Milano, l’alba dei venditori ambulanti al mercato di via Benedetto Marcello: «Eravamo migranti, ora siamo un argine al carovita»

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di
Andrea Galli

Storie di famiglie e di immigrati: «Noi, qui, rappresentiamo un argine al carovita milanese». Schiene spezzate, commercianti italiani in calo, giovani stranieri pieni di energia

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Ambulanti, e prima emigranti. Il mercato di via Benedetto Marcello, fra i più antichi, è un privilegiato punto di convergenza. Visi, voci, visuali su Milano quando sono le sei di ieri, pioggia leggera, bar di titolari cinesi con personale italiano per il pieno di bevande di plurime composizioni tipo un bicchierone di rhum e gocce di coca cola; le sei, l’ora in cui si piantano e riempiono le bancarelle. 

Padre e figlio Pittau dalla Sardegna, Ignazio di 60 anni ed Emanuele di 28, frutta e verdura. Il figlio: «Un mestiere bello ma faticoso, gli italiani manco per il cavolo lo vogliono più fare. Li capisco». Il padre: «Si lavora sempre, si lavora tutti i santi giorni tranne la domenica ma soltanto perché la domenica preparo il minestrone per un po’ di clienti. Ho la schiena spezzata nel senso vero, tiro avanti con le punture di Voltaren e Muscoril, a volte insieme a volte soltanto il Voltaren a volte soltanto il Muscoril, ogni volta il dottore cambia. Sono arrivato a Milano per caso, un amico camionista si annoiava a guidare da solo. Vengo da un paese piccolo piccolo, non sul mare. Insomma accompagnai l’amico e alla fine rimasi, c’era già mia sorella che aveva iniziato a lavorare al mercato. Adesso lei se n’è tornata in Sardegna mentre io non mi muovo».




















































Frutta e verdura anche per Habir Hussein, 31 anni, bengalese, gran gentilezza, dirige un gruppo numeroso di manovali, un sacco di cassette: «Sto in Italia da undici anni, ho iniziato con i lavori che c’erano. Al mercato sto bene; Milano mi piace, molto, non ho niente di cui lamentarmi, ma danno fastidio i ladri che passano e rubano anche intere cassette, bisognerebbe evitare che girino, e c’è il discorso del rialzo dei prezzi, ma è un discorso generale che riguarda l’intera città, i costi salgono anche per noi, ma noi cerchiamo di resistere e tenerci legati i clienti».

Il signor Hussein si mette in posa, sorride di gusto per l’improvvisa ribalta, ridono anche i manovali, intanto la pioggia accelera ma tanto l’abbigliamento degli ambulanti è conseguenza di esperienza e di strategia, doppio strato di calze di lana, guanti imbottiti, cappello e sopra il cappuccio o anche viceversa, e il fastidio del maltempo è ridotto al minimo.
Difatti son 36 anni che la signora Lucia, originaria della costiera amalfitana, sosta con la bancarella alla base dei palazzi in serie della via, un luogo che per la sua stessa conformazione urbanistica favorisce peraltro quelli che amano passeggiare per sbirciare dentro le finestre in cerca di spezzoni di esistenze altrui e di angoli d’arredo, ecco dicevamo son 36 anni che lei sta ancorata al mercato, vendendo prodotti vintage. E fin da quand’era piccolo lo fa col figlio Andrea, che ha 43 anni.

Andrea: «A quale ora vado a letto dovendomi poi svegliare alle tre, alle quattro? Tardi, vado tardi ugualmente perché ho tre bambini, e tra i compiti, l’allenamento, e tutto il resto con mia moglie mica possiamo tirare una riga alle sette di sera e buonanotte…».
Uno dei suoi figli un giorno prenderà in eredità quest’impero di sudore e resistenza? Ancora Andrea: «Ma no, per carità».
La madre: «No, no, non scherziamo proprio. Fosse per me chiuderei bottega e amen ma Andrea insiste».
Eh, magari la rendita è sempre assicurata. Andrea: «Non vedo eccessive diversità, nella presenza dei clienti e nelle loro compere, rispetto agli anni scorsi, non si facevano i milioni e non piangiamo adesso, bisogna essere sempre realisti, su. Semmai, forse, andrebbero fatti scoprire, questi nostri mercati cittadini, ai turisti, includendo questa che rimane una specificità cittadina agli americani e ai giapponesi».

Quanta incredibile vita, quant’antica operosità, anche se gli italiani sono davvero in ritirata — lo forniamo beninteso come mero dato di cronaca —, in questo mercato non rappresentano ormai che un quarto del totale dei commercianti, e salgono le presenze dei marocchini, degli egiziani, dapprima bancarelle minute, quindi allargate con un significativo correlato aumento della manovalanza pagata a giornata. Ma non è questo il tema. Cioè per Milena e Maurizio, moglie e marito, entrambi ambulanti, loro pure frutta e verdura, fra i più noti di via Benedetto Marcello, «gli abusivi sono aumentati, la riqualificazione voluta dal Comune ha ridotto gli spazi, di molto, senza eliminare il problema serio degli irregolari, anzi ce ne sono più di prima. I marciapiedi sono troppo alti, gli anziani inciampano, non soltanto loro in verità, servono delle grate nelle aiuole, non vede il fango? Ma vabbé basta dai, che dobbiamo lavorare».
In effetti son le sette e bisogna correre, correre, correre.


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2 febbraio 2025 ( modifica il 2 febbraio 2025 | 09:43)

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