Napoli, 3 Febbraio – Ogni giorno, a Napoli e provincia, vengono formalizzate tra le 35 e le 40 denunce per violenza di genere. In un anno, oltre 5.400 procedimenti penali vengono trattati per reati legati a questa emergenza sociale. Il fenomeno, in crescita, coinvolge sempre più giovani, sia come vittime che come autori.
L’aumento delle denunce, tuttavia, segnala anche un effetto positivo: l’introduzione del “codice rosso”, con la presenza di referenti qualificati nelle stazioni dei Carabinieri e nei commissariati della Polizia di Stato, sta incoraggiando le vittime a farsi avanti. A sottolinearlo è Raffaello Falcone, procuratore aggiunto di Napoli e coordinatore della sezione “Fasce deboli”, intervenuto nel corso di “Stop alla violenza di genere. Formare per fermare”, evento di formazione per giornalisti promosso con il contributo del Gruppo Menarini.
Il ruolo dell’informazione nella lotta alla violenza di genere – Secondo Falcone, il contrasto alla violenza passa prima di tutto dalla prevenzione culturale: “Bisogna sradicare i presupposti culturali, i ruoli di genere e gli stereotipi familiari che ne sono la causa. Il racconto giornalistico è fondamentale per orientare l’opinione pubblica”, ha dichiarato.
Oltre alla risposta giudiziaria, si rivelano efficaci anche misure amministrative preventive come il decreto di ammonimento, che obbliga il soggetto ammonito a seguire un percorso di recupero. Secondo i dati della Divisione Anticrimine della Questura, meno del 10% degli ammoniti ricade nella violenza, segnale che la prevenzione può funzionare.
La sfida, però, resta enorme: educazione e sensibilizzazione devono partire dalle scuole per contrastare il fenomeno, che colpisce trasversalmente tutte le fasce sociali. Il Report 2023 della Direzione Centrale della Polizia Criminale, realizzato con l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, conferma un aumento dei casi tra i più giovani.
Giovani e stereotipi di genere: dati preoccupanti – Per cambiare il paradigma culturale sulla violenza di genere, è necessario agire sulla percezione che i giovani ne hanno. Danila Pescina, psicologa e criminologa, ha sottolineato l’importanza di educare i ragazzi a relazioni basate sul rispetto, affinché gli adulti di domani possano sviluppare una consapevolezza sana delle dinamiche tra generi.
I dati restano allarmanti: secondo una recente indagine Istat, il 53,6% degli italiani condivide almeno uno stereotipo di genere. Ketty Vaccaro, responsabile dell’Area Welfare e Salute del Censis, ha evidenziato un dato ancora più inquietante: tra i giovani permane un atteggiamento culturale che giustifica forme di controllo e violenza nella coppia.
Il 16% dei giovani tra i 18 e i 29 anni ritiene accettabile che un uomo controlli il cellulare o i social network della propria compagna. Il 4% pensa che sia giustificabile schiaffeggiare la partner se ha flirtato con un altro uomo. Il 5% considera normale che “ogni tanto scappi uno schiaffo” in una coppia. Questi dati dimostrano come il possesso venga ancora confuso con l’amore, una percezione pericolosa diffusa tra ragazzi e ragazze.
L’informazione come sentinella del cambiamento – L’informazione gioca un ruolo chiave nella costruzione di una cultura della parità di genere. Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, ha ribadito l’importanza di una narrazione responsabile: “Il giornalismo deve essere una sentinella attiva, promuovendo un’informazione corretta che contribuisca alla consapevolezza collettiva sulla violenza di genere”.
L’obiettivo è chiaro: sensibilizzare, educare e prevenire. Solo così sarà possibile arginare un fenomeno che continua a mietere vittime e a radicarsi in una cultura che, ancora oggi, fatica a riconoscerne le vere cause.
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