La nostra rubrica Settimana d’Arte n.25/05 ci porta a incontrare Jan Fabre a Roma, Patrizio Di Massimo e Bizhan Bassiri a Milano, Lorenzo Puglisi a Mantova e infine Anna Peter Breton a Venezia.
Dal 31 gennaio al 1° marzo 2025, la Galleria Mucciaccia di Roma ospita una mostra dedicata a Jan Fabre, artista belga nato ad Anversa nel 1958. Fabre è riconosciuto a livello internazionale per la sua versatilità e innovazione nel campo delle arti visive, del teatro e della letteratura. Formatosi presso l’Istituto Municipale di Arti Decorative e la Reale Accademia di Belle Arti di Anversa, nel corso della sua carriera ha esplorato una vasta gamma di materiali e tematiche, spingendo costantemente i confini dell’arte contemporanea.
La mostra romana presenta per la prima volta in Italia due dei capitoli più recenti della produzione artistica di Fabre: “Songs of the Canaries (A Tribute to Emiel Fabre and Robert Stroud)” e “Songs of the Gypsies (A Tribute to Django Reinhardt and Django Gennaro Fabre)“. Queste opere offrono una profonda riflessione sulla fragilità della vita, la ricerca umana e il potere trasformativo dell’arte.
In “Songs of the Canaries“, Fabre rende omaggio a suo fratello Emiel e a Robert Stroud, noto come il “Birdman of Alcatraz”. Attraverso sculture in marmo di Carrara e disegni su Vantablack, l’artista esplora temi come la libertà e la fragilità, rappresentando canarini posati su cervelli umani, simboli della connessione tra mente e spirito. Una delle opere centrali, “The Man Who Measures His Own Planet” (2024), raffigura una figura intenta a misurare l’immensità del cielo, simboleggiando l’incessante ricerca umana di conoscenza.
The Man who measures his own planet, 2024. Carrara marble – detail. Jan Fabre. Ph. Pierluigi Di Pietro
“Songs of the Gypsies” è un tributo al chitarrista jazz Django Reinhardt e al figlio dell’artista, Django Gennaro Fabre. In questa serie, Fabre combina sculture di neonati in marmo di Carrara con partiture musicali incise, creando un dialogo tra tradizione e innovazione. Le opere evocano una dimensione giocosa e improvvisata, ispirata alle pitture infantili del giovane Django e alle composizioni di Reinhardt, invitando lo spettatore a contemplare la condizione umana attraverso una lente musicale e artistica. Scopri di più. … leggi il resto dell’articolo»
2. Gió Marconi presenta Patrizio Di Massimo
Stelle (Anthea, Nicholas & Stella), 2023 Oil on linen in artist frame 200 x 200 cm x 3,6 cm (204 x 204 x 4 cm with frame) Photo Credit: Eleonora Agostini Private Collection, London
Patrizio Di Massimo, nato a Jesi nel 1983, è un artista italiano che vive e lavora a Londra. Avvicinatosi alla pittura molto giovane, torna all’arte studiando all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano con Alberto Garutti, periodo però in cui smette di dipingere, e in seguito consegue un Master in Fine Arts presso la Slade School of Art di Londra. Viaggia e studia, concentrando la sua ricerca sulla storia coloniale italiana e dell’imperialismo e utilizzando nella sua pratica artistica video, fotografia e performance, per poi ritornare verso la pittura a partire dal 2009. In questa tecnica si considera un autodidatta, ma sviluppa uno stile distintivo, caratterizzato da opere che raffigurano esseri umani in situazioni di intimità, a volte di violenza, spesso avvolte in un’aura di mistero. Le sue creazioni sono ricche di riferimenti alla storia dell’arte, alla cultura popolare e a immagini trovate.
Il 31 gennaio la Galleria Giò Marconi di Milano ha inaugurato la sua ultima mostra, intitolata Amici, Nemici, Letti e Mariti. Questa esposizione rappresenta un percorso di maturazione e sperimentazione sia artistica che personale, riflettendo il processo analitico quotidiano dell’artista nel guardare se stesso e il mondo attraverso la pratica pittorica. Per Di Massimo, l’arte diventa uno strumento di accettazione e comprensione, una pratica medicativa per rimanere presenti a se stessi nello scorrere della vita.
La mostra si articola in cinque capitoli, ciascuno sviluppato in stanze diverse, una scelta espositiva che Di Massimo aveva già sperimentato nella mostra Antologia alla Pinacoteca di Jesi nel 2023. Questo approccio narrativo permette al visitatore di immergersi in un viaggio che unisce opere nuove e temi ricorrenti nella pratica dell’artista.
Attraverso ritratti e autoritratti, letti e corpi, Di Massimo esplora le dimensioni affettive e familiari, indagando la ricerca di identità, le dinamiche relazionali e i ruoli sociali. Le sue opere mettono in luce stati emotivi e psicologici, offrendo una visione profonda e personale delle interazioni umane. Scopri di più.
3. BUILDING presenta Bizhan Bassiri e il suo universo magmatico
Bizhan Bassiri, Evaporazione rossa, 2013, cartapesta, pigmenti colorati (nero avorio e rosso cadmio medio), Ø 300 cm, ph. Mario Di Paolo.
BUILDING Gallery presenta a Milano la mostra Bizhan Bassiri. Creazione, a cura di Bruno Corà, importante mostra personale dell’artista italo-persiano (Teheran, 1954) che resterà allestita dal 30 gennaio al 22 marzo 2025.
Bizhan Bassiri è un artista di origine iraniana, attivo principalmente in Italia, noto per la sua ricerca artistica incentrata sul concetto di “Pensiero Magmatico“. Questa idea si sviluppa a partire dagli anni ’80 e riflette la sua visione dell’arte come un processo generativo che unisce materia, energia e trasformazione.
Bassiri concepisce l’arte come una forza in continua mutazione, paragonabile alla lava che emerge dal sottosuolo e prende forma in modo spontaneo. L’atto creativo è quindi un processo inarrestabile, non condizionato dalla volontà dell’artista, ma piuttosto da una sorta di energia primordiale.
L’artista lavora spesso con il bronzo, il ferro, il vetro, la carta e soprattutto con la pietra lavica, proprio per il suo legame simbolico con il magma e la trasformazione. Le sue opere hanno un forte impatto materico e spesso suggeriscono una dimensione mistica o cosmica. Egli infatti si richiama alla mitologia e ai simboli universali, reinterpretati in chiave moderna, nel suo processo creativo in cui le forme scaturiscono da un equilibrio tra ordine e caos, come nella natura. Ha esposto in numerose biennali e spazi internazionali, tra cui la Biennale di Venezia. Scopri di più.
4. Lorenzo Puglisi a Palazzo Ducale – Mantova
Lorenzo Puglisi, vista allestimento a Palazzo Ducale di Mantova. Ritratto 170515 (2015) olio su tela, 120×100 cm
E’ stata aperta al pubblico sabato 1° febbraio la personale di Lorenzo Puglisi allestita nelle sale dello splendido Palazzo Ducale di Mantova, uno dei palazzi storici tra i più importanti e meglio conservati in Italia. Un affascinante dialogo tra l’architettura, le sculture e i dipinti che testimoniano i fasti della famiglia Gonzaga e la personale rilettura delle opere dei grandi maestri del passato di Puglisi.
Lorenzo Puglisi si inserisce nel solco della stratificazione della storia dell’arte per sviluppare un linguaggio pittorico profondamente personale. Il suo percorso artistico non nasce da una formazione tecnica accademica, ma da un periodo di incontro e studio dei capolavori custoditi nei musei di tutto il mondo, passaggio che gli ha permesso di elaborare una ricerca in cui il passato si riflette in un’estetica contemporanea. Classe 1971, comincia a dipingere nel 2006, e tra i suoi riferimenti più evidenti ci sono Caravaggio, ma anche Goya e Rembrandt, di cui lo colpisce in particolare il Ritratto di Jan Six, in cui un mercante olandese viene immortalato nell’atto di infilarsi i guanti. Il gesto delle mani, insieme ai volti. E’ questa l’essenzialità segnica che Puglisi pone alla base della sua poetica: figure che emergono da un fondo nero, costruite con pochi ma densi colpi di pennello, capaci di evocare la forza espressiva delle opere secolari a cui si ispira.
In questo senso Palazzo Ducale di Mantova diviene la sede ideale per accogliere il suo lavoro, quasi un passaggio obbligato per un artista che si confronta costantemente con la memoria storica. Il silenzio delle sale intrise di storia, come la Sala dei Cavalli, da cui comincia il percorso espositivo, si trasforma in un palcoscenico perfetto per il suo dialogo con il passato. Scopri di più.
5. Magazzino Gallery presenta Anna Peter Breton a Venezia
Anna Peter Breton, Ciel Rose et bleu, 2024
Anna Peter Breton è un’artista contemporanea di origini ungheresi e discendenza nomade kirghisa, residente a Parigi dal 2008. Dopo una carriera di successo nel settore del lusso, ha deciso di dedicarsi completamente all’arte visiva, portando con sé un ricco bagaglio di memorie e incontri che influenzano profondamente la sua produzione artistica.
La sua opera si concentra sull’esplorazione di temi quali l’identità, la memoria e la bellezza effimera dell’esistenza, offrendo sia una riflessione personale che un commento universale sulla transitorietà della vita. Ispirata dalla sua eredità nomade e dalle esperienze vissute in diversi paesaggi, Anna cerca di trascendere i confini del tempo e dello spazio, fondendo una profonda connessione con la natura con un invito contemporaneo a riscoprire il nostro rapporto con il mondo naturale.
La mostra Seven Skies For Venice, ospitata presso la Magazzino Gallery di Palazzo Contarini Polignac a Venezia dal 1 febbraio all’8 marzo 2025, propone un viaggio artistico nelle teorie tolemaiche-aristoteliche delle sette sfere celesti. In questa esposizione, spiritualità e bellezza si intrecciano nei cieli sospesi sopra Venezia e i laghi sacri del Kirghizistan, creando un ponte tra culture, epoche e paesaggi.
Attraverso cieli luminosi e opere che riflettono la sua essenza nomade, Breton invita gli spettatori a intraprendere un viaggio meditativo tra impermanenza ed eternità. La mostra non è solo un tributo alla natura, ma anche un tentativo di fondere la storia e la spiritualità di Venezia con le proprie radici culturali, offrendo una prospettiva unica sulla relazione tra fragilità e creazione. Scopri di più.
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