«Biutiful Cauntri II», il regista D’Ambrosio torna in Terra dei Fuochi: «Qui non è cambiato niente»

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di
Luca Marconi

Il filmaker invitato dai comitati a girare il sequel del film che 17 anni fa denunciò lo sversamento di rifiuti tossici ritorna ad Acerra col pastore Cannavacciuolo, che ha perso lo zio avvelenato dalla diossina

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«È uguale a com’era vent’anni fa, amianto per terra, tracce di roghi appena bruciati… Sono tornato ad Acerra con Alessandro Cannavacciuolo che all’epoca del film Biutiful Cauntri  era bambino. La sensazione è che questi non girano e non sanno cosa c’è sul territorio, ho letto le dichiarazioni in Prefettura del vicepresidente della Regione che chiede “tavoli per capire chi deve fare cosa”, mi pare che siamo ancora all’anno zero». 

Il filmaker salernitano Andrea D’Ambrosio è stato invitato dai comitati di Terra dei Fuochi a girare il sequel del film che 17 anni fa denunciò lo sversamento di rifiuti tossici nelle province di Napoli e Caserta, Biutiful Cauntri, e ritorna sugli stessi posti col pastore Alessandro Cannavacciuolo, che all’epoca del documentario era solo un ragazzo orfano dello zio avvelenato dalla diossina. Oggi è tra i principali denuncianti che hanno fatto condannare lo Stato italiano dalla  Corte europea dei diritti dell’uomo per inadempienza. Il film realizzato con Esmeralda Calabria e Peppe Ruggero era contemporaneo al romanzo di Roberto Saviano «Gomorra». 

«Arrivammo ad Acerra nel giorno del funerale dello zio pastore, ucciso dalla diossina come le sue pecore», ricorda D’Ambrosio. «Alessandro era sconvolto e mi ricordo la sua rabbia, la sua famiglia era in pezzi e in rovina economica. Oggi, rivederlo sul territorio come un combattente, mi ha emozionato. Forse anche il film lo ha aiutato a prendere coscienza di quello che si poteva o doveva fare. Nel corso degli anni ha subìto minacce, si è fatto coraggio. Io non sono tornato qui per tanti anni». 





















































«Abbiamo ripercorso i giri che facemmo 17 anni fa, mi ha portato in quelle stesse terre e le immagini non sono cambiate, sembrava che il tempo si fosse fermato. Roghi, amianto e airbag dappertutto, anche nei dintorni della fabbrica sequestrata dei Pellini».

Non è cambiato proprio nulla ?

«Bisogna seriamente mettere mano alle bonifiche. Calabricito che era la zona più inquinata dell’area adesso è ricoperta dall’erba ma la situazione è restata uguale. Ai Regi Lagni abbiamo trovato un’auto in acqua. Nel 2008 andammo anche a Taverna del Re, abbiamo letto tutti cosa è successo l’altro giorno a un camion che trasportava ecoballe ed a un povero ciclista».

E la sentenza della Corte europea dei diritti, che condanna lo Stato negligente? 

«Anche io penso che sia arrivata tardi, il film l’ho girato nel 2008 ed era sotto gli occhi di tutti quello che succedeva in quei territori, le vittime dei tumori.. e ancora adesso ci sono campi di insalata accanto a rifiuti tossici, amianto e fanghi. Vedere ancora per strada manifesti per gente che muore molto giovane gela il sangue.  La sentenza ci mette in faccia le responsabilità, che sono soprattutto istituzionali. Però qualcosa che è cambiato c’è, ho visto una maggiore coscienza civile da parte delle persone, hanno aperto gli occhi, la gente non sta più zitta. Ma questa sentenza doveva arrivare molti anni fa».

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«Biutiful Cauntri II», il regista D'Ambrosio torna in Terra dei Fuochi: «Qui non è cambiato niente»

Farai un sequel di Biutiful Cauntri?

«Me lo stanno chiedendo da tempo tante persone e voglio tornare a raccontare queste zone con le loro comunità anche se so che sarebbe un salto del vuoto, è triste ritornarci dopo 17 anni per vedere che la situazione è identica. E in politica c’è ancora oggi chi nega che la Terra dei Fuochi esista, mi sembra di sentire le stesse cose che abbiamo sentito nel 2008, Alessandro oggi sembrava Raffale Del Giudice che all’epoca del film era direttore di Legambiente».

E da dove cominceresti ? Quale potrebbe essere la tua prima inquadratura? 

«Comincerei proprio da lui perché mi ha commosso. Ha la stessa rabbia, ma una rabbia trasformata in coscienza civile. Spero veramente di ritornare in questi posti fra altri dieci anni per vedere che la situazione cambiata, è una utopia, ma spero e soprattutto che le persone del posto non chiudano più gli occhi. All’epoca ci inseguivano per strada e ci insultavano pure, oggi fermano Alessandro Cannavacciuolo per dargli coraggio o stringergli la mano, questo sì, l’atteggiamento degli abitanti di queste terre è cambiato radicalmente». 

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4 febbraio 2025 ( modifica il 4 febbraio 2025 | 18:31)

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