Negli ultimi anni, la reputazione della Borsa di Londra come destinazione di quotazione per le società internazionali ha sofferto molto, con diverse aziende che hanno preferito altri lidi per accedere ai mercati pubblici e altrettante che hanno deciso per il delisting o sono in procinto di delistarsi. Secondo dati compilati da Bloomberg, l’attività della piazza finanziaria britannica si è ridotta notevolmente rispetto al picco antecedente la grande crisi del 2008. Il volume medio giornaliero degli scambi sull’indice FTSE All-Share è scivolato da 14 miliardi di sterline di luglio 2007 ad appena 3,6 miliardi di sterline dello stesso mese del 2024.
Contestualmente, la capitalizzazione totale delle azioni quotate a Londra è scesa da 4.300 miliardi di dollari del 2007 a circa 3.200 miliardi di dollari di giugno 2024. Nel medesimo lasso di tempo, il valore delle azioni americane è quasi triplicato a 57.000 miliardi di dollari. Oggi la Borsa di Londra è la sesta a livello globale, con davanti quelle di USA, Cina, Giappone, India e Hong Kong. Recentemente è entrata in un testa a testa con quella di Parigi per la piazza finanziaria più importante in Europa.
Borsa di Londra: i motivi del declino
Il vero declino della Borsa di Londra è iniziato già prima di Brexit e del Covid-19, con la crisi di produttività che ha colpito la Gran Bretagna a trainare un rallentamento dell’economia in confronto ad altre nazioni. Tuttavia, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea ha rappresentato un fattore importante nel declino del London Stock Exchange. Amsterdam, ad esempio, ha guadagnato in competitività rispetto a Londra, quantunque quest’ultima nel 2021 abbia conquistato il 25% della quota di mercato delle IPO. Nel 2023 il Regno Unito ha raccolto appena 1 miliardo di dollari tramite le offerte pubbliche iniziali. Si è trattato del peggior risultato annuale dal 2009.
Un altro fattore che ha inciso sul declino della Borsa di Londra è da attribuire alla minore liquidità delle azioni ivi quotate rispetto a Wall Street. Gli investitori tendono a pagare sempre meno per le azioni illiquide. A tutto ciò si aggiunge anche il fatto che le regole delle autorità britanniche sono più stringenti rispetto a quelle di altre nazioni, sebbene recentemente siano state avanzate delle proposte per rendere le quotazioni più fluide. Hanno inciso anche le normative di inizio millennio del governo britannico che obbligavano i gestori dei fondi pensione a prestare maggiore attenzione al soddisfacimento dei futuri obblighi pensionistici, il che ha comportato lo spostamento di quota dei portafogli dalle azioni ai più sicuri titoli di Stato. Infine, c’è da registrare anche come molte aziende siano state scoraggiate dalle scarse performance di IPO di alto profilo come quelle di Deliveroo e Dr Martens.
Borsa di Londra: le aziende in fuga
Londra ha subito dei colpi duri da digerire. Uno dei principali è stato quello relativo al produttore di chip Arm Holdings, che ha sede a Cambridge, in Inghilterra. La società si è quotata a Wall Street a settembre del 2023, ma la delusione è stata tanta nelle file londinesi, perché il governo britannico aveva provato con insistenza un’opera di convincimento per far quotare Arm a Londra con lo scopo di rilanciare il mercato domestico.
Altre aziende hanno spostato la loro quotazione principale in altre Borse. In particolare, nel 2022 BHP Group ha trasferito la quotazione primaria a Sidney dopo 20 anni di permanenza a Londra post fusione. Nello stesso anno, la biotech con sede a Cambridge, Abcam, ha spostato al Nasdaq la quotazione principale. Un anno prima è toccato al fornitore di prodotti idraulici e di riscaldamento Ferguson Plc prendere la strada di Wall Street. Ultimamente anche CRH Plc e Flutter Entertainment Plc hanno scelto di spostare le loro principali quotazioni azionarie a New York.
Cosa sta facendo il Regno Unito
Le autorità britanniche stanno cercando di invertire la marcia delle aziende in fuga da Londra annunciando una revisione delle regole sulle IPO. Le nuove norme consentono alle aziende di svolgere più attività senza sottoporle al voto degli azionisti e rendono più facile per le società avere due classi di azioni. Quest’ultima riforma è molto importante, perché la struttura a doppia classe è spesso preferita dagli imprenditori che vogliono conservare il controllo della società o avere un ruolo significativo anche dopo la quotazione in Borsa. Il governo del primo ministro Keir Starmer si è anche impegnato a promuovere gli investimenti dei fondi pensione nei mercati azionari britannici e ha delineato i piani per gli investimenti privati del fondo patrimoniale britannico da 7,3 miliardi di sterline.
Borsa di Londra: le prossime quotazioni
Dopo tanti anni di attività depressa, tuttavia, le fortune del mercato azionario del Regno Unito potrebbero migliorare. Sono diverse le operazioni in cantiere. A giugno 2024, il gigante del fast fashion Shein ha depositato in via confidenziale a Londra i documenti per una potenziale IPO che potrebbe avere una valutazione di circa 50 miliardi di sterline. L’obiettivo è quotarsi nella prima metà dell’anno in corso. Le prospettive però sono incerte anche perché esistono delle preoccupazioni circa la sostenibilità del modello di business dell’azienda.
Un’altra società che potrebbe approdare alla Borsa di Londra è il minatore Anglo American Platinum (Amplats). Anglo American sta lavorando a una scissione di Anglo American Platinum come parte del suo piano per sbloccare valore insito nel suo portafoglio e accelerare la sua strategia di business. La scissione rimane sulla buona strada per essere completata entro la metà del 2025. Nell’ambito di questo processo, sono in corso i lavori per quotare l’azienda scorporata attraverso una quotazione secondaria nel Regno Unito, in aggiunta a quella primaria esistente alla Borsa di Johannesburg.
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