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Dichiarano di amare il cibo, ma al tempo stesso 1 italiano su 3 ammette di non pensare al rischio dello spreco, e dimenticarsene. Quasi tutti (94 per cento) dicono di essere attenti alla questione, ma la quantità di alimenti gettati in pattumiera continua ad aumentare: le ultime rilevazioni dicono che gettiamo 617,9 grammi di cibo a settimana. È una fotografia contraddittoria quella che emerge dal rapporto “Il caso Italia”, su fonte Waste Watcher International con Università di Bologna/Distal con elaborazione Ipsos, illustrato martedì 4 febbraio in occasione dell’evento ufficiale alla vigilia della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare.
Presentato il rapporto “Il caso Italia” curato da Waste Watcher International. Secondo le ultime rilevazioni, ogni italiano getta nella pattumiera 617,9 grammi di cibo a settimana, il doppio rispetto all’obiettivo dell’Agenda Onu. Al via la sfida #tempodiagire per ridurre lo spreco di 50 grammi ogni anno
Quest’anno, però, all’orizzonte si profila un obiettivo chiaro e ambizioso: dimezzare lo spreco di cibo da qui ai prossimi cinque anni. Per farlo, spiega Andrea Segrè, fondatore della Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare e direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International, basterebbe evitare di gettare l’equivalente di una rosetta di pane a settimana: «Dobbiamo tutti tagliare, ogni anno dal 2025 al 2029, circa 50 grammi di cibo, così da arrivare nel 2030 a uno spreco alimentare pro capite che non superi i 369,7 grammi settimanali, il traguardo previsto dall’Agenda delle Nazioni Unite che richiedeva all’Obiettivo 12.3 di dimezzare lo spreco di cibo fra il 2015 e il 2030».
Fenomeno in aumento
Ogni giorno buttiamo 88,2 grammi di cibo, che in una settimana diventano 617,9 grammi. Tra gli alimenti più sprecati la frutta fresca (24,3 grammi alla settimana), il pane (21,2 grammi), le verdure (20,5 grammi), l’insalata (19,4 grammi) e cipolle, aglio e tuberi (17,4 grammi) che, si rileva nel rapporto, sono «spesso disponibili in confezioni sovradimensionate al fabbisogno».
I dati sullo spreco alimentare individuale e la top 5 degli alimenti più sprecati
La mappa italiana dello spreco non è tutta uguale: la soglia media di 617,9 grammi settimanali viene superata di molto al sud (713,8 grammi pro capite) e leggermente al centro Italia (640,1 grammi). Più virtuoso il nord, con uno spreco medio di 526,4 grammi per cittadino. Ci sono poi alcune categorie nelle quali lo spreco di cibo è più marcato: i piccoli centri fino a 30mila abitanti (+12 per cento), le famiglie senza figli (+16 per cento) e le fasce socialmente svantaggiate (+26 per cento). Il paradosso per cui le fasce sociali più deboli sono quelle che sprecano più alimenti, si legge nel rapporto, sottolinea che «la deperibilità del cibo più economico, ma di minore qualità, incide non poco sulla bilancia degli sprechi».
Le aree dove si spreca più e meno cibo in Italia
Questo dato va di pari passo con un’altra tendenza: l’indice FIES di insicurezza alimentare 2025 sale del 13,95 per cento (era + 10,27 per cento nel l’anno scorso), il che indica che si allontana l’accesso al cibo sano e sostenibile. Il FIES (Food Insecurity Experience Scale) è uno strumento sviluppato dall’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite (Fao) che misura il livello di accesso delle persone a cibo adeguato e nutriente. L’indice, basato su risposte a una serie di domande relative all’accesso ai cibo, si basa sulla percezione e sull’esperienza delle persone riguardo all’insicurezza alimentare.
Le ricadute economiche
Gettare cibo nella pattumiera significa anche perdere soldi: lo spreco di filiera del cibo in Italia costa complessivamente 14,101 miliardi di euro, pari a un peso di 4,513 milioni di tonnellate di cibo. Il 58,55 per cento del costo dello spreco di filiera arriva dalle nostre case (mandiamo in fumo 130,71 euro a testa ogni anno), mentre il 28,5 per cento nelle fasi di commercializzazione del cibo.
Ogni azione conta
Le scelte che facciamo in casa giocano un ruolo fondamentale nella quantità di cibo che sprechiamo. Ecco perché Luca Falasconi, docente dell’Università di Bologna e coordinatore del rapporto, sostiene che «ogni piccola azione conta. Ora abbiamo l’obiettivo, arrivare a un massimo di 369,7 grammi settimanali di cibo gettato: non ci resta che tradurre in impegno l’amore che dichiariamo di avere per il cibo — monitorato dall’indagine Waste Watcher — sia quando andiamo a fare la spesa che preparando un pranzo o una cena».
Combattere lo spreco
Tra le cause dello spreco di cibo gli italiani sottolineano fattori sia esterni sia soggettivi: nel primo caso, ad esempio, cibi venduti sono già vecchi per il 31 per cento dei consumatori; nel secondo caso, il 24 per cento confessa di acquistare troppo o comprare confezioni troppo grandi, di calcolare male le cose che servono e cucinare troppo (23 per cento) e, infine, di avere difficoltà nel fare la lista della spesa e nell’organizzare il frigorifero (27 per cento).
I comportamenti antispreco ritenuti più importanti dal campione del sondaggio
La sfida di dimezzare lo spreco di cibo rispetto ai livelli attuali rimane aperta. Ma abbiamo solo cinque anni. In questo conto alla rovescia, rilanciata con l’hashtag #tempodiagire, alcune soluzioni possono fornire un supporto importante: è il caso dello Sprecometro, uno strumento pratico e gratuito, che ogni giorno misura non solo lo spreco del cibo ma anche la nostra impronta ambientale, lo spreco dell’acqua nascosta e le emissioni correlate al cibo gettato.
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