Olly: «Vado a Sanremo con gli amici e prendiamo due case. Ma mi sento un giovane vecchio»

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di
Andrea Laffranchi

Il cantautore 23enne in gara al festival con«Balorda nostalgia»

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Potrebbe andare bene. Anche benissimo. Olly lo sa e si prepara al dopo. Il cantautore genovese arriva a Sanremo con il marchio di quello che, con Cremonini, Pinguini e altri, ha rimesso il cantautorato pop al centro del panorama: sette settimane al numero uno con «Per due come noi» insieme ad Angelina Mango e JVLI e una serie di sold out in arrivo fra primavera e autunno. «Ci sarà sovraesposizione, l’idea che i follower possano raddoppiare mi spaventa. Andrà tutto liscio se continuerò ad essere me stesso. Mi ripeto come un mantra che devo prendere delle pause, fermarmi e ricaricare le pile. In questo ambiente si respira frenesia, una fomo di esserci ma con le regole decise da altri», dice il 23enne, vero nome Federico Olivieri.

Il pop sta tornando…
«Il ritorno del cantautorato mi rende ancora più orgoglioso. Non analizzo troppo il mercato, ma è bello che stia tornando la volontà di ascoltare canzoni autentiche».




















































Quando lei ha iniziato la tendenza era la trap…
«Anche io ho fatto rap, ho sempre adorato quello americano, da Nas a Eminem: è la musica più facile da fare. Con il mio produttore JVLI ho poi scoperto un modo più organico di fare musica. E se Bad Bunny recupera il folk della sua Porto Rico, io torno alle origini della nostra canzone ma con i mezzi di oggi: uso l’autotune. Per capire la canzone d’autore però, devi aver vissuto un po’: a 15 anni Tenco non ti può piacere».

De Andrè, di cui farà «Il pescatore» con Bregovic nella serata cover, risuona ancora Genova della GenZ?
«Se c’è una chitarra nei vicoli alla fine De Andrè spunta. È rimasto nelle case, ma anche nelle scritte a volte con errori ortografici, su muri e saracinesche: prendo ispirazione da lì, è la voce della gente. da un anno e mezzo faccio “Il pescatore” nei miei concerti perché mi piace il messaggio del testo: parla del concedere agli altri una seconda possibilità, dell’essere solidale».

«Nostalgia balorda» è la sua canzone in gara.
«Tra un po’ avrò nostalgia di questi anni in generale: sono anni belli, mi sento giovane e un po’ vecchio dentro. Ce l’ho dentro questa natura da osservatore. Mi piace passare il mio tempo libero nella solitudine e nella calma. Non sono sempre così: ogni tanto sono anche felice (ride)».

Nel 2023, al debutto al Festival, si portò gli amici a Sanremo. Replica o le cose sono diventate troppo grandi per scherzare?
«No no, abbiamo preso due case e saremo una decina, tra chi è nel team e chi è lì per trasmettermi, come due anni fa, la vita normale che in quella settimana non esiste. Quest’anno però ho una stanza per me stesso».

Cantautore con laurea, abbastanza inconsueto..
«Una triennale in Economia e management d’impresa; tesi sull’impatto dello streaming nel mercato discografico. Cercare musica piratata e scaricarla come facevamo da ragazzini era un’esperienza più interessante rispetto all’ascolto in streaming che mi sembra fine a se stesso… Facevo fatica a trovare passione nello studio e dopo il Sanremo 2023 mi sono permesso di non avere un piano B, mi sono lanciato nel vuoto».

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Le atmosfere delle sue canzoni citano Vasco Rossi..
«Fino a che non l’ho visto dal vivo a Torino nel 2022 non lo capivo e non mi piaceva. In quel concerto ho capito come vengono percepite le sue canzoni. Ho aperto il mio ultimo tour con “Albachiara”».

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Quando arriva la musica nella sua vita?
«Da bambino ho studiato canto e recitazione in un coro vicino a casa. Alle medie ho studiato viola e pianoforte al Conservatorio, ma non ero uno studente modello: non amavo le regole. Non perché avessi un passato travagliato. Mamma magistrato e papà avvocato mi hanno educato facendo sviluppare la mia coscienza. L’educazione in famiglia si basava una sola regola: rispetto e fiducia. Non dovevo chiedere il permesso per uscire, ma conquistarmi la fiducia per poterlo fare».

Ha fatto anche rugby. Assomiglia alla musica?
«Una scuola di vita. Mi ha distrutto il fisico, a 20 anni mi sono operato di ernia al disco, ma mi ha fatto conoscere chiunque: dal ragazzo di periferia a quello dei quartieri bene. Un comunicatore deve conoscere tutti gli ambienti».

3 febbraio 2025 ( modifica il 3 febbraio 2025 | 08:18)

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