Il futuro della Siria con il governo di Ahmed al Sharaa

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Il 29 gennaio 2025 è stato nominato presidente ad interim della Siria Ahmed al Sharaa, noto come Mohammed al Jolani. In questi primi giorni del nuovo governo in Siria, le notizie che arrivano dal fronte sembrano essere incoraggianti: la popolazione sta tornando ad occupare le aree rurali e l’Occidente ha riconosciuto come presidente Ahmed al Sharaa. Anche il Ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, si è recato in Siria e ha annunciato che l’Italia sarà un ponte verso l’Occidente. Per BuoneNotizie.it abbiamo intervistato il ricercatore siriano Hadi El Hage per avere una panoramica dal fronte e conoscere le impressioni della popolazione locale.

Il nuovo governo in Siria: notizie dal fronte

Dopo 14 anni di conflitti, il gruppo di ribelli Hay’at Tahrir al Sham ha portato alla dissoluzione del regime di Assad, la cui famiglia era alla guida del Paese dal 1963. Dal 27 gennaio 2025 l’Unione Europea ha attivato un procedimento di revoca delle sanzioni imposte alla Siria e dal 29 gennaio al Sharaa è ufficialmente il primo presidente ad interim, dopo il regime della famiglia Assad. In questi primi giorni di governo ha già rappresentato la Siria ai vertici internazionali e i siriani, seppur con una certa cautela, credono nel lavoro proposto dal presidente.

Il ricercatore siriano Hadi El Hage, residente in Italia, mette in luce la nuova forma di governo in Siria. «Il nuovo governo ad interim in Siria sta acquisendo grande ammirazione nel mio Paese – spiega El Hage – La mia famiglia ha assistito alla caduta di Assad e da Damasco arrivano notizie di speranza: si parla di ricostruzione, di elezioni e di libertà. Parole che non si sentivano da oltre 14 anni. Il nuovo governo non è ancora definitivo e questo è l’aspetto più preoccupante perché potrebbero esserci gruppi politici interessati meramente al potere e non al benessere dei siriani. Nonostante ciò l’Occidente si è dimostrato estremamente aperto nell’accogliere il nuovo capo del governo. Il ministro dell’interno Tajani ha reso omaggio al nuovo governo in Siria, sostenendo l’alleanza e la collaborazione dell’Italia».

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Identikit del nuovo presidente ad interim

Ahmed al Sharaa, il nuovo capo del governo siriano, è nato nel 1982 in Siria. Proviene da una famiglia colta e, dopo gli studi, è stato leader dei ribelli Hayat Tahrir al-Sham. Ahmed Al-Sharaa suscita qualche preoccupazione in Occidente, in quanto la sua organizzazione era in passato affiliata ad al-Qaeda. Nonostante ciò si è dimostrato svincolato dalle dichiarazioni passate e pronto a collaborare per portare la democrazia del Paese. Al Sharaa è al comando del Paese dall’8 dicembre: quando le forze dell’opposizione sono entrate a Damasco dopo un’offensiva a sorpresa durata meno di due settimane ed è stato riconosciuto come presidente ad interim.

«Essere presidente ad interim significa essere un leader di transizione – continua Hadi – Come presidente del governo in Siria, il suo ruolo sarà quello di assurgere le funzioni di un capo sino alle elezioni ufficiali. In Siria si vocifera che questo periodo potrebbe durare almeno due anni: il tempo minimo per far ripartire il Paese. Se i seguaci di Assad non opporranno resistenza, la possibilità di successo sarà molto probabile e la tempistica necessaria per ricostruire la Siria».

Le nuove sfide del governo siriano

Le sfide del nuovo governo sono tante: la più ardua sarà riportare la Siria ad un virtuoso livello economico. «I siriani e l’Occidente devono sentirsi sicuri – conclude Hadi El Hage – l’approccio moderato e aperto di Ahmed al Sharaa è la chiave usata per mantenere le alleanze di Paesi in grado di investire in Siria, come l’UE e il Qatar. Tre sono le sfide più urgenti che il governo dovrà affrontare:

  1. il mantenimento della pace fra i vari partiti che hanno lottato per far cadere il regime, ma che non si aspettavano la nuova forma di governo in Siria;
  2. la rinascita dell’economia della Siria. In questi anni di guerra il Paese è quasi caduto in default. Nel mese di agosto 2024, periodo in cui ero in visita alla mia famiglia, il valore di mezzo kilo di pane superava i 30 dollari. La popolazione di oggi, stremata dalla guerra, con spesso a carico famigliari malati o impossibilitati al lavoro, non può permettersi di mangiare regolarmente e il governo dovrà tutelare i più fragili;
  3. la Siria dovrà trovare il giusto approccio per far rientrare gli expats come me, garantendo sicurezza e lavoro».

Per fare ciò, il nuovo governo dovrà acquistare fondi internazionali e affidarsi ad un rinforzo dell’economia interna utilizzando manodopera locale, per creare un nuovo Welfare State siriano. Solo con la ricostruzione il governo in Siria potrà acquistare credibilità e il Paese potrà rinascere.



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