lo smascheramento di un sistema criminale

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Immigrazione, permessi falsi e corruzione: quando il business si cela dietro l’umanità

04 febbraio 2025 Campania – L’ennesima inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Salerno ha smascherato un vasto sistema criminale che ha trasformato l’immigrazione in un’opportunità di guadagno illecito per funzionari pubblici, professionisti e politici compiacenti.

Tra i 36 arrestati, il nome che più colpisce è quello di Nicola Salvati, tesoriere regionale del Partito Democratico, accusato di aver riciclato parte dei proventi illeciti generati dalla vendita di falsi permessi di soggiorno. Un duro colpo per chi, nel dibattito pubblico, ha spesso rivendicato valori di accoglienza e umanità, mentre dietro le quinte si sarebbe rivelato complice di un meccanismo basato sulla speculazione e sullo sfruttamento della disperazione.

Il sistema dei permessi di soggiorno falsi

L’inchiesta ha portato alla luce un’organizzazione che operava in modo strutturato e ramificato tra Napoli, Salerno e Caserta. L’obiettivo? Far entrare illegalmente in Italia immigrati extracomunitari attraverso la falsificazione dei permessi di soggiorno e il pagamento di tangenti a funzionari corrotti.

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  • Creare false richieste di nulla osta al lavoro nell’ambito dei decreti “Flussi” ed “Emersione”, facendo figurare cittadini stranieri come futuri dipendenti di aziende inesistenti o compiacenti.
  • Utilizzare commercialisti e intermediari per la falsificazione dei documenti necessari a ottenere il permesso di soggiorno.
  • Corrompere pubblici ufficiali degli Ispettorati Territoriali del Lavoro di Napoli e Salerno, affinché chiudessero un occhio sulle irregolarità e velocizzassero le pratiche.
  • Riciclare i proventi illeciti attraverso fatture false e società fittizie, un’operazione nella quale, secondo gli inquirenti, Salvati avrebbe avuto un ruolo chiave.

Il risultato? Più di 2.000 permessi rilasciati illegalmente e migranti costretti a pagare fino a 7.000 euro per un visto che, in molti casi, non garantiva loro alcun impiego, ma solo una condizione di precarietà e sfruttamento.

Chi ha visto nell’immigrazione un affare?

L’inchiesta mette in evidenza come l’immigrazione sia diventata un business redditizio per diversi soggetti, che sotto la maschera della solidarietà e dell’accoglienza hanno costruito un sistema di mercificazione delle persone.

  • Intermediari e aziende fantasma: Agenzie, cooperative e società fittizie servivano da copertura per l’organizzazione. Erano solo scatole vuote, create esclusivamente per giustificare le richieste di permessi di soggiorno.
  • Funzionari pubblici corrotti: Alcuni dipendenti degli Ispettorati Territoriali del Lavoro hanno approfittato delle loro posizioni per rilasciare documenti falsi, garantendo agli immigrati irregolari la permanenza in Italia.
  • Politici e professionisti senza scrupoli: Il coinvolgimento di un esponente del PD come Nicola Salvati mostra come il business dell’immigrazione non sia solo nelle mani della criminalità organizzata, ma anche di chi dovrebbe garantire legalità e giustizia.
  • Le mafie del traffico di esseri umani: L’arrivo di migranti in Italia non è mai casuale: dietro c’è una filiera di trafficanti di uomini, che sfruttano la disperazione di chi cerca un futuro migliore.

L’umanità che non c’è

L’indignazione pubblica per questa vicenda nasce dal contrasto tra la retorica e la realtà. Da un lato, si celebrano i valori dell’accoglienza; dall’altro, si scopre che molti di coloro che si ergono a paladini dei diritti umani lucrano sulla disperazione di chi fugge da guerre e povertà.

Questa ipocrisia è il vero scandalo: mentre si chiede maggiore apertura e inclusione, si creano artificialmente canali illegali per l’immigrazione, non per aiutare i migranti, ma per arricchirsi sulla loro pelle.

Le cooperative dell’accoglienza, le reti politiche e i funzionari corrotti fanno parte di un meccanismo che tratta gli esseri umani come numeri su cui speculare. I migranti non vengono aiutati, ma sfruttati due volte: prima nei Paesi di origine, poi una volta arrivati in Italia, dove finiscono vittime di un sistema che li inganna e li lascia in condizioni di precarietà.

Dietro l’umanità sbandierata si cela un business criminale

L’operazione della DDA conferma che l’immigrazione non è solo una questione umanitaria, ma anche un mercato pericoloso in cui guadagnano pochi e soffrono molti.

L’arresto di Nicola Salvati e degli altri indagati dimostra come la questione migratoria sia stata gestita in modo strumentale da chi ha sempre sbandierato l’accoglienza come valore fondamentale, mentre dietro le quinte ne faceva un’occasione di profitto.

Dietro le parole di inclusione si nasconde un sistema che condanna gli ultimi a restare ultimi. Finché chi sfrutta l’immigrazione per denaro continuerà a essere protetto da silenzi e complicità, il fenomeno non potrà essere affrontato in modo giusto e trasparente. E la vera umanità resterà solo uno slogan vuoto.

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