la protesta dei vescovi filippini

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Per una sentenza della Corte Suprema del 2024 la compagnia Mercidar Fishing Corporation ora può operare anche nelle acque entro 15 chilometri. La denuncia di 48 vescovi: “L’integrità del Creato è minacciata”. Mons. Gerardo Alminaza, vicepresidente della Caritas: “È mandato della Costituzione proteggere la sussistenza su piccola scala”. Pescatore di Cebu: “Ci stanno uccidendo”. 

Manila (AsiaNews) – I vescovi filippini hanno espresso la loro preoccupazione per una sentenza della Corte Suprema che elimina l’accesso preferenziale dei piccoli pescatori alle acque comunali. Mons. Gerardo Alminaza, rappresentante della diocesi di San Carlos, ha detto che il provvedimento della Corte – che ha confermato la decisione del tribunale regionale di Malabon di consentire la pesca commerciale nella zona di pesca municipale entro 15 chilometri – avrà un impatto significativo sul sostentamento dei piccoli pescatori del Paese. Infatti, porterebbe alla loro definitiva emarginazione, legittimando il monopolio e il saccheggio da parte delle aziende delle zone di pesca tradizionali.

Tra i 48 presuli firmatari della dichiarazione di Caritas Filippine anche il card. Pablo Virgilio David, vescovo di Kalookan e presidente della Conferenza Episcopale delle Filippine. “L’integrità del Creato è minacciata e le nostre vite e sopravvivenze, in particolare quelle dei pescatori artigianali e municipali, sono messe in discussione”, ha dichiarato Alminaza, vicepresidente di Caritas Filippine. Con la sentenza della Corte Suprema datata agosto 2024 la Mercidar Fishing Corporation, un’azienda privata, è quindi autorizzata a svolgere la pesca nelle acque comunali, annullando le precedenti disposizioni. I vescovi hanno detto che non resteranno inerti davanti a questa minaccia.

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“Noi, come fedeli amministratori dei doni di Dio, siamo impegnati a difendere la protezione delle nostre acque comunali e i diritti dei pescatori artigianali e municipali”, ha aggiunto. “È nostra fervida speranza che i nostri politici agiscano con la saggezza delle nostre leggi e con i valori della nostra fede: le politiche che sostengono la sostenibilità, danno potere alla governance locale e danno priorità alla cura della nostra casa comune non devono essere sacrificate”.

Se la decisione del tribunale diventerà definitiva ed esecutiva, i pescatori comunali, che hanno un accesso preferenziale alle acque, si troveranno ad affrontare una concorrenza sleale e ingiusta. Proprio la competizione per la gestione delle risorse, la protezione dell’ambiente e il benessere delle comunità interessate hanno spinto i vescovi a opporsi alla sentenza del tribunale. Se l’ordine verrà attuato, molte parti subiranno ripercussioni negative, comprese le città con tanti pescatori tra cittadini ed elettori, tra cui Espinosa a Cebu e Del Carmen a Surigao del Norte.

I 15 chilometri di acque municipali riservati ai pescatori municipali corrispondono a soli due milioni di chilometri quadrati, il 15 per cento delle acque filippine. Con la decisione le acque riservate ai piccoli pescatori scenderebbero al 2 per cento. “È mandato della Costituzione filippina e del governo proteggere i mezzi di sussistenza dei pescatori artigianali e su piccola scala, garantire la sicurezza alimentare e preservare la biodiversità marina delle Filippine”, ha aggiunto Alminaza. La Costituzione del 1987 stabilisce che i pescatori hanno “un uso e un accesso preferenziale” alle acque comunali. Anche molti pescatori si sono trovati d’accordo con i vescovi, esprimendo angoscia.

Noralan Pagal, pescatore di San Remigio, a Cebu, ha dichiarato: “Non possiamo andare nei grandi laghi perché per pescare usiamo solo pagaie e piccole barche. Il tribunale e il governo ci stanno torturando con le loro decisioni e la loro posizione. Ci stanno lentamente uccidendo, così come le nostre famiglie”. Circa 2,3 milioni di persone saranno colpite negativamente se gli interessi commerciali della pesca avranno la precedenza. Le persone più vulnerabili dovranno affrontare maggiore fame e povertà.

La decisione della Corte Suprema è profondamente preoccupante, perché va contro i principi guida della nazione. La Costituzione del 1987, il Governo locale, la Legge della Repubblica 10654 (Codice della pesca del 1998, e successive modifiche) e le leggi nazionali correlate affermano i diritti preferenziali dei pescatori artigianali e su piccola scala nelle acque comunali. Martha Canda, leader e organizzatrice della pesca nella provincia di Northern Samar, ha raccontato quanto sia già difficile per i pescatori e le loro famiglie. “Quando permettiamo ai potenti di invadere l’eredità legittima dei poveri, tradiamo i nostri pescatori, la società in generale e i nostri doveri verso Dio”, ha detto. “Sarebbe crudele aggiungere ancora di più al fardello dei nostri pescatori”.





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