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Napoli, 3 febbraio 2025 – C’è anche l’ex sindaco di Giugliano in Campania tra le 25 persone arrestate oggi dai Ros nel Napoletano. È finito in carcere Antonio Porziello – oggi consigliere comunale, ricoprì la carica di sindaco tra il 2015 e il 2020 – avrebbe promesso l’aggiudicazione di appalti a ditte vicine alla camorra e versato soldi al boss Mallardo per anche la sua rielezione.
Domiciliari invece per l’ex assessore Giulio Di Napoli, il dirigente comunale Filippo Frippa e per Ferdinando Cacciapuoti, amministratore di una società coimnvolta negli appalti truccati.
Coinvolto nell’inchiesta il clan Mallardo, egemone nella Terra dei Fuochi: secondo la procura, il gruppo camorristico avrebbe avuto un ruolo chiave nella campagna elettorale per le elezioni comunali del 2020 a Giugliano in Campania. Sequestrati beni e aziende per diversi milioni di euro.
Arrestato l’ex sindaco Porziello
Durante il suo mandato di primo cittadino avrebbe versato al boss Francesco Mallardo somme di denaro provenienti dalla corruzione, promettendo anche l’aggiudicazione di appalti a ditte vicine alla camorra. Tra gli arrestati nel maxi blitz anticamorra in provincia di Napoli c’è anche l’ex sindaco di Giugliano in Campania, Antonio Poziello, primo cittadino dal 2015 al 2020 e poi candidato sconfitto alle elezioni di cinque anni fa.
Secondo la ricostruzione dell’Antimafia, con le indagini condotte dal Ros dei carabinieri, Poziello e il boss Mallardo avrebbero avuto anche un accordo per il sostegno durante quella tornata elettorale, poi persa. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, il boss dei Mallardo avrebbe promesso voti in cambio di 10mila euro versati da Poziello, assicurando la successiva gestione clientelare dell’amministrazione comunale di Giugliano adottando atti amministrativi rispondenti agli interessi economici del clan.
Corruzione ai vertici della giunta
All’ex sindaco di Giugliano in Campania Antonio Poziello, oggi consigliere comunale, per il quale il gip di Napoli ha disposto il carcere, vengono contestati diversi episodi corruttivi e anche di avere accettato l’aiuto del clan Mallardo – retto da Domenico Pirozzi, detto ‘Mimì o pesante’, reggente del clan dopo la sua scarcerazione avvenuta il 27 gennaio 2019 – per procurarsi voti in occasione delle elezioni comunali di Giugliano del 20 e 21 settembre 2020, versando 10mila euro a Francesco Mallardo, detto “o’ marmularo”, elemento di vertice del clan, e promettendo anche altri favori e appalti in caso di elezione alle ditte riconducibili all’organizzazione malavitosa.
Comune sciolto per mafia nel 2013
Il Comune di Giugliano è stato sciolto per infiltrazioni mafiose nell’aprile 2013: secondo la prefettura il 30% dei dipendenti risultava interessato da provvedimenti giudiziari e segnalazioni della polizia giudiziaria e tra il personale c’erano anche persone legate da vincoli di parentela con elemento di vertice del clan Mallardo.
Rilevante per le indagini del Ros e in particolare per fare luce sulle commistioni tra camorra e politica è stata la collaborazione dei pentiti, tra cui Giugliano Pirozzi: secondo queste dichiarazioni diverse giunte erano finite sotto il condizionamento del clan e tra coloro che tenevano i contatti con l’amministrazione pubblica figurava anche Pirozzi.
I contatti tra Poziello e Andrea Abbate
Il coinvolgimento di Poziello – sindaco a Giugliano tra il 18 giugno 2015, con vittoria al ballottaggio, e il febbraio 2020, poi nell’autunno non sarà più rieletto – e i suoi contatti con il
clan Mallardo emergono ripetutamente dalle indagini del Ros e della Dda: il contatto era Andrea Abbate, detto “zio Andrea”, intermediario tra clan e l’amministrazione comunale, finito in carcere.
Domiciliari invece per l’ex assessore Giulio Di Napoli, sul quale, all’epoca dei fatti contestati, convergevano parecchie deleghe; per Filippo Frippa, dirigente del settore assetto del territorio dal 31 marzo 2017 al 1 giugno 2020 e per Ferdinando Cacciapuoti, nella veste di amministratore di una società. A questi ultimi tre, insieme con Poziello, viene anche contestato un episodio corruttivo, per esempio, legato al un permesso per costruire negato riguardante la realizzazione di complesso commerciale di una nota catena internazionale di fast-food. Tutto in cambio di denaro, voti e un’Audi Q3 per evitare che il diniego emesso in prima istanza diventasse definitivo.
Il perfezionamento dell’operazione contestata però non si completò a causa dello scioglimento della giunta. All’ex sindaco vengono contestate alcune turbative di gare d’appalto, per esempio, per gli interventi di manutenzione per alcuni immobili comunali e per gli interventi stradali per il collegamento alla base Nato di Giugliano.
Le attività comunali condizionate dal clan
Sarebbe stata condizionata dal clan Mallardo l’amministrazione comunale di Giugliano in Campania, popoloso comune dell’hinterland a Nord di Napoli. È quanto emerge da una indagine dei carabinieri del Ros, coordinata dalla Dda di Napoli, che oggi ha portato all’arresto di 25 persone.
L’organizzazione criminale, componente della cosiddetta Alleanza di Secondigliano, interveniva anche per dirimere le controversie tra privati. Complessivamente i militari dell’arma hanno notificato 20 arresti in carcere e 5 ai domiciliari. Il clan avrebbe, in particolare condizionato, secondo l’ipotesi accusatoria, la campagna elettorale per le elezioni comunali di Giugliano in Campania nel settembre 2020.
L’operazione dei Ros: 25 arresti
È scattata questa mattina l’operazione dei Ros che ha portato all’esecuzione delle ordinanze cautelari emesse dal tribunale di Napoli su richiesta della Dda. Delle 25 persone arrestate, 20 sono state subito trasferite in carcere e altre cinque sono finite ai domiciliari.
Scambio elettorale politico-mafioso
I 25 indagati sono tutti accusati di associazione di tipo mafioso e di scambio elettorale politico-mafioso, nonché di estorsione, tentata estorsione, usura, trasferimento fraudolento
di valori, corruzione. Reati aggravati perché commessi avvalendosi del metodo mafioso e con la
finalità di agevolare le attività del clan camorristico Mallardo, operante sul territorio di Giugliano in Campania e nelle zone limitrofe.
Estorsione e usura per mantenere i detenuti
In particolare, le attività illecite – dall’estorsione all’usura – sarebbero state poste in essere dagli indagati anche per destinarne i proventi all’alimentazione della cassa comune dell’organizzazione criminale, gestita per il sostentamento degli affiliati detenuti e dei loro familiari. Inoltre, il clan sarebbe anche intervenuto in varie controversie tra privati in disaccordo tra loro ed avrebbe condizionato l’attività dell’amministrazione comunale, intervenendo nella campagna elettorale per le elezioni comunali di Giugliano in Campania nel settembre 2020.
È stato anche emesso dal gip il decreto di sequestro preventivo di svariati beni – tra cui rapporti finanziari, terreni, fabbricati, aziende e società – per alcuni milioni di euro.
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