1995 sono venticinque anni e sette presidenti. Poi si è passati all’elezione diretta. Dal 1995 a oggi gli anni son trenta, e i nomi due. Solo loro due, gli eterni Luca e Giancarlo, che oltre alla Regione si sono alternati anche al Ministero dell’Agricoltura (quando Zaia fu eletto a Venezia nel 2010). Sulla spalla di entrambi si era posata la mano di Silvio Berlusconi: se nel caso di Galan nominò direttamente il suo plenipotenziario, uomo fidatissimo, da mettere alla guida di una Regione strategica negli anni del boom industriale del Nordest, nel caso di Zaia accolse e vidimò la scelta della Lega, «cedendo» il Veneto agli alleati. E adesso quegli stessi leghisti, cambiati nel simbolo ma non nell’autonomismo lighista, vogliono per Zaia il quarto mandato. Altri milleottocento giorni: alla faccia dei record. A Galan il quarto mandato (che voleva) non fu concesso, e se la cavò commentando alla sua maniera: «Considero quanto avvenuto peggio di un tradimento, e cioè un errore». Zaia invece ci spera ancora.

Rivali a distanza

Giancarlo e Luca, così affini per ruolo e così lontani in tutto il resto. Zaia propende per lo più per il silenzio sull’era Galan, ma il collega non ricambia la cortesia istituzionale. La settimana scorsa, a un pranzo poco vegetariano che non per nulla si chiama Magna Porcatio, con una nutrita schiera di esponenti del centrodestra (al quale, però, erano poche le presenze leghiste), ha anzi riacceso il duello a distanza su chi sia stato il più prolifico e concreto. «Zaia in 15 anni non ha fatto nulla» rimarca Galan, «io ho fatto Mose, Pedemontana, rigassificatore, Passante». Perfino la Pedemontana, cita Galan, opera iniziata sotto la sua amministrazione ma completata, non senza intoppi vari e costi lievitati, da Zaia, che però dalla sua ha anche Olimpiadi e patrimoni Unesco.

Le opere 

Gli eterni, Zaia e Galan. Uniti dalla Pedemontana, a questo punto, ma poco altro, ma sempre sull’orlo della sfida: Galan può inserire nella lista l’ospedale dell’Angelo di Mestre, Zaia l’avvio dell’ospedale di Padova. E se Zaia può contare i piccoli e grandi bacini di laminazione contro il rischio idrogeologico e le città allagate, opera diffusa e strategica, Galan mette sul piatto il Mose, il grande sistema idraulico per la salvaguardia di Venezia, nelle cui maglie è però rimasto imbrigliato finendo per patteggiare due anni e 10 mesi per corruzione nella più grande inchiesta veneta degli ultimi trent’anni. Galan, che diceva «Il Veneto sono io». E adesso sono i leghisti zaiani che dicono «Il Veneto siamo noi», chiedendo il quarto mandato per Zaia. Dategli torto, agli eterni: trent’anni di Veneto in due. Il Veneto sono stati loro.

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