Perché la casa è diventata un’emergenza? Il costo folle di affitti (e mutui) con i salari fermi

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di
Irene Tinagli*

Solo negli ultimi 15 anni in Europa gli affitti sono aumentati in media del 25%, mentre i prezzi delle case del 50%. A peggiorare il quadro le politiche di detassazione che hanno attratto cittadini stranieri più ricchi

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«La più rapida impennata dei prezzi mai vista in trent’anni», così il Financial Times ha definito l’andamento del mercato immobiliare in Europa in una recente inchiesta. In effetti i dati ci dicono che solo negli ultimi 15 anni in Europa gli affitti sono aumentati in media del 25%, mentre i prezzi delle case del 50%. Dati che nascondono situazioni anche molto variegate a seconda dei Paese e delle città. 

Il costo dell’affitto

Per esempio, secondo i dati pubblicati nel 2023 dall’Istituto scenari immobiliari, circa il 10% delle famiglie italiane spende almeno il 40% del proprio reddito in affitto. Se guardiamo, in particolare, ai nuclei che affittano bilocali, emerge come in questa fascia di popolazione l’affitto incide per il 52% del reddito, con picchi del 60% in città come Milano. Ci sono realtà dove la situazione è ancora più critica. 




















































La situazione in Europa

In Spagna per esempio si registra l’aumento più alto nei canoni di affitto, con oltre il 70% negli ultimi dieci anni, e con una percentuale di reddito destinata alla locazione del 45%. In Francia e in Germania si spende circa il 20% del reddito per l’abitazione, una cifra in linea alla media OCSE. Questi dati vanno confrontati con i numeri dell’edilizia popolare che vedono il nostro Paese fanalino di coda: secondo l’ISTAT, nel 2020 in Italia erano presenti circa 1,5 milioni di alloggi di edilizia residenziale pubblica, contro i 2,5 milioni di Spagna e Germania, ed i 4,5 milioni della Francia. 

Dieci milioni di case sfitte

Ovviamente nei dati medi europei si nascondono realtà molto diverse, ma è il rapporto dell’ANCE di questi giorni a rivelare che circa 10 milioni di famiglie italiane non riescono ad acquistare casa, e a farci capire quanto il fenomeno riguardi da vicino il nostro Paese, dove peraltro si stimano 10 milioni di case sfitte, circa il 27% del patrimonio edilizio. Si tratta di un fenomeno che non può essere ignorato o derubricato a una normale «dinamica di mercato», legato solo, come dicono alcuni, all’impennata dei prezzi dei materiali durante il Covid, o ad un repentino aumento di domanda di case da parte di cittadini. 

Rilevante calo demografico

Peraltro è difficile conciliare l’idea che tutto il problema stia in un’esplosione di fabbisogno delle famiglie, quando proprio in questi anni stiamo osservando un rilevante calo demografico e proprio mentre ogni anno vengono avviati e realizzati centinaia di migliaia di progetti residenziali. Il problema è che il mercato dell’edilizia residenziale non segue più le dinamiche demografiche della società: non siamo più di fronte a un mercato in cui la casa risponde ai bisogni primari di famiglie e comunità, ma sempre più a logiche proprie di altri mercati. 

Il mercato turistico

Il mercato turistico, che prima si basava solo su l’offerta alberghiera, è entrato in modo massiccio nel settore immobiliare alterandone logiche e prezzi. Così come la crescente mobilità di lavoratori e studenti, non trovando una risposta adeguata e mirata negli studentati o nei pensionati, ha trasformato molti appartamenti in dormitori dove si affitta «il posto letto» con logiche e prezzi del tutto diversi da quelli del mercato tradizionale. 

Ci sono diversi mercati

E come se la stessa offerta di case dovesse oggi rispondere ai bisogni non di uno, ma di due o tre mercati diversi. Questi fenomeni sono stati spesso accompagnati da politiche economiche che, più o meno consapevolmente, hanno esacerbato il problema. Non solo con incentivi indiscriminati per le ristrutturazioni che hanno finito per aggravare la carenza di materiali e alzare i prezzi, ma anche con politiche fiscali che hanno agevolato la rendita immobiliare rispetto ad altre forme di impiego del risparmio, contribuendo a far diventare la casa sempre più un bene di investimento piuttosto che un bene primario. 

I salari sono fermi

Anche le politiche di detassazione speciale fatte in alcuni Paesi per attrarre ricchi cittadini stranieri, hanno provocato, in alcune aree e città d’Europa, veri e propri boom insostenibili per la popolazione locale. Perché, anche questo va ricordato, nel frattempo i salari medi non sono aumentati alla stessa velocità. Come se ne esce? L’Unione europea ha deciso di muoversi per dare delle risposte. 

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Il piano Casa della Ue

La Commissione si è impegnata a varare un piano per la casa accessibile e ha nominato un commissario ad hoc con questa specifica «missione». Al Parlamento Europeo è stata costituita la Commissione speciale sulla crisi abitativa nell’Unione, con l’obiettivo di mappare le necessità abitative, analizzare le politiche messe in campo nei vari Paesi UE, identificando le possibili barriere strutturali, finanziarie e normative che impediscono la disponibilità di alloggi accessibili e valutando l’impatto di fenomeni come la speculazione immobiliare e la crescita degli affitti a breve termine. 

I finanziamenti della Bei

La Banca Europea per gli Investimenti sta mettendo a punto una piattaforma per poter catalizzare investimenti privati finalizzati alla costruzione di alloggi accessibili e sostenibili. Uno sforzo corale che avrà bisogno della massima partecipazione possibile, a tutti i livelli amministrativi e politici, coinvolgendo le associazioni e le imprese che da anni operano nei settori dell’abitare sostenibile, cercando di mettere a punto non una ricetta magica valida per tutti, ma un insieme di strumenti e proposte che possano aiutare i diversi territori a trovare la soluzione più adeguata alla loro realtà specifica. Un progetto ambizioso che certo comporta il rischio di non centrare tutti obiettivi, ma nessun rischio sarà pericoloso come quello di fingere che il problema non esiste.

*eurodeputata Pd, presidente della commissione Housing per l’emergenza abitativa

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3 febbraio 2025 ( modifica il 3 febbraio 2025 | 17:56)

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